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La dogana di Varsavia, l’inchiesta, lo scandalo: così 24 anni fa esplose Passaportopoli


Un controllo “pizzica” Warley ed Alberto, in trasferta con l'Udinese. I due se la cavano con un divieto di tornare in Polonia per 5 anni, ma la Serie A viene investita da un tornado…

L'uomo che dà inizio a questa storia è un colonnello polacco stempiato, con la passione per i cruciverba e ormai prossimo alla pensione. Si chiama Włodzimierz Warchoł, lavora alla dogana di Varsavia. Quella sera – il 14 settembre del 2000 – il più alto in grado è lui. Ad un certo punto bussano alla porta del suo ufficio, un collega più giovane lo reclama: “Colonnello, forse è il caso che venga a vedere…”. Abbandonando il suo malgrado la soluzione di un cruciverba particolarmente insidioso, il colonnello Włodzimierz Warchoł si alza sbuffando dalla sua poltrona, si sistema la giacca e le mostrine, quindi esce dall'ufficio e si avvia con passo svogliato verso la sala degli ingressi. Il brusio di voci si fa sempre più corposo, una strana agitazione sembra essersi impossessata dei colleghi. Mentre affretta il passo e si avvicina al capannello di persone, il Colonnello sente gli sguardi addosso e realizza con precisione due cose. La prima: la faccenda deve essere seria, molto seria. La seconda: non sarà questa la sera in cui finirà il suo amato cruciverba. I calciatori dell'Udinese – in fila alla dogana dell'aeroporto Fryderyk Chopin di Varsavia – cominciano a spazientirsi. Succede sempre così, a tutte le latitudini: quando c'è anche il minimo imprevisto, i calciatori lo subiscono come un atto di lesa maestà. Allungano il collo, osservano dietro il vetro zigrinato di un ufficio demodè due agenti della dogana armeggiando con i passaporti, chiedono ragione dell'attesa ai dirigenti: ma perché ci fanno aspettare tanto? C'è un problema.



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