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Usa, protesta alla Columbia: la polizia fa irruzione nel campus


New York – La polizia è entrata nel campus della Università della Columbia, per sgomberare gli studenti che hanno occupato la sede. Gli agenti sono arrivati ​​all'imbrunire, e hanno iniziato a marciare verso la Sala Hamilton, l'edificio dove i manifestanti si sono asserragliati da lunedì sera. La scelta è lasciare l'università e cessare l'occupazione, oppure essere arrestati. Molti sono fuggiti, ma tanti sono rimasti dentro, e la polizia ha forzato le porte per entrare.

(afp)

“No a un'altra Kent o Jackson State”

La tensione stava crescendo da settimane, ma lo scontro è iniziato nella notte tra lunedì e ieri. “Agli amministratori della Columbia University diciamo questo: non incitate un'altra Kent o Stato di Jackson, portando soldati e poliziotti armati nel nostro campus. Il sangue degli studenti ricadrà sulle vostre mani”.

(Reuters)

Rievocava i peggiori fantasmi dell'epoca della contestazione, il comunicato con cui il gruppo Columbia University Apartheid Divest aveva annunciato che “un gruppo autonomo ha occupato la Hind's Hall, già nota come Hamilton Hall”. Kent è infatti l'università dell'Ohio dove il 4 maggio del 1970 la Guardia Nazionale uccise quattro studenti che protestavano contro l'invasione della Cambogia, immortalata nell'iconica foto di John Filo che vinse il premio Pulitzermostrando Mary Ann Vecchio inginocchiata davanti al cadavere di Jeffrey Miller. Ma davvero siamo arrivati ​​a questo punto, un passo dallo spargimento del sangue? E cosa significa “gruppo autonomo”? Forse è la conferma che le manifestazioni pacifiche contro la guerra a Gaza sono state infiltrate da agitatori professionistiche fanno temere al presidente Biden “un complotto per distruggere la Convention Democratica”, come ha titolato “The Atlantic”?

Due settimane di tensione

Dopo quasi due settimane di proteste e arresti, falliti gli ultimi tentativi di negoziare una soluzione pacifica con gli studenti che chiedono alla Columbia di cancellare tutti gli investimenti legati a Israele, lunedì all'università di Allen Ginsberg e Jack Kerouac ha emesso un ultimatum ai ragazzi: smontate entro le 14 le tende sul prato davanti alla Butler Library, oppure inizieremo a sospendervi. Risposta: nella notte un gruppo di manifestanti ha sfondato le finestre della Sala Hamiltonbarricandosi all'interno.

(afp)

Gesto molto simbolico, perché si tratta dell'edificio dove nel Nel 1968 gli studenti avevano sequestrato il presidente Henry Coleman, poi rioccupato nel 1972, 1985, 1992 e 1996. In altre parole, obiettivo ricorrente di ogni protesta, quando la Columbia esplode. Era stato aperto nel 1907, intitolandolo al padre fondatore che frequentava l'ateneo quando si chiamava ancora King's College, ma è stato ora ribattezzato dai dimostranti nel nome di Hind Rajab, “martire di Gaza uccisa dal genocida stato israeliano all'età di 6 anni “. Secondo CUAD, “la Columbia ha costretto i manifestanti all'escalation, contribuendo al genocidio e rifiutando di seguire le linee base del negoziato”. Perciò “riprenderci il nostro campus è l'unica e ultima risposta possibile”.

Ho paura di Biden

Inevitabile il paragone con l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2020, subito fatto dai sostenitori dell'ex presidente Trump, che ora invoca l'immunità assoluta alla Corte Suprema per non essere processato. I leader repubblicani sollecitano proprio l'intervento della Guardia Nazionale, ma anche senza arrivare a tanto i vetri rotti sono prova di reato, che hanno spinto il portavoce della Casa Bianca John Kirby a prendere le distanze: “L'occupazione con la forza di un edificio nel campus universitario è un approccio sbagliato. Interrompere la legittima attività universitaria non è compatibile con l'idea di manifestazione pacifica”. Biden sta spingendo in queste ore per il cessate il fuoco, anche perché ha bisogno di disinnescare questa minaccia per la sua rielezione, che si è già allargata agli atenei dell'intero paese con oltre 1.100 arresti. Lo stesso segretario generale dell'Onu Guterres è intervenuto, dicendo che “garantire la libertà di parola è sempre essenziale, ma allo stesso tempo le dichiarazioni di odio non sono accettabili”. Niente violenze, però, per rispondere: “Tocca alle autorità dell'università avere la saggezza per gestire questa situazione”. Il portavoce della Columbia, Ben Chang, ha avvertito che “gli occupanti verranno espulsi. Abbiamo dato loro la possibilità di uscire pacificamente e portare a termine il semestre, ma chi non accetta subirà le conseguenze”. Il capo del dipartimento di polizia di New York, Jeffrey Maddrey, aveva garantito che i suoi uomini non sarebbero entrati nel campus, senza una richiesta dell'amministrazione o situazioni d'emergenza. Questa richiesta però è arrivata ieri sera e l'assalto è scattato. I democratici temono che queste siano le avvisaglie di un complotto per attaccare la loro Convention, che si terrà in agosto a Chicago come nel 1968, quando i disordini in strada condannarono Humphrey alla sconfitta contro Nixon. Le autorità municipali stanno negoziando i luoghi per le proteste ma Kobi Guillory, copresidente della Chicago Alliance Against Racist and Political Repression, minaccia: “Marceremo sullo United Center, col permesso o senza”. Joseph Geevarghese, direttore di Our Revolution, aggiunge: “Negozieremo tutto il possibile, ma se la battaglia diventerà indispensabile, saremo pronti a combattere”.



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