Da Agrigento all'isola di Capraia: quasi 1400 km per una supplenza da 11 ore settimanali. La storia di Vito: “Non lo faccio per soldi” – Orizzonte Scuola Notizie
Vito, 32 anni, laureato in Biotecnologie e con un passato da ricercatore, ha percorso 1.398 chilometri dalla sua Sicilia fino all'isola di Capraia, in Toscana, per inseguire il sogno di insegnare.
Lì, in una multiclasse di quattro ragazzi tra gli undici ei tredici anni, ha ottenuto una supplenza di undici ore settimanali di matematica, fisica e scienze. Una scelta coraggiosa, dettata dalla necessità di accumulare punti in graduatoria per non perdere posizioni e dalla volontà di accedere al sostegno TFA. “Non lo faccio per soldi”ammette Vito a Il Tirrenoconsiderando che il suo stipendio si aggira tra i 1.000 ei 1.100 euro, a fronte di un affitto di 350 euro e le spese per vivere.
La sua avventura è iniziata a fine ottobre, quando la direzione di un istituto scolastico a Livorno ha aperto la posizione di supplente a Capraia. Nonostante altri candidati con punteggio maggiore, Vito è stato l'unico ad accettare, consapevole delle difficoltà di un trasferimento su un'isola. Il viaggio stesso è stato un'odissea, tra voli in ritardo e maltempo, ma l'accoglienza calorosa dei colleghi e la bellezza dell'isola lo hanno ripagato. Vito si è integrato facilmente con i suoi alunni, condividendo con le loro passioni come la tecnologia, i videogiochi ei social. Ora, tra la preparazione delle lezioni, lo studio per il TFA e le cene organizzate dalla scuola,
Vito si prepara ad affrontare i mesi invernali sull'isola, lontano dalla famiglia e dagli amici, ma con la determinazione di chi ha scelto di seguire la propria vocazione per l'insegnamento.
Una vocazione nata probabilmente guardando i suoi genitori, entrambi i docenti, e che lo spinge a “stare a contatto con i ragazzi” ea sentirsi “mentalmente attivo”. La storia di Vito è un esempio di come, in un sistema scolastico complesso, la passione per l'insegnamento possa portare a scelte di vita radicali. “Purtroppo la scuola è un sistema complicato“, commenta Vito, “e in alcune regioni, come la Sicilia, partendo da zero è praticamente impossibile entrare”.