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Zuppi: «Non possiamo arrenderci alla logica terribile del male»


Negli occhi ancora le immagini, potentissime, di Maoz Inon e di Aziz Sarah, l'uno che ha visto i genitori uccisi da Hamas e l'altro che ha visto il fratello ucciso dai soldati israeliani, che si tengono per mano mentre danno la loro testimonianza all'Arena di pace, che si è tenuta pochi giorni fa a Verona. E le parole del cardinale Pier Battista Pizzaballa che arrivano da Gaza: «Ho trovato tanto dolore e tanta sofferenza, ma non rabbia né rancore. Questo mi ha colpito e dice molto di questa comunità che vive qui proprio fuori da queste mura. In certi momenti non si possono risolvere i problemi, ma bisogna esserci. Stare lì e dire che ci siamo». E ci sono i vescovi ei cardinali italiani che, in processione, si avviano verso San Pietro, all'altare della cattedra per pregare per la pace. Sono arrivati ​​dalle 226 diocesi del nostro Paese per la 79ª assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Rosario in mano e libretto di preghiera si avviano dall'aula Paolo VI alla basilica dove il cardinale Matteo Zuppipresidente della Cei, ricorda le parole del Pontefice: «Dobbiamo essere Chiesa, pensarsi insieme, perché “noi siamo io sono”, ha detto papa Francesco a Verona. Nessuno esiste senza l'altro, se l'altro non esiste anche noi smettiamo di esistere». Per questo bisogna insistere a cercare vie di pace ed essere «artigiani di pace perché tanti artigiani di pace possano aiutare coloro che hanno il compito di costruire l'architettura della pace e avere il coraggio di iniziare, essendo persone di pace, combattendo l'odio, l'ignoranza, costruendo con la propria vita ponti di solidarietà, di comprensione, di amore». E, ha continuato durante la veglia di preghiera, «La Chiesa è una madre che ama e per questo non può arrendersi alla logica terribile del male che distrugge tutti i ponti perché le persone e le Nazioni vivono contro gli altri oppure senza gli altri. La Chiesa è una madre che porta nel suo cuore quella sofferenza terribile, indicibile, delle vittime, delle tante madri che non vogliono essere consolate perché i loro figli non sono più». E, guardando a Maria che «è madre» ei cui «occhi grondano lacrime», anche noi dobbiamo diventare capaci di piangere «per vedere bene e fare nostro il dolore di chi è colpito dalla violenza, come questa sera, perché diventi invocazione e scelta di essere artigiani di pace». Sapendo, come sa Maria, che «la speranza ha un prezzo perché bisogna contrastare la terribile forza del maschio che conta su interessi enormi, che usa la complicità stolta di tanti, e l'inedia di chi rimanda e pensa di avere sempre tempo. Maria si rende conto, fa sua la sofferenza la capisce più di tutti perché la vede con gli occhi di Gesù. La vede con gli occhi dei bambini, di quei tanti bambini che ci fanno capire il mondo partendo dal loro dolore, da quel grido terribile dei piccoli che giorno e notte invocano la pace con la loro sofferenza e il loro pianto. La dolce insistenza della preghiera del rosario ci fa essere insistenti nel cercare la via della pace, nell'affrontare ogni seme di divisione e di odio per ricostruire la famiglia umana».





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