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Musk e l’alleanza con Trump: cosa cambia per Tesla e per il mondo dell’auto


Il candidato repubblicano tornerà alla Casa Bianca dal 20 gennaio 2025. Ad aiutarlo nella corsa elettorale è stato anche il magnate sudafricano con passaporto statunitense. Quale sarà il peso di Musk sulla presidenza? Cambierà il pensiero di Trump sulle elettriche? Cosa cambia per Tesla?

Marco Bruckner

6 novembre – 13:13 – MILANO

Donald Trump sarà il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Il magnate americano, alla sua terza corsa elettorale, ha sconfitto la candidata democratica Kamala Harris e si insedierà dunque alla Casa Bianca a partire dal 20 gennaio 2025. Come nel 2016, quando sconfisse Hillary Clinton, Trump ha avuto la meglio nella battaglia elettorale su una donna candidata dai “blu” (in America i “rossi” sono i repubblicani, i “blu” i democratici). Alla vittoria repubblicana ha contribuito, sotto diversi punti di vista, il magnate Elon Muska numero uno di diverse aziende, tra cui la Tesla. Musk ha sostenuto Trump sia da un punto di vista elettorale, sfruttando la sua popolarità per invitare gli elettori a scegliere il candidato repubblicano, che da uno economicofinanziando “profumatamente” la campagna dei rossi. Ora ci sono due dilemmi da risolvere. Uno dei temi legati all'elezione di Trump è proprio il ruolo che avrà Elon Musk: come farà il magnate a lavorare al fianco del nuovo presidente senza cadere in un conflitto di interessi? E Trump, a sua volta, come farà a mantenere le sue parole “contro” l'auto elettrica avendo come sostenitore il principale uno dei leader del settore con Tesla?

il ruolo del muschio

Il ruolo, almeno a parole, Elon Musk se lo è già scelto: il magnate vorrebbe mettersi a capo di un inedito dipartimento chiamato Doge (Dipartimento dell'efficienza governativa), ovvero una sorta di ministero dell'efficienza. L'obiettivo di quest'ultimo? Far risparmiare soldi a Washington. E non si parla di cifre basse, ma addirittura di duemila miliardi di dollari all'anno. Diversi esperti e analisti ritengono che questa sia una missione impossibile. Ancor meno chiaro è come Musk avrebbe intenzione di far risparmiare questo denaro alla Casa Bianca: le politiche di licenziamento aggressivo utilizzate nelle proprie aziende (Tesla e X in particolare) non sono applicabili con la stessa facilità con i dipendenti pubblici. E senza poter licenziare, o almeno senza poterlo fare in massa, diventa difficile immaginare un taglio di spesa così grande. In generale, è anche da capire come l'eventuale ruolo pubblico di Musk possa conciliarsi con le sue attività private. Il discorso non si farebbe troppo più semplice nemmeno se il numero uno di Tesla fosse indicato come consulente privato: Musk è proprietario di diverse aziende che lavorano nel campo della sicurezza nazionale e in quello spaziale, di cui Washington è già cliente e anche regolamentatore. Una polemica sul conflitto di interessi, dunque, sembra in ogni caso inevitabile.

trump e l'auto elettrica

L'economia, come d'abitudine, è stato uno dei temi centrali di queste elezioni. Il settore automobilistico, a sua volta, è da sempre uno dei treni dell'economia americanamotivo per cui il dibattito riguardante l'automotive è stato presente e acceso durante la corsa elettorale. Trump da tempo si dichiara restio al passaggio all'elettrico, sottolineando le difficoltà che anche gli Usa stanno incontrando nel dotarsi di un'infrastruttura adatta a reggere un'adozione di massa delle vetture alla spina. In diversi suoi comizi, il magnate newyorkese ha criticato i veicoli elettrici, auspicando anche un ritorno di incentivi per le auto non elettriche, in particolare le ibride (in crescita a livello di vendite negli Stati Uniti nell'ultimo periodo). Di fronte a queste polemiche si pone però un grande dubbio e si chiama proprio Elon Musk: come potrà Trump mantenere le sue parole contro l'auto elettrica quando il suo più grande sostenitore e finanziatore è il proprietario della Tesla? Difficile a dirsi, anche perché la casa automobilistica americana ha usufruito ampiamente in questi anni dei crediti d'imposta previsti dall'Ira (Inflaction Reduction Act), approvato da Joe Biden, per la produzione di batterie e di auto elettriche sul suolo americano. Bloomberg parla di 1,8 miliardi di dollari nel 2023, 2.2 miliardi di dollari nel 2024, mentre nel 2025 la cifra dovrebbe avvicinarsi ai 3 miliardi di dollari (2.8 per la precisione). È per lo meno complicato, dunque, immaginare uno scenario in cui Trump riduca effettivamente i crediti previsti per le auto elettriche, andando a colpire direttamente gli interessi del suo alleato. Come andrà a finire, lo si scoprirà solo nei prossimi mesi: Trump si insedierà infatti solo a gennaio. Nel frattempo, forse, verrà chiarito il futuro ruolo di Musk. Ma nulla è da dare per scontato, dato che si parla di due personaggi non certo celebri per la loro prevedibilità.





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