L'Enclos: su Arte.tv l'orrore dei campi di concentramento in un film che mescola realismo e genere carcerario – Badtaste
Potrebbe sembrare scontato oggi vedere, su piccolo e grande schermo, un'opera sui campi di concentrazione, soprattutto nel periodo della Giornata della memoria. Non era sicuramente così nel 1961, quando esce L'Enclos di Armand Gatti, con pochi antecedenti (Notte e nebbia e Kapò in particolare) alle spalle. Più di sessant'anni dopo, il film si distingue ancora oggi tra gli altri che trattano il tema dell'Olocausto e resta una visione validissima, grazie a due fattori, uno legato al suo autore e uno al suo contenuto. Scopriamoli insieme, ricordandovi che è disponibile su arte.tv all'interno della rassegna ArteKino Classics.
La testimonianza di un ex deportato
l«Include è uno dei pochi film sull'orrore dei lager realizzato da un ex deportato. Gatti nasce a Monaco nel 1924 ed entra nella Resistenza nel 1942 nella regione francese della Corrèze, per essere poi arrestato, condannato a morte e infine graziato per la sua giovane età. Successivamente viene inviato in un campo di lavoro ad Amburgo, da cui riesce a fuggire per unirsi ai paracadutisti e partecipare alla liberazione di Limoges. Dopo la guerra, sceglie la carriera di reporter, raccontando le lotte operaie in Francia ei massacri dei contadini indigeni da parte della dittatura militare in Guatemala. Parallelamente alla sua attività in teatro, si dedica anche al cinema: L'Enclos è il suo primo film da regista, a cui seguirà nel 1963 L'altro Cristobal.
Trama di L'Enclos
In un campo di concentramento, due comandanti nazisti fanno una scommessa perversa: chiudere due prigionieri per 24 ore in un recinto e promettere la vita salva a chi uccide l'altro. Karl, un prigioniero politico tedesco condannato a morte per aver stenografato trasmissioni radiofoniche vietate, e David, un modesto orologiaio di Belleville deportato perché ebreo, si trovano faccia a faccia.
Girato in Jugoslavia, L'Allega viene presentato nel 1961 a diversi festival, tra cui quello di Mosca, dove vince il premio come Miglior Regia, e quello di Cannes, dove riceve un riconoscimento da parte della Società degli scrittori per il cinema e la televisione.
Tra realismo e allegoria
L'Enclos inizia con una rappresentazione della vita nei campi di concentrazione, dove duro lavoro, fama e sofferenze spingono gli internati a compiere violenze tra loro. Gatti, memore della propria esperienza, porta sullo schermo la realtà nuda e cruda, che non ha bisogno di sottolineature enfatiche per colpire lo spettatore. Fondamentali per comunicare la tragedia del quotidiano nei lager sono i particolari delle mani provate dalla fatica, degli occhi spalancati di fronte all'orrore.
All'epoca dell'uscita, sui Cahiers du cinemasi sottolineava come “l'aspetto allegorico prevale su quello realistico”. Karl e David sono costretti a rimanere insieme in uno spazio stretto e definito (il “recinto” del titolo), mentre sono controllati dalla torre di guardia, che getta su di loro un fascio di luce. Nonostante la drammaticità della situazione, questa fornisce l'occasione per confrontarsi e conoscersi meglio: ne derivano riflessioni sulla propria esperienza e sulla vita stessa, così come sulla possibilità di trovare una scappatoia al loro destino. Coordinate che trascendono la precisa collocazione storica dell'opera e allo stesso tempo l'avvicinano al genere carcerario.
Mentre trascorrono le 24 ore, i prigionieri internati insieme a David cercano di capire come salvarlo. Il modo in cui uniscono le forze per mettere in atto uno stratagemma e provare a trarre salvo il loro compagno crea un interessante punto di contatto con Il bucomentre usciva L'Allega epoca in lavorazione. Anche per i protagonisti di quest'ultimo, la prigionia è un'occasione per stringere amicizie e alleanze, che trovano solo momentaneamente un esito positivo. Nel finale di L'Enclos, la forza di volontà del gruppo deve lasciare il passo alla crudeltà della Storia e la dimensione avvincente (quasi avventurosa) del film al dolore sordo delle vittime del nazismo.
Guarda L'Enclos
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Articolo in collaborazione con ArteKino e arte.tv