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Gaia Di Fusco: «Che emozione cantare per il Papa»



Sabato 25 e domenica 26 maggio, a Roma, si terrà la prima Giornata mondiale dei bambini, voluta da papa Francesco, che vedrà i bimbi provenienti da tutto il mondo festeggiare questo straordinario evento nella prima giornata allo stadio Olimpico e nella seconda in Piazza San Pietro. Tra le esibizioni più attese che apriranno la Gmb c'è senz'altra quella di Gaia Di Fusco, protagonista della versione italiana del musical dedicato a santa Bernadette Soubirous, che debutterà all'Auditorium della Conciliazione il 16 gennaio 2025, rimanendovi per un mese fino al 16 febbraio successivo. Dopodiché, inizierà una tournée che porterà lo spettacolo in giro per l'Italia. Sul sito ufficiale dello spettacolo è già possibile prenotare i biglietti: https://www.bernadettedelourdes.it/prenota/ In attesa di ascoltare il canto di Gaia Di Fusco nello stadio Olimpico, prima dell'arrivo del Santo Padre, ecco l'intervista pubblicata sul n. 15 di quest'anno di Maria con te in cui la giovane artista racconta tutta l'emozione e la responsabilità di calcare il palco nei panni della santa francese.

Ugrande talento manifestatosi fin da quand'era bambina e che adesso sta dando i suoi frutti, permettendole di

vivere un percorso artistico (e televisivo) di tutto rispetto. Classe 2001, originaria di Mondragone, nel Casertano, Gaia Di Fusco può certamente essere considerata tra le promesse di una nuova generazione di artisti. Esordisce a soli 12 anni nella trasmissione di Canale 5 Io canto, condotta da Gerry Scotti, arrivando fino alla semifinale, guidato dal celebre talent scout Claudio Cecchetto. Nel 2019 è tra i finalisti di Adesso tutti insieme, condotto da Michelle Hunziker sulla stessa rete. L'anno seguente, entra nella scuola di Amici, ma l'avventura nella ventesima edizione del talent di Maria De Filippi termina nel marzo 2021, alla prima puntata della fase serale. «È stata comunque un'esperienza molto importante, un salto di qualità non indifferente per la mia carriera», dice Gaia, il cui percorso sul piccolo schermo procede a gonfie vele, grazie alla partecipazione a Bar Stellail varietà di Rai 2 condotto da Stefano De Martino.

Tv a parte, a dare ulteriore lustro al cammino artistico in continua ascesa di Gaia ora è il teatro: sarà lei a vestire i panni di Bernadette Soubirous (1844-1879) nel musical che porta il nome della santa francese, della quale ricorre la festa il 16 aprile. Lo spettacolo racconta, attraverso brani coinvolgenti e basati sull'inchiesta

ecclesiastica condotta per stabilire l'autenticità delle mariofanie di Lourdes nel 1858, la vicenda della giovanissima veggente depositaria dei messaggi della Bella Signora e del suo accorato invito ai figli di ritrovare la via della preghiera e della fede, ea non lasciarsi ingannare dall'idea di un mondo senza Dio propalata dalla massoneria e dal pensiero positivista. Il ritratto di Bernadette che traspare è quello di una ragazza sensibile, ma piena di grinta e coraggio, capace di difendere la verità, ciò che ha visto e sentito coi suoi occhi e le sue orecchie, pur sfidando i genitori, le autorità civili ed ecclesiastiche , l'intero paese che la deride o dubita dei suoi racconti. Una ragazza, in grado, come disse papa Francesco parlando ai giovani, «di alzare la testa e far sentire la propria voce».

