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Rifiuti, la Tari aumenta del 2,6%. Il record di Catania a 594 euro all’anno. Trento la più virtuosa


ROMA – La Tari diventa sempre più pesante. La spesa media sostenuta dalle famiglie italiane per lo smaltimento dei rifiuti cresce del 2,6% su base annua, portandosi una quota 329 euro nel 2024. La buona notizia è che migliora la raccolta differenziata, anche se per raggiungere la soglia minima chiesta dall'Ue – il 65% – il nostro Paese ha impiegato 12 anni in più, centrando l'obiettivo quest'anno anziché nel 2012.

E non a caso dove la differenziata arranca, la Tariffa rifiuti – Tari, appunto – è più alta. I numeri inanellati dal Rapporto annuale di Cittadinanzattiva lo spiegano bene. E danno l'immagine di un'Italia a due velocità: “Al Sud si spende di più e si differenzia di meno”, scrivono gli analisti dell'associazione nel loro dossier. Una 'regola' che ha le sue eccezioni.

La classifica

Il capoluogo di provincia più caro è Cataniache per il secondo anno consecutivo incassa questo primato nazionale con una Tari che sfiora i 600 euro (594) per una famiglia tipo e una percentuale di raccolta differenziata “tra le più basse d'Italia”, sostiene fa Cittadinanzattiva. Nel 2022, ultimo dato disponibile del dossier, la differenziata si è fermata al 22%, in crescita rispetto al passato, ma ancora lontana dalla soglia europea; mentre la Tari è rimasta la stessa sia l'anno scorso sia quest'anno.

“Dei dieci capoluoghi che si posizionano come più costosi, ben sette – scrive Cittadinanzattiva nelle 42 pagine del rapporto – appartengono a regioni meridionali”. Un'eccezione Pisache tallona Catania con una Tari 2024 di 512 euro, Genova (501) e Pistoiache chiude la top ten con i suoi 448 euro di Tariffa rifiuti.

Trento è il capoluogo di provincia in cui si paga meno, ovvero 183 euro, somma di poco inferiore rispetto al 2023, seguita da Udine (186) e Cremona (197). Attenzione: quel tipo, secondo gli analisti, è una famiglia con tre persone e una casa di 100 metri quadrati. I costi rilevati sono comprensivi di Iva (dove applicata) e delle addizionali provinciali.

Rispetto al 2023, dalla classifica dei capoluoghi più costosi escono Benevento (442 euro), Latina (460), Messina (453) e Salerno (451); entrano invece Andria (471), Cagliari (465), Pistoia (448) e Trapani (453). Dall'elenco dei meno cari esce Bolzano (206) ed entra Siena (222 euro).

Se ci si sposta a livello regionale, è il Il Trentino Alto Adige la regione più economica (203 euro in media), mentre la La Puglia è la più costosa (426,50 euro, con un aumento di oltre il 4% rispetto all'anno precedente).

Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Marche hanno una Tari molto al di sotto della media nazionale, alla quale si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata. Al Sud, si diceva, si spende di più e si differenzia di meno, “ma non esiste una regione virtuosa su entrambi i fronti”, evidenziano gli analisti.

Le criticità e lo scenario

“I dati del nostro Rapporto evidenziano le criticità principali del sistema di gestione dei rifiuti, come la carenza di un'adeguata rete di impianti di raccolta e trattamentoil persistente ricorso allo smaltimento in discarica e poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse, soprattutto in alcune aree del Paese. A fronte di ciò è urgente e necessario lavorare su più fronti”, sostiene Tiziana Totò, responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva.

“Pensare solo al riciclaggio, aspetto sul quale il nostro Paese in diverse categorie di rifiuti ha raggiunto ottime prestazioni, non è più sufficiente. E' necessario – ragiona Toto – lavorare per ridurre la produzione di rifiutia partire da quei settori merceologici per i quali la raccolta differenziata non raggiunge gli obiettivi richiesti, come le Aee (apparecchiature elettriche ed elettroniche) ei prodotti tessiliper i quali si attende la normativa comunitaria relativa alla responsabilità estesa del produttore”.

Il tessile, osservano da Cittadinanzattiva, è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, ma solo l'uno per cento dei rifiuti tessili del mondo è riciclato correttamente. E l'Italia immette sul mercato 23 chili per abitante di prodotti di questo tipo, a fronte di una raccolta che vale qualsi dieci volte meno: 2,7 chili per abitante.

“Nella riduzione dei rifiuti dovrà essere riconosciuto e valorizzato il ruolo centrale dei cittadini. Solo con un pieno coinvolgimento di tutti i soggettieconomici e non, che hanno un ruolo nella filiera circolare, dalla produzione all'acquisto o al riuso fino al riciclo, sarà possibile rendere praticabile una vera transizione ecologica”.



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