Vergogna e richiesta di perdono: la Cei prega per le vittime di abusi
«Non volgiamo lo sguardo da un'altra parte», dice monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, presiedendo la veglia di preghiera per le vittime di abusi da parte del clero. La prima Assemblea sinodale della Chiesa italiana mette al centro la protezione dei minori e le testimonianze dei poveri. Alla vigilia della Giornata di preghiera per le vittime, che si terrà il 18 novembre, i circa mille partecipanti al cammino sinodale si ritrovano nella Basilica di San Paolo fuori le mura per esprimere, con le parole del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, «vergogna e rimorso». Per chiedere «perdono» per le «omissioni e inadempienze» e per promettere di creare per tutti, in particolare per i minori, «case accoglienti e sicure».
«Fratelli carissimi, in questo evento di preghiera e di dialogo che mostra tutta la bellezza della nostra comunità ecclesiale, guardiamo anche quelle macchie che deturpano il suo volto», ha detto il cardinale invocando «la Trinità Santissima, comunione di amore, perché quanti hanno subito una violenza possano ritessere relazioni di fiducia con la comunità ecclesiale e sperimentare legami nuovi e autentici».
L'assemblea ha ripetuto assieme l'invocazione a Dio, «Padre, fonte della vita» al quale «con umiltà e umiliazione» hanno consegnato «la vergogna e il rimorso per la sofferenza provocata ai più piccoli e ai più vulnerabili dell'umanità» e insieme hanno chiesto perdono.
Infine anche l'impegno a «spezzare le catene della violenza e della colpa, a squarciare i nostri silenzi e ad ascoltare le grida di dolore delle vittime di abusi e delle loro famiglie». Ma anche la promessa di «accompagnarli facendo verità fino in fondo nel cammino della giustizia e della riparazione, affinché anche dal buio della terra, minacciata dal peccato, ma avvolta dalla luce della Pasqua, germoglio semi di guarigione e di rinascita».
Al termne della veglia i delegati sono tornati nei loro alberghi per ascoltare sette testimonianze concrete di esperienze che, grazie alla Caritas, sono segni di speranza e riscatto per le persone più in difficoltà. Dall'accoglienza diffusa al recupero dei talenti artistici delle persone più fragili, da percorsi di reinserimento lavorativo ai quartieri solidali, segni concreti di speranza anche in vista del prossimo Giubileo