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Il nuovo video con due ostaggi. La mossa di Hamas per frenare l’invasione


TEL AVIV — Dopo il video del 24enne Hersh Goldberg-Polinieri Hamas ne ha diffuso uno nuovo con altri due ostaggi israeliani: il 64enne Keith Siegel, doppia cittadinanza israeliana e americana; e il 46enne Omri Miran, il cui papà aveva intervistato a Roma quando fu accolto dal Papa, due settimane fa. È la nuova strategia dei miliziani: usare gli israeliani rapiti come “testimonial” del negoziato per forzare il governo a non attaccare Rafah, alzando la posta di un eventuale accordo.

Hamas risponde così alla strategia del governo Netanyahu, che minaccia un attacco devastante a Rafah in barba a ogni appello a scongiurare la catastrofe umanitaria. Se Israele attaccasse davvero coi carri armati la città di frontiera con l'Egitto, ultima roccaforte rimasta ad Hamas nella Striscia, sarebbe una carneficina e rischierebbe di uccidere gli ostaggi; ma sarebbe anche un colpo mortale ai miliziani e ai loro capi asserragliati lì, compreso probabilmente Yahya Sinwar.

(Reuters)

È una partita a poker sulla pelle degli ostaggi e dei civili, quella che si sta giocando in queste ore. Hamas lo fa tentando di manipolare l'opinione pubblica israeliana attraverso i parenti degli ostaggi, perché premano sul governo costringendolo ad accettare un accordo al ribasso che salvi tutti i prigionieri rimasero in vita. Le manifestazioni, come ieri al quartier generale delle forze armate a Tel Aviv, sono fiumane. Chiedo nuove elezioni, pretendono si chiuda subito un accordo.

Il governo è sotto pressione, ma non rinuncia a giocare le sue carte: ricorda che questa è «l'ultima possibilità per un accordo», e avverte così i miliziani che non sono al sicuro rintanati a Rafah. Usare i civili palestinesi come scudo non li salverà, perché Israele — è il messaggio esplicito — non ascolterà neppure gli appelli giunti dagli alleati, come gli Usa e l'intero G7. Quel «è tutto pronto per l'attacco, manca solo il via libera politico» pronunciato nei giorni scorsi dai vertici delle forze armate è la spada di Damocle che Netanyahu e l'estrema destra nel suo governo additano sulla testa dei leader di Hamas, perché accettiamo un accordo alle loro condizioni.

La bozza egiziana basata sui 33 ostaggi che verrebbero rilasciati — cioè le donne, gli anziani ei malati — è arrivata nelle mani di Hamas: «La stiamo discutendo», hanno fatto sapere i suoi dirigenti. Hamas avrebbe ridotto le pretese a 50 prigionieri palestinesi liberati per ogni soldato in ostaggio, e 30 per ogni civile. Ma i punti controversi sono le aree su cui Israele vuole continuare ad avere il controllo, nella Striscia, oltre alla durata del cessate il fuoco e alle garanzie su cosa succederà dopo.

(Reuters)

Majed Al-Ansariconsigliere del premier del Qatar, ha raccontato in un'intervista che «ogni volta che ci avvicinavamo a un accordo, che portavamo nuove idee al tavolo, da entrambe le parti arrivavano sabotaggi sotto forma di dichiarazioni».
Uno schema che rischia di ripetersi: un alto funzionario di Hamas ha già messo le mani avanti avvertendo che ci sono «poche chance» che la bozza venga accettata «a meno che non siano apportate modifiche fondamentali» perché «non dà risposte chiare alla domanda del ritiro e del cessate il fuoco complessivo».

Schermaglie preventive che fanno il paio con le parole del ministro degli Esteri israeliano Israele Katz al Canale12: «Liberare gli ostaggi è la nostra priorità, se ci sarà un accordo sospenderemo l'operazione a Rafah». Basterà? Da domani il segretario di Stato americano Antonio Blinken sarà in Arabia Saudita, al World Economic Forum, dove ne discuterà con gli europei e con i Paesi dell'area. La crisi va scongiurata nel suo complesso. Poi volerà di nuovo in Israele, dove nel frattempo potrebbe essere già arrivata la risposta di Hamas, in attesa nei prossimi due giorni.



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