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A Ravenna la trilogia è d’autunno, ma con PIzzi è sempre primavera


Lunga vita a Pier Luigi Pizzi. A 94 anni il regista, scenografo e costumista milanese continua a regalarci emozioni, eleganza e bellezza. Lo fa da par suo al Teatro Alighieri di Ravenna in occasione della Trilogia d'autunno del Ravenna Festivalin cui Pizzi ha curato due nuovi allestimenti con la parte musicale affidata alla Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone. Il primo è Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, mentre il secondo è dedicato al compositore inglese Henry Purcell, la cui Inno a Babbo Natale Cecilia incastona Didone ed Enea.

Pizzi, probabilmente il più anziano regista di teatro musicale in circolazione (ma a guardarlo, ancora lucido, agile e scattante, davvero non si direbbe) ha il merito di mettere insieme dei cast di artisti giovani, dai quali riesce a trarre il meglio in spettacoli di una freschezza prodigiosa. “Si può invecchiare senza disagi solo se si ha la fortuna di svegliarsi ogni mattina con un progetto in testa. Questo dà un senso a tutta la giornata e anche alle giornate a venire. Ecco perché in fin dei conti il ​​teatro è stato e continua ad essere la ragione della mia vita”, spiega Pizzi, svelandoci il segreto della sua longevità.

“A 'tenere insieme' le opere sullo stesso palcoscenico, una sera dopo l'altra, è un dispositivo scenico comune”, spiega il regista, che cura anche scene e costumi (le luci, molto belle, sono invece di Oscar Frosio), “È un luogo della memoria, uno spazio culturale dove si svolgono le due azioni che, pur vivendo in una stessa architettura, debbono ognuna respirare secondo le proprie peculiarità e soprattutto secondo l'unicità della partitura e del libretto”.

“Per stile e retorica, ovvero l'arte del ben comporre, considero Il ritorno di Ulisse in patria la vera opera tra quelle rimaste di Monteverdi, nonché una delle opere più belle mai scritte”, dice Ottavio Dantoneche dirige dal clavicembalo l'orchestra bene in vista davanti al palcoscenico. Lo spettacolo andato in scena al Teatro Alighieri avvince e incanta. Applausi all'Ulisse di Mauro Borgioni, alla Penelope di Delphine Galou e al Telemaco di Valerio Contaldo. Ma tutti gli interpreti lasciano il segno.

Il Didone ed Enea germoglia all'interno dell'Ode a Santa Cecilia. Pizzi ci porta all'interno di una scuola di musica, animata dalla vitalità dei giovani studenti, che esprimono la gioia di fare musica e la spontaneità dell'improvvisazione. Così gli studenti impegnati nei festeggiamenti goliardici in onore del patrono della musica, decisero di rappresentare le vicende dell'eroe troiano e della regina cartaginese. Ecco quindi il teatro nel teatro: una tenda, un letto ei cantanti studenti che diventano anche loro spettatori. Mauro Borgioni questa volta veste i panni di Enea, mentre Arianna Vendittelli è una splendida Didone. Bellissime le comparse delle streghe, in cui la scena si colora di rosso fuoco. Dopo la morte della infelice regina il palcoscenico si anima ancora con i giovani studenti, che chiudono in allegria la festa in lode della patrona della musica. Il pubblico vive lo spettacolo alternando divertimento ed emozioni profonde per la vicenda amorosa di Enea e Didone. Alla fine applausi per tutti.

Applausi a non finire anche per la chicca finale della trilogia, il recital del controtenore polacco Jakub Józef Orlinski. Orliński e l'ensemble Il Pomo d'Oro propongono Oltre | Orliński. Il recital ha incluso brani vocali e strumentali di compositori del primo barocco italiano, molto noti in vita e oggi pressoché dimenticati: oltre a Claudio Monteverdi, Giulio Caccini, Johann Caspar Kerll e Francesco Cavalli, abbiamo ascoltato musiche di Pallavicino, Marini e Jarzebski. Orlinski è rimasto in scena per un'ora e dieci cantando e recitando, mostrando anche le sue apprezzate doti di ballerino (si è esibito, purtroppo sotto il diluvio, anche durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi). Alla fine quattro strepitosi bis e folla in attesa in strada, fuori dall'ingresso degli artisti. Orlinski si fa aspettare, ma spunta Pier Luigi Pizzi (andato a complimentarsi con il controtenore) e allora scoppia l'applauso per il venerato maestro. Lui sorride, ringrazia, fa ciao con la mano e si avvia a passo svelto verso la piazza. Di sicuro, con la testa piena di progetti.

(foto Zani-Casadio)





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