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Guglielmo Marconi, la storia vera, vizi e virtù dell’uomo che ha connesso il mondo



Ciò che meglio rende l’idea della lungimiranza inventiva ancor prima che scientifica di Guglielmo Marconi è il fatto che, per raccontarlo a 150 anni dalla sua nascita, avvenuta il 25 aprile del 1874, viene naturale ricorrere a parole importate e diventate di uso comune soltanto un secolo dopo di lui: wireless e start Up.

Riunisce in sé una quantità di caratteristiche che è difficile trovare in una sola persona. Del cliché dello scienziato visionario ha le intuizioni, la passione, la dimensione autodidatta e l’ostinazione. Ma non incarna nessuno degli stereotipi dell’accademico, chiuso nel laboratorio poco consapevole e poco attento alle ricadute pratiche. Anzi proprio su questo fronte ha una modernissima mentalità imprenditoriale: intuisce le ricadute, non si limita a brevettare le sue invenzioni è abile a cercare finanziatori, a contrattare servizi, ed è anche un abile promotore di sé stesso e dei propri ritrovati: le occasioni che trova per mostrare l’importanza e l’efficacia (innegabili e di portata planetaria e millenaria) del proprio lavoro sono fantasmagoriche trovate pubblicitare per mostrare al mondo l’utilità delle cose che fa e che pensa.

Da appassionato lupo di mare fin da ragazzo sa, in tutti i sensi più o meno nobili, cavalcare l’onda: lo fa anche nei rapporti con i poteri, tutti i poteri del suo tempo, con i quali intrattiene relazioni, a costo di usarli e farsi usare in un incessante do ut des, a zig zag quanto le onde elettromagnetiche che trasmettono i suoi segnali, perché gli interlocutori sono tanti e non sempre in buoni rapporti tra loro.


Senza laurea ma con il Nobel per la fisica

Marconi non ha l’Accademia alle sue spalle, non ha neppure una laurea né mai la prenderà, in compenso collezionerà almeno una quindicina di lauree ad honorem. È sostanzialmente un autotidatta, non ha nemmeno studi convenzionali. Viene istruito in casa nei primi anni, ma impara l’inglese dalla madre irlandese Annie Jameson, cosa che gli tornerà estremamente utile: nell’immediato perché gli consente di interessarsi di elettricità e di tenersi aggiornato su pubblicazioni internazionali, alla lunga perché gli darà modo di tessere relazioni che gli consentiranno di sfondare sul mercato internazionale delle comunicazioni.

Figlio di un facoltoso possidente, ha solo 14 anni quando trasforma la soffitta di Villa Grifone, a Pontecchio Bologna, dove risiede per gran parte del tempo con la famiglia. I frequenti spostamenti della famiglia tra Emilia e Toscana, gli rendono difficile un percorso scolastico ordinario, ma nell’età della scuola scondaria prende lezioni private di matematica e fisica dal professore di liceo Vincenzo Rosa, corrisponde con Augusto Righi dell’università di Bologna, si costruisce una base di fisica teorica, cui ancorare la sua passione che è l’elettrotecnica, e, intanto, a Livorno si appassiona al mare e alla navigazione.

 

Oltre la collina

  

Leggenda vuole che sia durante una passeggiata al Santuario di Oropa, mentre è in villeggiatura, che intuisce dove indirizzare le sue ricerche: utilizzare le onde elettromagnetiche per trasmettere il segnale del telegrafo a distanza senza cavi, superando distanze e ostacoli interposti dalla natura. Utilizzando un coesore e un martelletto telegrafico mette a punto un trasmettitore e un ricevitore, ma la distanza resta un ostacolo. Ha bisogno di un supporto che gli consenta di alzare il trasmettitore, mantenendo un collegamento a terra. È la base che gli permetterà di aumentare a poco a poco la distanza di trasmissione del segnale e di “lanciarsi” oltre la collina che sta davanti alla villa. Corre l’anno 1895, Marconi manda il fratello e al maggiordomo di casa oltre la collina con un fucile e poi spedisce il segnale dei tre punti che indicano la lettera “S” in alfabeto morse. Il colpo di fucile sparato in aria dall’altra parte indica che il messaggio è arrivato. Marconi ha dimostrato che le onde elettromagnetiche sono in grado di trasmettere a due km di distanza senza cavi.


