Economia Finanza

“Colpito il programma nucleare iraniano”: Netanyahu svela i retroscena del raid di ottobre




Tel Aviv avrebbe inferito un duro colpo al programma nucleare iranianodurante l'attacco del mese scorso. A rivelarlo il premier israeliano Benjamin Netanyahu davanti alla Knesset: “C'è una componente specifica nel loro programma nucleare che è stata colpita in questo attacco“. “Non è un segreto“, ha affermato il premier, precisando come l'attacco avrebbe anche compromesso le capacità di difesa e fabbricazione di missili della Repubblica Islamica. Il premier, riferisce il Tempo di Israeleha precisato come il percorso dell'Iran sul nucleare non sia comunque stato bloccato del tutto. La capacità di Israele di agire contro il programma nucleare iraniano”sarà rivalutata“insieme agli Stati Uniti una volta che si sarà insediato alla Casa Bianca Donald Trumpha dichiarato Netanyahu, parlando davanti alla commissione Esteri e Difesa.

L'area di Parchin nel mirino

Le parole di Netanyahu arrivano dopo che nei giorni scorsi tre fonti americane e due israeliane avevano rivelato ad Axios che, nella rappresaglia del 25 ottobre, Israele aveva distrutto un impianto di ricerca nucleare. Il dubbio che qualcosa di grosso fosse accaduto durante l'attacco-minimizzato dall'stabilimento di Teheran-c'era eccome, fin dalle prime ore successive ai raid. Nello specifico, si tratterebbe dell'zona di Parchin18 miglia a est di Teheran, punto nevralgico delle attività militari dell'Iran. La Repubblica Islamica, in passato, ha qui condotto esperimenti volti a consentire la produzione di armi nucleari. Sebbene non vi siano informazioni concrete che provino che l'Iran abbia compiuto significativi passi avanti per sviluppare una testata nucleare, l'obiettivo israeliano dell'ultimo attacco sembra proprio essere stato quello di ostacolare la capacità di Teheran di condurre ulteriori esperimenti.

Base di Parchin

Cos'è la struttura “Taleghan 2”

A detta del Posta di Gerusalemmele sofisticate attrezzature distrutte nell'attacco erano essenziali per la modellazione e il collaudo degli esplosivi plastici che racchiudono l'uranio in un ordigno nucleare. I complessi macchinari distruttivi nell'attacco erano, dunque, essenziali per la progettazione e il test degli esplosivi plastici che racchiudono l'uranio in un ordine nucleare e fondamentali per innescare una reazione nucleare a catena. L'apparecchiatura era già stata utilizzata dall'Iran prima che congelasse il suo programma nucleare militare nel 2003. Qualora l'Iran volesse riprendere lo sviluppo e testare sul nucleare dovrebbe, dopo l'attacco, rimpiazzare le attrezzature andate perdute. La struttura definita”Taleghan 2” all'interno del complesso militare è stata utilizzata prima del 2003 per testare gli esplosivi necessari per un dispositivo nucleare.

Far venire allo scoperto Teheran

Le attrezzature distrutte a Taleghan 2 non venivano utilizzate per queste attività di ricerca, ma sarebbero stati fondamentali nelle fasi future. Ora, dunque, per proseguire, servirebbe uno sforzo economico immane, una serie di movimenti di persone e cervelli, oltre che di materiali, che non potrebbe passare inosservata agli occhi dei nemici di Teheran. Ecco perché l'attacco israeliano non solo è servito a bloccare il progresso nei test, ma anche a cercare di far venire allo scoperto le intenzioni del regime qualora decida di porre rimedio alla falla causata dal raid.

Una strategia molto sottile quella operata da Tel Aviv: il presidente Biden aveva richiesto espressamente di astenersi dal colpire i siti nucleari, per evitare ulteriori escalaton. Tuttavia, poiché Parchin non faceva parte del programma nucleare dichiarato dall'Iran, Teheran non può riconoscerne l'esistenza senza ammettere di aver violato il Trattato di non proliferazione nucleare.



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