Indimenticabili le parole dedicare a Bernadette anche da Benedetto XVI, nata proprio nel giorno della festa della santa, il 16 aprile 2012, che un anno dopo scelse la data dell'11 febbraio, in cui la chiesa ricorda Nostra Signora di Lourdes per comunicare la sua rinuncia al ministero petrino: «La ragazza semplice del Sud, dei Pirenei – tutti la conosciamo e la amiamo. Bernadette è cresciuta nella Francia illuminista del XIX secolo, in una povertà difficilmente immaginabile. La prigione, che era stata abbandonata perché troppo insalubre, diventò, alla fine – dopo qualche esitazione –, la dimora della famiglia, nella quale ella trascorse l'infanzia. Non c'era la possibilità di avere formazione scolastica, solo un po' di catechismo per la preparazione alla prima Comunione. Ma proprio questa fanciulla semplice, che nel suo cuore era rimasta pura e schietta, aveva il cuore che vede, era capace di vedere la Madre del Signore e in Lei il riflesso della bellezza e della bontà di Dio. A questa fanciulla Maria poteva mostrarsi e attraverso lei parlare al secolo e oltre il secolo stesso. Bernadette sapeva vedere, con il cuore puro e genuino. E Maria le indica la sorgente: lei può scoprire la sorgente, acqua viva, pura e incontaminata; acqua che è vita, acqua che dona purezza e salute. E attraverso

i secoli, ormai, quest'acqua viva è un segno da parte di Maria, un segno che indica dove si trovano le sorgenti della vita, dove possiamo purificarci, dove troviamo ciò che è incontaminato. In questo nostro tempo, in cui vediamo il mondo in tanto affanno, e in cui prorompe la necessità dell'acqua, dell'acqua pura, questo segno è tanto più grande. Da Maria, dalla Madre del Signore, dal cuore puro viene anche l'acqua pura, genuina che dà la vita, l'acqua che in questo secolo – e nei secoli che possono venire – ci purifica e ci guarisce. Penso che possiamo considerare quest'acqua come un'immagine della verità che ci viene incontro nella fede: la verità non simulata, ma incontaminata».

Il musical, opera unica nel suo genere, ha debuttato in Francia nel 2018, in occasione dei 160 anni dalla prima mariofania sui Pirenei, riscuotendo un successo talmente grande da spingere i produttori Eleonore de Galard e Roberto Ciurleo (francese d'origine italiana) a esportarlo in altri Paesi, da New York alla Polonia o all'America latina. In Italia si affiancano loro nella produzione Fatima Lucarini, figlia del grande intellettuale

cattolico Spartaco, tra i primi ad aderire al Movimento dei Focolari, di cui ricorre il centenario della nascita il

prossimo 6 maggio. Mentre all'adattamento musicale (i brani originali sono di Gregoire, la regia di Serge Denoncourt) e alla traduzione dei testi in italiano ha provveduto il cantautore Vincenzo Incenzo. «Siamo entusiasti e non vediamo l'ora di cominciare», dice Fatima Lucarini, a sua volta animata da un forte trasporto mariano, «il debutto avverrà il 16 gennaio prossimo a Roma, all'Auditorium della Conciliazione, dove ci esibiremo esattamente per un mese, nell'anno del Giubileo. Poi lo spettacolo andrà in tournée in tutte le

grandi città. Avvertiamo tutta l'importanza del contesto che affronteremo, ma grazie alla professionalità della nostra squadra e del cast sono certi che sarà un grande successo anche nel nostro Paese». Nomi di alto livello quelli che, assieme a Gaia, calcheranno i più importanti palcoscenici italiani: da David Bàn, nel ruolo del padre di Bernadette, già nel cast di commedie musicali di grande successo quali Grease o Hair, alla cantante poliedrica Chiara Luppi, nei panni della madre della veggente. E poi Fabrizio Voghera, che interpreterà l'abate Dominique Peyramale, e Cristian Ruiz, il commissario Jacomet che interrogherà la giovane Bernadette sulle apparizioni. «È uno spettacolo per tutti, anche per i non credenti», prosegue Fatima Lucarini, «visto che la vicenda di Lourdes viene tratta in chiave storica, con le parole originali dei suoi protagonisti, e non spirituale, o comunque strettamente religiosa. Ciò che più ci interessa è lasciare qualcosa al pubblico. Certamente lo spettacolo potrà anche non piacere a qualcuno, ma avrà raggiunto il nostro obiettivo se ogni spettatore, uscendo dal teatro, sarà spinto a riflettere su quanto visto».

