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Il Papa agli artisti: «Disegnate città dove nessuno sia un estraneo»



«Vi imploro, amici artisti, immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo», ha detto papa Francesco incontrando gli artisti nella sua visita pastorale a Venezia per la biennale d'arte. Il Papa, arrivato in anticipo nella città lagunare, ha sottolineato, visitando il padiglione vaticano allestito nel carcere femminile della Giudecca, che quando si dice che i cristiani sono «”stranieri ovunque”, stiamo proponendo “fratelli ovunque”. Il titolo del padiglione in cui ci troviamo è “Con i miei occhi”. Abbiamo tutti bisogno di essere guardati e di osare guardare noi stessi. In questo, Gesù è il Maestro perenne: Egli guarda tutti con l'intensità di un amore che non giudica, ma sa essere vicino e incoraggiare. E direi che l'arte ci educa a questo tipo di sguardo, non possessivo, non oggettivante, ma nemmeno indifferente, superficiale; ci educa a uno sguardo contemplativo. Gli artisti sono nel mondo, ma sono chiamati ad andare oltre».

Il Pontefice ha aggiunto che «oggi più che mai è urgente che sappiano distinguere chiaramente l'arte dal mercato. Certo, il mercato promuove e canonizza, ma c'è sempre il rischio che ''vampirizzi'' la creatività, rubi l'innocenza e, infine, istruisca freddamente sul da farsi».

Poi cita alcuni artisti sottolineando che «è vero che nessuno ha il monopolio del dolore umano. Ma ci sono una gioia e una sofferenza che si uniscono nel femminile in una forma unica e di cui dobbiamo metterci in ascolto, perché hanno qualcosa di importante da insegnarci. Penso ad artista come Frida Khalo, Corita Kent o Louise Bourgeois e tante altre. Mi auguro con tutto il cuore che l'arte contemporanea possa aprire il nostro sguardo, aiutandoci a valorizzare adeguatamente il contributo delle donne, come coprotagonista dell'avventura umana».

Poi, salutando con affetto le detenute ha rivolto loro queste parole: «Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile – forse chi uscirà
più ricco sarò io –, e il bene che ci scambieremo sarà prezioso. È il Signore che ci vuole insieme in questo momento, arrivati ​​per vie diverse, alcune molto dolorose, anche a causa di errori di cui, in vari modi, ogni persona porta ferite e cicatrici, ogni persona porta delle cicatrici. E Dio ci vuole insieme perché sa che ognuno di noi, qui, oggi, ha qualcosa di unico da dare e da ricevere, e che tutti ne abbiamo bisogno. Ognuno di noi ha la propria singolarità, ha un dono e questo è per offrirlo, per condividerlo.
Il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza. Però può anche diventare un luogo di rinascita, rinascita morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è “messa in isolamento”, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia. Nessuno toglie la dignità di una persona, nessuno!
Allora, paradossalmente, la permanenza in una casa di reclusione può segnare l'inizio di qualcosa di nuovo, attraverso la riscoperta di bellezze insospettate in noi e negli altri, come simboleggia l'evento artistico che state ospitando e al cui progetto contribuite attivamente;
può diventare come un cantiere di ricostruzione, in cui guardare e valutare con coraggio la propria vita, rimuoverne ciò che non serve, che è di ingombro, dannoso o pericoloso, elaborare un progetto, e poi ripartire scavando fondamenta e tornando, alla luce delle esperienze grasso,
a mettere su mattone, insieme, con determinazione. Per questo è fondamentale che anche il sistema carcerario offre ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, di crescita spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano
reinserimento. Per favore, non “isolare la dignità”, non isolare la dignità ma dare nuove possibilità!
Non dimentichiamo che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita.
Cari amici e amiche, rinnoviamo oggi, io e voi, insieme, la nostra fiducia nel futuro: non chiudere la finestra, per favore, sempre guardare l'orizzonte, sempre guardare il futuro, con la speranza. A me piace pensare la speranza come un'ancora, sai, che è ancorata nel
futuro, e noi abbiamo nelle mani la corda e andiamo avanti con la corda ancorata nel futuro.
Proponiamoci di cominciare ogni giornata dicendo: “oggi è il momento adatto”, oggi, “oggi è il giorno giusto”, oggi, “oggi ricomincio”, sempre, per tutta la vita! Vi ringrazio di questo incontro e vi assicuro la mia preghiera per ognuna di voi. E voi pregate per me, ma a favore non contro!
E questo è il dono che vi lascio. Guardate, è un po' la tenerezza della mamma, e questa tenerezza Maria l'ha con tutti noi, con tutti noi, è la madre della tenerezza. Grazie».





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