La riforma della Figc passa col 72%. Sconfitti Casini e Lotito: solo 8 voti
FIUMICINO – La riforma di Gravina è realtà. Senza i voti della Serie A. La modifica dello statuto che cambierà i pesi elettorali e politici del calcio italiano passa l'esame del voto, ma su questo non c'erano molti dubbi. La riforma è stata sostenuta dal 72 per cento dei voti.
La sconfitta di Lotito e Casini
Davvero interessante però è vedere come si è comportata la Serie A. Spaccata a metà. Più o meno. Perché è vero che nessuno ha votato un favore. Ma solo 8 hanno votato contro, con un blocco di 12 astenuti. Quegli 8, sulla carta, sono i voti di Claudio Lotito e di Lorenzo Casini. Vuol dire che a oggi il presidente della Lega Calcio non ha la maggioranza. Certamente sul “no” alla riforma Gravina. Ma a questo punto non è escluso che sia anche il valore del consenso del presidente Casini. Le istanze della Serie A invece sono tutte decadute (perché già superate dall'approvazione della riforma Gravina) o inammissibili.
Il discorso di Gravina
Un lungo attacco alla Serie A. Quasi una dichiarazione di guerra. L'assemblea della Federcalcio per la riforma dello statuto e dei pesi elettorali si è aperta con un discorso del presidente della Figc, Gabriele Gravina. Che apre la resa dei conti con la Lega Calcio. “Una piramide rovesciata in cui i pochi finissero per contare più dei molti sarebbe la giungla dei più forti”.
Attacco alla Serie A
Per Gravina, “Il calcio non appartiene a nessun presidente federale e nessun presidente della Lega. Il calcio è una responsabilità che non si può ridurre solo a una mera lotta di potere”. Un chiaro riferimento allo scontro in atto con il presidente della Serie A Casini. E infatti il n.1 della Figc ha posto l'accento su un “Ripetuto e inaccettabile tentativo di prevaricazione del più forte sul più debole. Io starò sempre dalla parte di chi rifiuta l'arroganza per principio con convinzione”. E ha aggiunto: “Ho inteso da subito accogliere le istanze della componente più importante. Ma ogni volta è stato chiesto di più nel tentativo di ottenere di più o mortificare qualcun altro. Priorità è mantenere equilibrio tra partecipazione e valore economico”.
Figc contro la politica
Poi, una resa dei conti, senza mai nominarli, con il ministro Abodi e il deputato Mulè e quel decreto sport oggetto di scontro tra primavera ed estate: “L'autonomia dell'ordinamento sportivo è uno dei principi fondamentali che regolano il mondo dello sport . Garantisce le istituzioni sportive da interferenze e dai condizionamenti di ordinamenti come quello statale”. Aggiungendo: “Fifa e Uefa hanno dovuto richiamare l'Italia al rispetto di questo principio. Il mondo del calcio avrebbe apprezzato di più se tale tenacia fosse stata finalizzata alle vere necessità del calcio italiano: credito d'imposta, percentuale sulle scommesse da investire nei vivai, sponsorizzazioni dal scommesse e semplificazione burocratica per realizzare infrastrutture. Queste sono le necessità che la politica deve aiutare a risolvere”. Gravina ha spiegato nei dettagli la riforma, entrando sui temi di contrasto con la Lega Calcio: “già oggi il professionismo ha rappresentanza ben maggiore rispetto ad altri Paesi europei”. E spiegato come alla Serie A sia concessa con la riforma un diritto di intesa forte. E che “In caso di mancata intesa rimane in vigore quanto già approvato per la stagione precedente”. Aggiungendo, in risposta all'intervento con cui il deputato forzista Mulè evocava interventi pubblici contro la Figc, che “questo aspetto non è stata sollecitata da alcuna norma statale”. Come a dire: non è argomento per minacciarci.
La risposta della Serie A
La risposta della Serie A, sui temi della riforma, ossia pesi elettorali e diritto d'intesa, è immediata. Il presidente Casini ha difeso gli emendamenti con cui la Serie A ha chiesto un consigliere federale in più e una più piena autonomia: “La Lega Serie A ritiene che questa Assemblea non appresenti i pesi previsti dalla legge e per questo ha impugnato il regolamento. Ciò nonostante ha presentato una proposta che per l'80% riproduce quella del presidente federale ma rispetto al testo federale ci sono tre importanti modifiche. La prima si riferisce al potere d'intesa: nella proposta federale è diversa da come il presidente l'ha esposta. Il testo parla di questioni che riguardano “esclusivamente” la Serie A. il rischio è che è sufficiente che il Cf approvi una norma che riguardi tutto il calcio professionistico, perché il diritto di intesa venga meno. Ci basta togliere la parola “esclusivamente”. La seconda riguarda pesi e organi della Federazione. Non voglio ribadire quanto. Ma i documenti presentati più volte si è sempre parlato di una Serie A al 20% con 5 consiglieri. Oggi si parla del 18% e 4 consiglieri: capire perché la Serie A non lo abbia ritenuto congruo. Prima che una legge dello stato dicesse di tenere conto del contributo economico. Credo che la reazione sia comprensibile. Terzo punto: l'intesa forte prevede di riconoscere uno status alla Serie A. Per raggiungere l'intesa forte si immaginava che in caso di mancata intesa si poteva andare alla Giunta Coni. Riconoscendo pari dignità. La formulazione a cui si è giunta costituisce un veto incrociato. La Serie A propone di superare il veto incrociato una posizione della Serie A da applicare in caso di mancata intesa. Mira a riconoscere l'autonomia che la Serie A chiedeva. Si vuole fare un passo ulteriore? È sufficiente guardare le proposte della Serie A e accoglierle. A quel punto il calcio italiano migliorerà”.
Le altre voci
Gli arbitri contestano la perdita del loro 2% definendolo la “Cronaca di una morte annunciata”. Abete ha strigliato la Serie A: “La problematica della Serie A non può essere riversata su un sistema come quello della federazione. Non c'è più rispetto per gli altri componenti. Casini non ha avuto neanche il coraggio di ricordare che nella loro proposta la LND perde 10 punti e 2 consiglieri. Senza aver mai posto questo tipo di richiesta né in consiglio federale né nelle commissioni. Noi abbiamo 36004 contratti di lavoro, la Serie A ne ha mille. Certo, i loro sono milionari, ma il lavoro è uguale per tutti. Chiediamo rispetto”. Discorso simile dal presidente della Lega Pro Matteo Marani: “I personalismi hanno portato il calcio italiano a sprofondare a un livello penoso. Una legge ha cancellato il vincolo sportivo e sta chiudendo i vivai italiani. Nessuno pensa di salvarsi a scapito dell'altro. Abbiamo sempre riconosciuto alla Serie A piena autonomia. Per questo abbiamo rinunciato a uno dei nostri consiglieri per darlo alla Serie A. Abbiamo accolto le seconde squadre. Si dice che la Serie A fa da motore, di quel motore abbiamo il 2%: è poco davvero. Va riconosciuto il lavoro che fa la Serie C coi giovani: calciatori, arbitri e dirigenti.