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Schumacher, 200 mila euro di risarcimento alla famiglia per la falsa intervista a Michael


L'articolo-bufala, realizzato con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale e pubblicato come una grande esclusiva da un magazine tedesco, aveva creato scalpore l'anno scorso. Adesso un tribunale ha chiuso la vicenda

22 maggio 2024 (modifica alle 13:10) – MILANO

Pubblicare un'intervista a un finto Michael Schumacher ricreato dall'intelligenza artificiale non è stata una buona idea. Non soltanto per la mancanza di tatto e per il clamore mediatico che ne è derivato, visto che l'articolo veniva promosso in copertina come un'esclusiva da non perdere, ingannando i lettori sulla reale natura dello “scoop”. E nemmeno perché, a conti fatti, nel giro di pochi giorni la pubblicazione era costata il posto di lavoro ad Anne Hoffmann, la caporedattrice della rivista tedesca Die Aktuelle che si era presa la briga di ideare l'intervista in cui lo Schumi-software raccontava di come gli fosse “cambiata la vita dopo l'incidente”. Non è stata una buona idea neppure sul piano economico…

LA DISPUTA LEGALE

Il magazine ha infatti dovuto corrispondere alla famiglia del campione tedesco una somma di 200.000 euro a titolo di risarcimento danni per aver usato in modo scorretto il nome della leggenda della Formula 1 e della Ferrari. Si chiude così, almeno per il momento, la clamorosa vicenda nata nell'aprile del 2023 con la pubblicazione dell'intervista-bufala a Schumacher, le cui condizioni di salute sono avvolte dal più stretto riserbo in seguito all'incidente sulle nevi delle piste di Meribel il 29 dicembre del 2013. A decidere la somma da corrispondere alla famiglia del campione è stato il Landesarbeitsgericht, il tribunale del lavoro di Monaco di Baviera, che ha condannato la casa editrice del Die Aktuelle, Funke Mediengruppea risarcire gli Schumacher.

ALTRI GUAI IN ARRIVO

Gli avvocati che seguono gli interessi dei familiari del campione tedesco avevano infatti subito intentato una causa contro il settimanale, andando avanti nella disputa anche dopo la rimozione della caporedattrice considerata responsabile per la pubblicazione dell'articolo. A proposito, il gruppo Funke – uno degli editori più grandi in Germania – potrebbe dover rispondere anche del licenziamento di Hoffmann, che il tribunale ha ritenuto “non legalmente valido”.





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