Cervello in fuga


Marconi ha vent’anni sa essere convincente e convince tutta la famiglia della bontà della sua idea. Quando in Italia non trova l’ascolto che desidera, grazie ai contatti della madre, erede di un noto distillatore irlandese, migra, cervello in fuga ante litteram, verso l’impero britannico, che, nella sua ampiezza, ha un grande interesse nel campo delle telecomunicazioni. A Londra Marconi fa subito domanda di brevetto per la sua invenzione e nella sua intraprendenza, intanto, riesce a incontrare il direttore tecnico del General Post office cui dimostra di poter trasmettere abbastanza lontano senza fili. Nel 1987 fonda con il cugino la Wireless telegraph and signal Company, che dal 1900 diventerà famosa nel mondo come Marconi’s, serve a finanziare le successive ricerche. Ma prima che produca profitto ci vorrà tempo. Marconi però è un abile pubblicitario: la sua passione per il mare gli fa seguire una regata in Irlanda trasmettendo al telegrafo senza fili la cronaca della gara al Daily Express di Dublino. È la prima diretta sportiva della storia e siamo nel 1898. L’anno dopo sarà invitato a fare lo stesso per l’America’s Cup. Una cronaca sportiva non cambia le sorti dell’umanità ma è perfetta per far capire al grande pubblico la potenzialità di quanto si sta sperimentando. Intanto il segnale di Marconi ha attraversato la Manica. Tutti ormai capiscono che l’invenzione di Marconi sta rimediando alla solitudine perigliosa degli uomini in mare, in un tempo in cui staccarsi dalla terraferma voleva dire tagliarsi i ponti alle spalle. L’Ammiragliato inglese dà a Marconi la prima commessa importante per equipaggiare di telegrafo le sue navi. Siamo nel 1900 e Marconi, vedendo incombere la concorrenza, si convince che è tempo di superare le sue Colonne d’Ercole rappresentate dall’Oceano Atlantico.

Contro le leggi della fisica (apparentemente)

  

La sua mente visionaria deve scontrarsi con un ostacolo che pare insuperabile, una legge della fisica: le equazioni di Maxwell dicono che le onde procedono in linea retta e questo ha convinto tutti i fisici teorici del tempo che non ci sia modo di far seguire loro la curva della sfericità della terra. Marconi le conosce, ma Marconi non è un teorico e vuole provarci ugualmente. Intanto costituisce la Marconi Internationale Marine Comunication Co. E brevetta il circuito sintonico, senza il quale ci sogneremmo i telefoni cellulari.

Marconi lavora, lavora, lavora, e vince la sua scommessa: impiega un anno a raggiungere l’obiettivo della prima trasmissione transatlantica, è il 12 dicembre 1901 quando un flebile segnale trasmette una “S” in alfabeto Morse da Poldhu in Cornvaglia a Terranova oggi Canada all’epoca impero britannico. Ci si mettono di mezzo tempeste e danneggiamenti, a uno dei quali Marconi sopperirà tramite un lungo filo di rame e un aquilone. L’esperimento verrà ripetuto perché non gli credono. L’ostacolo previsto non si è messo di traverso: Marconi non ha smentito le equazioni di Maxwell, ma ha scoperto una cosa che non prevedeva un po’ come quando Colombo ha toccato l’America non sapendo della sua esistenza: Marconi dato una mano la ionosfera, uno strato dell’atmosfera terrestre di cui all’epoca non si conosceva l’esistenza, e di cui si scoprirà dopo, che ha fatto rimbalzare le onde sulla terra anziché disperderle in orbita: il segnale di Marconi non si è curvato come la terra, ma l’ha seguita a zigzag.

Il successo non piace alle compagnie che progettano e impiantano cavi telegrafici perché li rende obsoleti, gli faranno una lunga guerra legale. Marconi riesce comunque a stipulare contratti con il ministero delle poste e telegrafi italiano e con l’Ammiragliato inglese, pochi mesi dopo cede l’uso gratuito del suo brevetto al Ministero italiano in cambio di una posizione monopolista: a trasmettere saranno solo apparecchi Marconi.


La rivoluzione dell’Sos

Marconi è in grado di trasmette senza fili a livello intercontinentale ma la sua fame non si placa, non solo ha naso per le invenzioni sue, ma anche per le ricadute di quelle degli altri: ha messo in produzione il diodo di Fleming, prototipo del triodo, la valvola termoionica che aprirà la strada alla radio vera e propria, quella che non trasmette solo i segnali ma anche la voce. Nel 1907 viene inaugurato il primo servizio pubblico telegrafico regolare tra Europa e America, l’anno successivo un accordo internazionale per le telecomunicazioni stabilisce l’Sos (tre punti tre linee tre punti) sarà di lì in poi il segnale internazionale di pericolo. Il 23 gennaio 1909 il transatlantico Republic urta il piroscafo italiano Florida al largo di New York la tenacia del marconista che lancia l’Sos per 14 ore salva 1.700 persone e gli equipaggi delle due navi. Gli accordi internazionali hanno ristretto il monopolio della Marconi Co. ma il salvataggio diventa un clamoroso successo internazionale, e Marconi, già candidato al Nobel per la Fisica, senza laurea in Fisica stavolta lo ottiene. Non ha ancora 35 anni.

Nel 1912 il Titanic passerà alla storia per il suo naufragio ma i settecento passeggeri superstiti, portati a New York, andranno a ringraziare personalmente Marconi assiepandosi sotto l’albergo che lo ospita. I monopoli sono in regresso ma a Marconi restano i diritti. Ha appena 40 quando viene nominato senatore del Regno d’Italia per aver illustrato la Patria con alti meriti, su proposta di Francesco Saverio Nitti, economista meridionalista, liberale di orientamento democratico.

