Nuovo stadio a Milano: e se il primo club ad arrivarci fosse… l’Alcione?
La terza squadra della città valuta diverse possibili soluzioni tra la zona Sud e l'hinterland per il nuovo impianto. Il club gasato: “Sogno? No, ci arriveremo”
E se la prima squadra di Milano a costruire uno stadio… fosse l'Alcione? Mentre RedBird e Oaktree, proprietà di Milan e Inter, trattano per l'acquisizione dell'area di San Siro (sul tavolo, tra le altre cose, la rifunzionalizzazione del vecchio Meazza e lo sviluppo delle aree circostanti), la società di via Olivieri, fondata nel 1952 (53 anni dopo rispetto al Milan e 44 rispetto all'Inter) e neopromossa in Serie C, ha già avviato tutte le pratiche per la costruzione di una casa tutta nuova. E una delle strade percorribili, al momento quattro, prevede la nascita di uno stadio di proprietà proprio all'interno nel comune di Milano. Lo stesso che, dopo la promozione dello scorso maggio, aveva costretto l'Alcione, al fine di ultimare la domanda d'iscrizione al campionato di Serie C, a indicare come campo da gioco l'Attilio Pavesi di Fiorenzuola, provincia di Piacenza. 90 chilometri dal centro di Milano, quasi 100 dalla sede di via Olivieri. Ipotesi, qualche mese dopo, messa nel cassetto grazie all'accordo con la Pro Sesto, formalizzato in pieno agosto, che prevede la disputa delle gare casalinghe allo stadio Breda.
le quattro possibilità
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Prima le tempistiche. E quindi subito una certezza: salve sorprese, saranno sicuramente più brevi rispetto a quelle che, qualora il progetto dovesse andare in porto, dovranno affrontare Milan e Inter. La scelta definitiva dovrebbe arrivare entro la fine di dicembre, con i lavori che partirebbero dunque con l'avvento del 2025. Di conseguenza, la volontà dell'Alcione sarebbe quella di iniziare il prossimo campionato nel nuovo impianto. In ogni caso, trapela positività circa la fine dei lavori nel giro di sei, massimo otto mesi. Come detto, al momento le strade percorribili sono quattro. La prima, soluzione che permetterebbe all'Alcione di non abbandonare Milano, prevede la riqualificazione del centro sportivo Carraro di via dei Missaglia, Milano sud. Ipotesi, quest'ultima, già trapelata nel mese di giugno e rafforzata dalla stessa società. Le altre tre, invece, vedrebbero l'Alcione trasferirsi nell'hinterland. Quindi superare, seppur di poco, i confini del capoluogo lombardo. Il centro sportivo “Kennedy”, storico impianto di via Olivieri a un pugno di chilometri dallo stadio Meazza, rimarrebbe comunque la casa del settore giovanile, da decenni uno dei più decorati nell'intero panorama nazionale. Viceversa, la prima squadra e la Primavera si trasferirebbero a braccetto nel nuovo impianto. Soluzione, quest'ultima, che rafforzerebbe ancor di più il legame tra le due formazioni di punta, storicamente uno dei segreti dietro al successo dell'Alcione.
SOGNO? NO, REALTA'
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“Lo stadio di proprietà non è un sogno, ci arriveremo”. Diretto, senza giri di parole. Così Marcello Montini, in società dal 2014, presidente dal 2017 e patron insieme a Giulio Gallazzi, imprenditore ed ex giocatore di Football americano. Lui, altrettanto diretto, in estate ha parlato così: “L'obiettivo? La Serie B in tre anni”. In soldini, l'asticella è posta in alto. E la sensazione è che nessuno, dal direttore sportivo Matteo Mavilla all'allenatore Giovanni Cusatis, passando per il direttore generale Giacomo Gagliani, soffra di vertigini. Con la vittoria di sabato contro il Lumezzane, i successi consecutivi sono diventati sei. Per l'Alcione, un record assoluto a livello di prima squadra. In soldoni, la stoccata di Niccolò Bagatti – terzo gol in stagione dopo quelli contro Atalanta Under 23 e Novara – ha garantito ai milanesi un altro paio di nottate sul podio. Davanti, forse inarrivabili, Padova e Vicenza. Insieme al Renate, le sole capaci di fermare la terza squadra di Milano in questo strepitoso inizio di stagione. Dietro tutte le altre. E mercoledì c'è il Lecco, che da poche ore ha ufficializzato l'esonero di Francesco Baldini. Obiettivo settebello.
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