Economia Finanza

La mappa del tifo delle nazioni: ecco chi sta con Trump e chi con Harris




Ultime ore di campagna elettorale negli Stati Uniti. Secondo gli ultimi sondaggi, Kamala Harris e Donald Trump sono praticamente testa a testa. Con tutta probabilità, il risultato di queste battaglie presidenziali verrà deciso da una manciata di voti nei cosiddetti Stati chiave. Il duello tra il magnate e l'attuale numero due di Joe Biden è stato seguito con attenzione dai vari capi di Stato e di governo, alleati e nemici degli Usa.

Le due “tifoserie” sono molto variegato. Per quanto riguarda il candidato repubblicano, solo il premier ungherese Viktor Orban si è espresso apertamente in suo favore. “Se Trump tornasse alla Casa Bianca, aprei diverse bottiglie di champagne”, ha dichiarato, aggiungendo che sarebbe “di nuovo il presidente della pace”. Un riferimento al conflitto in Ucrainache il magnate ha promesso di far terminare immediatamente una volta tornato alla guida degli Stati Uniti. E proprio per questo, Il Paperino è anche il preferito del presidente russo Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha più volte dichiarato di preferire Kamala Harris per la sua prevedibilità, ma la chiusura del rubinetto degli armamenti promessa da Trump gli farebbe ottenere la vittoria contro Kiev dopo quasi tre anni di guerra. Sempre nel Vecchio Continente, a sostenere il magnate sono lo slovacco Robert Fico e l'olandese Geert Wilders.

Nello scacchiere mediorientale, altro fronte caldo, il candidato del Gop è visto con favore anche dal principe saudita Mohammed bin Salmanche ha un rapporto preferenziale con il genero di Trump Jared Kushner e ha dei dubbi sul fatto che Harris dia a Riad le stesse garanzie di sicurezza dell'attuale amministrazione, e dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo si è scontrato più volte con il presidente Biden da quando è scoppiato il conflitto in Medio Oriente e preferirebbe alla Casa Bianca un leader pronto a lasciargli mano libera contro i nemici comuni di Tel Aviv e Washington. Più a Est, Narendra Modi ha firmato importanti accordi di sicurezza con l'attuale governo Usa, ma non vede di buon occhio la tendenza dei democratici a fargli pressioni sulle questioni interne legate alle minoranze.

Kamala Harris, invece, trionfa tra gli Stati asiatici (Giappone, Filippine, Australia, Corea del Sud) sia all'interno dei confini dell'Ue. Il motivo è la sua volontà di proseguire lungo la linea tracciata da Biden e mantenere sia il sistema di alleanze creato per contenere la Cinasia il suo supporto all'Ucraina e alla NATO tutta. Il Patto atlantico è un'istituzione finita spesso nel mirino di Donald Trump, che durante la sua presidenza e quest'ultima campagna elettorale ha attaccato gli altri Paesi membri definendoli “scrocconi” e ha minacciato di non accorrere in loro difesa in caso di attacco a meno che non investono il 2% del Pil nelle spese militari.

Dalla parte di Harris anche Brasile, Sud Africa, Canada e Pakistan, uniti da una decorazione per una Casa Bianca guidata dalla candidata democratica nel solco della continuità con Biden e di una approccio prevedibile con gli alleati. Voce discordante in Sud America è quella di Javier Mileida sempre sostenitore incallito di Trump.

Cina e Italia sono due casi a parte. In caso di vittoria di Kamala Harris, il Dragone dovrà vedersela con un proseguimento della politica di contenimento delle sue aspirazioni nel Pacifico meridionale. Se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, invece, ripartirebbe la guerra commerciale contro i prodotti cinesi a suon di dazi. Una posizione difficile in entrambi i casi, dunque, quella di Pechino.

Per quanto riguarda il nostro Paese, il premier Giorgia Meloni ha stretti legami molto forti con

l'amministrazione Biden e mantenuta salda la linea atlantista di Roma. Una vittoria del magnate, però, potrebbe permetterle di proporsi come mediatrice tra l'Unione europea e gli Stati Uniti.



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