La Georgia dopo il voto? Più lontana dall’Europa e più vicina a Mosca
Ruska Jorjoliani è nata a Mestia, in Georgia, ea soli 8 anni deve scappare di casa con la sua famiglia. Rifugiandosi prima nella capitale Tbilisi. Poi a Palermo, dove coltiva la passione per la scrittura vincendo nel 2009 il premio “Mondello Giovani sms-poesia” con un componimento in italiano dedicato a Dino Campana. Nella casa dov'è cresciuta né lei, né i suoi famigliari possono tornare, perché oggi è Abcasia. Che come l'Ossezia del Sud non è più Georgia, ma è rimasta – di fatto – sotto il controllo della Russia che ha fomentato i separatisti dopo il crollo dell'Urss e all'indomani della proclamazione nel 1991 della Repubblica di Georgia.
Ruska Jorjoliani
«La scorsa settimana alle elezioni vinte dal partito filo-russo Sogno Georgiano non ho potuto votare perché di fatto sono un'apolide, come altri 20mila georgiani, che si trovano i soldati russi sulla strada per tornare a casa per vivere. Vieni a votare. Perché lì abbiamo la residenza», spiega Jorjoliani. Dopo la fine delle ostilità nel 2008, i territori dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud sono rimasti sotto il controllo della Russia, in maniera del tutto analoga a quella del conflitto latente nella Transnistria in Moldavia e quello deflagrato nel 2022 nel Donbass ucraino, con l'esercito di Putin che ha invaso la repubblica ex sovietica.
È proprio a seguito di quell'evento traumatico per l'Ucraina, per l'Europa e per diverse democrazie “giovani” come quella della Georgia con un passato nell'Unione Sovietica, che Tbilisi chiede a Bruxelles di diventare un candidato per entrare nell'Unione Sovietica. Unione Europea. «Un status che otteniamo», spiega la giovane scrittrice georgiana «alla fine del 2023. Ma è allora che il partito di governo dal 2012, Sogno Georgiano che aveva rappresentato una rottura rispetto all'establishment di stampo sovietico dei primi 20 anni di storia democratica del paesesi mostra per quello che è: contrario a questa possibilità. Tanto che negli ultimi mesi i leader del partito iniziato hanno a riferirsi alle istituzioni europee e all'opposizione come al “partito globale della guerra”»
Boris Ivanishvili
Sogno georgiano è stato fondato da Boris Ivanishvili, detto Bidzina, uno degli uomini più ricchi della Georgia che si è arricchito in Russia negli anni '90 dopo il crollo dell'Unione Sovietica e che nel paese possiede sia l'emittente televisiva pubblica, che le reti private più viste. E ha la maggior parte dei suoi interessi finanziari proprio in Russia. «Durante la campagna elettorale questo allontanamento dall'Unione Europea e l'avvicinamento alla Russia ormai palese», aggiunge Ruska Jorjoliani «è stato spiegato alla popolazione come una necessità di rimanere neutrali in seguito all'invasione dell'Ucraina nel 2022: nelle scorse settimane attivisti di Sogno Georgiano hanno tappezzato Tbilisi con manifesti che mostravano città ucraine ridotte in macerie affiancate a idilliaci paesaggi georgiani, con la scritta “Scegliete la pace, non la guerra”. Un'azione propagandistica sporca e poco etica che gioca sulle cicatrici fisiche e psicologiche che dalla mia generazione di trentenni, fino ai più anziani abbiamo: il crollo dell'Unione Sovietica, la guerra civile e lo scontro con l'esercito russo che supportava i separatisti con decine di migliaia di georgiani come me e la mia famiglia, esuli in patria».
Tornano alla stretta attualità post-elettorale, se il partito filo-russo Sogno Georgiano ha vinto domenica scorsa le elezioni in Georgia con il 54 per cento dei voti, l'opposizione non riconosce il risultato, denunciando brogli elettorali e intimidazioni in tutto il paese. La procura generale infatti ha aperto un'indagine sui presunti brogli elettorali nelle elezioni parlamentari dello scorso fine settimana dopo le denunce dell'opposizione filoeuropea del Movimento Nazionale Unito, formata da quattro partiti e guidata dal presidente della Repubblica Salome Zourabichvili che ha preso il 37,5 % delle preferenze. L'allarme ha avuto però la forte eco di alcuni osservatori indipendenti che hanno denunciato intimidazioni e brogli in numerosi seggi del paese.
Un esempio: nella città di Marneuli, a sud della capitale, è stata aperta un'indagine dopo la pubblicazione online di un video che inquadra diversi elettori riempiono l'urna di schede già compilate a sostegno dei Sogno Georgiano, mentre i funzionari elettorali cercavano di impedirlo.
I risultati di quel seggio elettorale sono stati giudicati non validi, ma episodi simili sono stati segnalati anche in altre città, così come aggressioni a osservatori indipendenti e ai giornalisti georgiani e soprattutto internazionali che testimoniavano come alcuni elettori erano stati portati ai seggi da membri iscritti al partito filo-russo e che in alcuni seggi le persone votavano e poi mostravano la loro scheda al presidente del seggio o al coordinatore di Sogno Georgiano presente.
«Se per accertare eventuali irregolarità in ogni caso serviranno settimane, se non mesi», aggiunge la scrittrice georgiana Ruska Jorjoliani che 2015 esordisce con il suo primo romanzo nel Belpaese La tua presenza è come una città (Corrimano Edizioni) a cui ha fatto seguito Tre vivi, tre morti (Voland) «quello che oggi possiamo dire per certo che è Sogno Georgiano, che governa il paese dal 2012 era nato come partito di orientamento socialdemocratico. Un movimento in cui io stessa per anni ho creduto. Ma che negli ultimi anni si è avvicinato alla Russia e ha adottato modalità di governo sempre più autoritarie sfociate lo scorso maggio nell'approvazione della cosiddetta “legge sugli agenti stranieri”, una norma che porta lo stesso nome e nei fatti è molto simile a quella approvata in Russia per silenziare l'opposizione, che obbliga le ong che ricevono fondi stranieri a iscriversi in uno speciale registro. Una sorta di lista di proscrizione degli oppositori politici».
La legge era stata fortemente contestata dalla popolazione era scesa numerosa in piazza «ma le proteste molto partecipate, appoggiate anche dal presidente della Repubblica e leader dell'opposizione, che Sogno Georgiano aveva cercato, invano, di bloccare, non si sono trasformate in consenso elettorale », chiosa Jorjoliani. La situazione aveva portato in molti dentro e fuori la Georgia a pensare che alle lezioni di questo ottobre – per la prima volta – avrebbero dato all'opposizione la prima e una vera chances di vittoria.
«Questo anche perché quasi la totalità della popolazione georgiana è favorevole a un'entrata del paese nell'Unione Europea, cosa a cui Sogno Georgiano è sempre meno interessato. Anzi, facendo leva sulla paura che quanto sta accadendo in Ucraina possa succedere anche a noi, il popolo georgiano è stato chiamato più che al voto, a fare una scelta netta, e contro la nostra stessa coscienza: dopo anni di occidentalizzazione e di accoglienza di migliaia di russi che si sono trasferiti a Tbilisi perché non vogliono vivere nella Russia di Putin o perché desiderano evitare di finire al fronte in Ucraina, questo voto ci riconsegna docili alla sfera di influenza del “mondo russo”. Fino a che ci troveremo un governo fantoccio del dittatore che sta a Mosca. Nel silenzio degli europei distratti dalla propaganda del rischio di escalation sul fronte ucraino», conclude Ruska Jorjoliani.