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I tre segreti di Conceicao, il “chico” d’oro di Motta: titolare o no, è sempre una garanzia


Calcio libero, fantasia e quei dribbling che “si sente addosso”: il portoghese è già nel cuore della nuova Juve

dalla nostra inviata Guendalina Galdi

10 novembre – 10:58 -TORINO

Ha aperto il derby contro il Toro con il premio di miglior giocatore del mese di ottobre e l'ha chiuso con un gol sfiorato e soprattutto con l'assist per il 2-0 di Yildiz. Chico Conceicao quando viene schierato titolare sa fare la differenza, quando subentra anche. Garanzia dal primo minuto e al tempo stesso riserva (co-titolare, per usare il vocabolario mottiano) di lusso che ha stregato tutti in tre mosse: calcio libero, fantasia e dribbling.

fc7

Allo Stadium nella notte del derby ha lasciato spazio a Weah nel terzetto che guardava le spalle a Vlahovic e quando è entrato è stato l'aiuto definitivo per mettere la parola fine alla partita. L'incrocio dei pali alla destra di Milinkovic ha visto da vicinissimo il primo guizzo del portoghese, la testa di Yildiz due minuti più tardi ha capitalizzato al massimo il suo cross preciso e di fatto determinante. Il Chico de Ouro (ragazzo d'oro) della Juventus di Motta non è tipo che guarda l'orologio, può avere potenzialmente novanta oppure venti minuti scarsi di occasione ma la voglia di fare la differenza va oltre il cronometro. Lui stesso l'ha confermato: “Non sono qui di passaggio”. E al netto del calciomercato estivo, della formula con la quale è arrivato a Torino e della ClausolaFC7 – che si rivede in CR7 – si sente totalmente parte e coinvolto nel progetto bianconero.

“francisco è bravino”

Il gol del 2-0 al Toro che è nato dal suo suggerimento su una fascia sinistra di cui è sempre più padrone è uno dei più giovani realizzati dalla Juve in un derby. Quaranta anni, tra i suoi 21 (22 a dicembre) ei 19 di Yildiz: dieci in meno di quanti ne ha compiuti Del Piero nello stesso giorno in cui la Signora aveva 25 anni e 11 giorni, l'età media più bassa in un match contro il Torino in campionato nell'era dei tre punti a vittoria (dal 1994/95). “Francisco è bravino” ha detto recentemente, sghignazzando, papà Sergio. L'uomo e l'allenatore che con Chico ha anche lavorato senza mettergli pressioni. O almeno, provando a non aggiungerne altre oltre quella di un cognome riconoscibilissimo e pesante non solo in Portogallo. “Punta l'uomo e ha tanta voglia di vincere”, come ulteriore biglietto da visita. Francisco, quando in campo gli riescono le giocate, è felicità e fantasia.

il dribbling addosso

Calcio esaltante, libero. Lui, il giocatore che in questo campionato finora ha tentato più dribbling, l'uno contro uno ha detto di “sentirselo addosso”. Un po' come un abito su misura che Motta custodisce e vuole valorizzare come alta sartoria. “Deve migliorare” dice l'allenatore che comunque non gli ha fatto saltare nessuna gara quando lo ha avuto a disposizione. Cinque volte ha giocato titolare, in altrettante è entrato dalla panchina tra A e Champions League; due gol e cinque assist finora, compreso quello nel derby. Quando gli sono bastati gli ultimi 17 minuti per illuminare lo Stadium. Felice e dribblomane, tanto da diventare quasi indispensabile.





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