Economia Finanza

Le lacrime di Letizia che non perde l'attimo




Fango e lacrime sul viso della sovrana. Letizia Ortiz di Borbone, regina consorte di Filippo VI, ha pianto dinanzi alla tragedia valenciana. Disperazione e sgomento ascoltando nell'aria confusa e terribile, la voce debole e tremante di una madre che chiedeva latte e pannolini per il suo neonato, attorno al colore tetro di un giorno maledetto. La sovrana, bella, muovendo appena i capelli ravviati, ha abbandonato il tono ufficiale, composto e nobiliare. Le parole di quella donna l'hanno riportato al tempo in cui lei, Letizia, lavorava con giornalista e dunque era a contatto non con i broccati delle regge, il protocollo del cerimoniale ma con la realtà quotidiana, sul pezzo, sulla notizia.

È andata tra i dannati di Paiporta, non per una passerella elettorale, una sfilata a stringere mani, regalando sorrisi, ricevendo riverenze, quel fango a sporcare il suo volto e le lacrime a rigare le guance. L'hanno fatta scendere in mezzo al popolo che con lei non ha usato il bastone come ha voluto colpendo sulla schiena l'uomo della politica, del potere del palazzo, Sanchez, ma nell'onda di figura senza identità si è udita una voce che la salvava dalla protesta:

«Non è colpa tua». Nel momento del dramma mortale coloro che sono sopravvissuti riescono a individuare chi ha davvero responsabilità e colpe per quelle esistenze travolte, sconvolte, affogate, abbandonate, infine ridotte a pietra dura quando il fango si raggruma quasi a ribadire la propria violenza inaudita.

Letizia è un nome che non si coniuga con creatura strappate alla vita, significa gioia, non dolore, Felipe VI, il re, non ha voluto che gli uomini della sicurezza lo proteggessero con gli ombrelli dal fango, lanciato assieme ad oggetti simbolo di quello che più non ha valore.

La gente di Paiporta ha smarrito famigliari, case, lavoro, infine la propria speranza, Letizia Ortiz ha voluto essere là dove il governo, per cinque, lunghi giorni, ha dimenticato di presentarsi.

Lacrime e bastonate.



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