 

Il ritorno in Italia

  

Un anno dopo, quando l’Italia entra in guerra Marconi rientra dagli Stati Uniti e si mette a disposizione delle autorità militari. Inquadrato come tenente nell’Esercito presta servizio però all’Istituto radiotelegrafico della Marina. Nel 1918 collega Italia e Australia e il 5 novembre, da direttore della stazione Radio del Gianicolo a Roma capta personalmente il marconigramma che trasmette la notizia dell’abdicazione del Kaiser Guglielmo II, l’inizio della fine della Prima guerra mondiale.

Marconi sederà mandato dall’Italia al tavolo della Conferenza di pace di Versailles, chi lo manda spera che i suoi buoni uffici con gli inglesi facciano digerire le mire italiane su Fiume e la Dalmazia. Tornata la pace Marconi torna ai suoi esperimenti: si compera l’Elettra un grande panfilo che diventerà la sede dei suoi esperimenti. Una casa anche, troppo e troppo spesso, perché la moglie Beatrice O’Brien, sposata nel 1905, con tre figli possa pensare di seguirlo a lungo e infatti il matrimonio, successivamente annullato dalla Sacra Rota, nel 1923 naufragherà.

Nel frattempo nel 1920 Marconi ha dato un’altra spettacolare prova dell’efficacia delle sue scoperte e invenzioni: il 15 giugno grazie ai suoi strumenti, va in onda la prima trasmissione radiofonica della storia: un concerto del soprano Nellie Melba. La BBC madre di tutte le radio d’Europa nasce due anni dopo e Marconi, che nel frattempo studia le potenzialità delle trasmissioni a onde corte capaci di portare il segnale più efficacemente e più lontano, ne è innegabilmente il padre. L’Eiar, antesignana della Rai arriva nel 1927. Quando si risposerà chiamerà Elettra anche la figlia nata dal secondo matrimonio.


Il 12 2024 febbraio Marconi inaugura la stazione radio a onde ultracorte della città del Vaticano


Le maglie del potere

  

Pochi mesi dopo in una delle sue mirabolanti dimostrazioni accenderà da Roma La statua del Redentore del Corcovado a Rio de Janeiro. Marconi nel frattempo ha aderito pubblicamente al fascismo, l’Etiopia è un per lui un luogo di esperimenti di trasmissione in luoghi impervi, ma le sanzioni economiche imposte all’Italia per quella guerra danneggiano gli interessi di Marconi, che si schiera con l’Italia, una posizione che danneggia i suoi rapporti con il mondo anglosassone.

La Bbc gli rifiuta la trasmissione di un suo intervento. Il regime lo copre invece di onori. Lo vuole nel Gran Consiglio, gli assegna la presidenza del Cnr e poi dell’Accademia d’Italia: alla retorica del fascismo fa comodo un esemplare del “genio italico” riconosciuto in tutto il mondo e Marconi non è tipo da urtarsi con il potere.

Solo le sue biografie di più recenti indagano a fondo questo lato della sua vicenda, quella di Riccardo Chiaberge, in forma di romanzo, ma ben documentata negli archivi, mette in luce la sua rete di relazioni, coltivate con una certa spregiudicatezza: emergono sia le lettere di raccomandazione per amici e conoscenti da piazzare qua e là, sia la “e”, di mano Marconi, che zelante segnala l’origine ebraica dei candidati all’Accademia non graditi al Duce.

Marc Raboy, avrebbe voluto intitolare la sua “Il networker”, parola che secondo il suo biografo inglese definisce meglio Marconi sintetizzando compiutamente la sua capacità di connessione: in senso proprio, è davvero l’uomo che ha messo le premesse per la connessione del mondo globalizzato, ma anche quello che ne ha precorso gli intrecci talvolta opachi tra economia, politica e comunicazione.

La sua figura è spesso accostata per la capacità visionaria agli inventori dei colossi della tecnologia attuale. Anche il tema del dual use, il duplice uso civile e militare che oggi interroga la ricerca e i suoi scopi, è molto presente nella sua storia.


E le radio del mondo diviso tacquero unite in suo onore

Non c’è dubbio che le sue invenzioni abbiano attirato anche perché le telecomunicazioni sono sempre state importanti in guerra e perché il fascismo certo ambiva a controllarle. Le sue scelte di compromesso con il potere sono innegabili, come innegabili sono la sua genialità e le possibilità grandiose che ha consentito alle nostre vite, a cominciare dal fatto minuscolo di poter leggere qui la sua storia, vedendo un film che la racconta in Tv.

Un attacco cardiaco ha ucciso Guglielmo Marconi il 20 luglio del 1937. Non ha fatto in tempo a conoscere le leggi razziali né a vedere le sue anime quella inglese e quella italiana lacerate dalla seconda guerra mondiale. Nessuno può dire come le avrebbe vissute. Il regime gli ha tributato un funerale da capo di Stato. Il mondo già diviso lo ha salutato facendo tacere per due minuti all’unisono tutte le radio del pianeta in suo onore. Ancora oggi gli addetti alle radiocomunicazioni sulle navi e sugli aerei si chiamano marconisti. Ed è questa forse la prova che la complessità, anche quella di un uomo, non può essere racchiusa in risposte semplici.





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