My Old Ass, la recensione: un profondo e dolcissimo inno generazionale – Badtaste
Non fate l'errore di perdervi Il mio vecchio culo (su Amazon dal 7 novembre), un piccolo film destinato a perdersi nella marea di offerta on demand della piattaforma e che invece merita di essere estratto, amato e ricordato. Non capita spesso un film sentimentale così, capace di essere contemporaneamente “generazionale” (per come racconta l'epoca specifica in cui viviamo e chi è giovane oggi) e “universale” (per come la vicenda che racconta non può che riecheggiare nel vissuto di tutti, a prescindere dalla generazione a cui appartengono).
Il mio vecchio culo ha una premessa quasi magica, eppure è uno dei film più veri dell'anno. Vieni in un classico di Frank Capra o Riccardo Curtis il soprannaturale irrompe nel reale non per fare un fantasy, ma per illuminare la realtà. Durante un campeggio con le amiche, Elliot (Maisy Stella, eccezionale) riceve la visita di sé stessa da grande (Aubrey Plaza, strepitosa e che ve lo diciamo a fare). A ritmo di irresistibile commedia si confrontano sul futuro di una/passato dell'altra: cosa abbiamo fatto? Cosa stiamo per fare? Perché dobbiamo stare lontane da un ragazzo di nome Chad (Percy White, anche lui pazzesco)?
Il genio di Il mio vecchio culo (tutta farina nel sacco di Megan Park che lo ha scritto e diretto) sta nel non fare una commedia soprannaturale. Anziché spremere l'interazione meravigliosa di due grandi attrici fino all'inevitabile momento in cui la premessa fantastica perde novità, inizia ad annoiare e si banalizza nel tentativo di conciliare il mondo vero con un personaggio che parla da solo, Park toglie subito di mezzo ” mio vecchio culo” (come Elliot chiama affettuosamente la sua alter ego) facendola rimanere una presenza-assenza, un numero in rubrica da chiamare una volta ogni tanto, ma che lascia il campo libero alla protagonista e alla riflessione esistenziale scatenata da questo confronto con il (proprio) futuro.
Su questa premessa di una diciottenne ancora spensierata ma che inizia a guardare avanti – cioè a maturare – Il mio vecchio culo costruisce un studio del carattere così riuscito e commovente da illuminare con la sua forza un intero pezzo di mondo e di presente. Raramente si ha il privilegio di conoscere un personaggio così a fondo come Elliot, partecipando – spesso ridendo e altrettanto spesso con le lacrime agli occhi – ai suoi sforzi per trovare una direzione da seguire e una conciliazione con le persone che ha intorno.
Elliot è una figlia di contadini che vuole cambiare vita per studiare in Canada, e che meraviglia il modo in cui Parker lavora su quegli ambienti di periferia, i prati, il fiume con le barche, i campi, di cui già ci fa sentire la nostalgia prima di averli lasciati. È una ragazza che si è sempre considerata gay e che invece scopre che forse le piacciono anche i ragazzi (quanto poche sono – perfino oggi – le belle rappresentazioni di identità bisessuali al cinema). È una Gen Z-er fino al midollo, che partecipa in pieno alla rivoluzione identitaria di questi anni, ma in Il mio vecchio culo non troverete neanche un fotogramma predicatorio o falso-progressista. Queste sono persone vere coi loro affetti, aspirazioni e paure. E questo è uno dei film dell'anno.