Economia Finanza

Caso Stormy Daniels, rimandata la sentenza contro Trump


È stata rinviata la sentenza contro Donald Trump, già condannato, per i pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels. Il giudice Juan Merchan di New York ha comunicato, con una breve nota, che serve tempo per arrivare a una decisione sulla pena da infliggere al presidente eletto: la sentenza era stata programmata per il 26 novembre.

Vanno valutate le implicazioni sul procedimento penale della sentenza della Corte Suprema, che ha riconosciuto a Trump una parziale immunità nel suo primo mandato alla Casa Bianca. Ma, ancora di più, dopo la vittoria di Trump alle elezioni, devono essere soppesate le possibili soluzioni di un groviglio legale senza precedenti: mai nella storia Usa era accaduto che un ex presidente fosse processato e condannato penalmente, mai un presidente appena eletto si era trovato di fronte all'eventualità di una pena da scontare.

Il giudice Merchan deve stabilire se procedere con la condanna (fino a quattro anni di prigione), se rinviare la sentenza, o se archiviare il caso e chiudere così ogni polemica. Il procuratore di Manhattan Alvin Bragg ha sottolineato che «anche il verdetto della giuria che ha condannato Trump deve essere tenuto in considerazione», ma ha aperto a rinviare la sentenza, fino a quando – e ci vorranno anni – saranno esauriti tutti i ricorsi.

Per Trump, accusato in quattro procedimenti giudiziari durante la campagna presidenziale, è pronto un colpo di spugna. Il dipartimento di Giustizia sta per archiviare i due procedimenti federali: sull'assalto al Parlamento del 6 gennaio del 2021, e sui documenti top secret sottratti dal tycoon. Anche le accuse sui tentativi di manipolare i risultati elettorali del 2020 in Georgia potrebbero cadere.

A New York, a maggio, una giuria ha dichiarato Trump colpevole di 34 capi d'imputazione per avere falsificato i documenti contabili sui pagamenti fatti a Stormy Daniels con il fine di mettere a tacere uno scandalo sessuale prima del voto del 2016. Ma anche qui è tutto rimandato. E per Trump, che si è sempre detto innocente, ormai conta il voto che gli americani gli hanno accordato.



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