«È un'emozione unica per me avere la possibilità di interpretare colei che fu prescelta dall'Immacolata»,

racconta Gaia Di Fusco, «inizialmente ero un po' intimorita per l'importanza e la grandezza del personaggio, che già conoscevavo, ma non sotto l'aspetto caratteriale. Così, per prepararmi al meglio, ho cominciato a studiare in modo approfondito la sua storia».

Cosa l'ha colpita di più della fi gura di Bernadette?

«Trovo che sia uno splendido esempio per tutti, in particolare per le nuove generazioni: una ragazzina di soli 14 anni, coraggiosa e intraprendente, come tanti giovani di oggi. Proprio perché mi sono documentata molto circa la sua storia, mi ha colpito in particolare il fatto che lei non abbia mai detto di aver visto la Madonna: l'ha sempre chiamata aquerò (“quella là”, in lingua occitana, ndr.), sono stati gli altri a intuire la presenza di Maria in quegli incontri.

Qual è stata la sua reazione quando ha saputo che sarebbe stata lei la protagonista?

«Ero molto contenta e allo stesso tempo un po' spaventata. Rappresenta non soltanto una tappa decisamente

importante della mia carriera, ma anche un modo per esprimere le mie potenzialità a 360°: il canto, la danza e adesso la recitazione».

E i suoi genitori cosa hanno detto?

«Mamma e papà erano felicissimi, mi hanno sempre supportato in ogni cosa fin da piccola. Quando dissi loro di voler intraprendere la carriera artistica, mi rassicurarono subito dicendomi che avrei potuto sempre contare sul loro appoggio. E questo è stato molto importante. Non mi hanno messo mai alcun tipo di pressione».

La famiglia significa molto per lei?

«Significa tutto. Siamo molto uniti, appena posso tornare sempre a Mondragone per trascorrere del tempo tutti insieme. E, in qualche modo, mi sento una predestinata alla carriera artistica, così come i miei fratelli Sara, che fa la cantante lirica, e Nicolò, con la passione per la batteria. La musica è il filo rosso della nostra famiglia e questo lo dobbiamo a nostra madre Annamaria, anche lei grande appassionata di musica fin da ragazza. Sono certo che se all'epoca fossero esistiti i talento, o comunque ci fossero stato delle possibilità in più, oggi sarebbe un'artista affermata».

La sua è una famiglia cattolica?

«Assolutamente sì, soprattutto mia nonna e mia zia, che da sempre nutrono una grande devozione alla Madonna. Ricordo con particolare affetto gli anni del catechismo: a neanche un anno ero già in grado di cantare e quando parlavo con gli altri bambini che mi dicevano di non saperlo fare restavo incredula. Per

mi equivaleva a non sapere respirare. Poi ci furono le prime Messe a cui mi accompagnava mia nonna. Lì avvenne il primo vero contatto col canto: guardavo il coro della chiesa e restavo incantata. Per diversi anni ne ho fatto parte».

Poi è arrivata la Tv: Io canto, Adesso tutti insieme e infine Amici. Che ricordo ha di quelle esperienze?

«Diciamo che sin da piccola sono sempre stata abituata ai casting, ma ognuna di esse ha avuto un impatto decisamente importante. Quella di Amici è stata per così dire un buon “trampolino di lancio” per la mia attività e sono molto felice di essere rimasta in contatto con alcuni compagni. Conservo un bellissimo ricordo anche di Maria De Filippi: è sempre stata molto attenta a noi ragazzi, dietro le quinte era piacevole scambiare

qualche parola con lei. Ci chiedeva come stesse procedendo il percorso, dandoci anche qualche consiglio. Mi piacerebbe tanto incontrarla di nuovo. Chissà, magari il debutto di Bernadette proprio a Roma potrà essere l'occasione giusta».

Lei viene dalla provincia: ha mai avuto il desiderio di “evadere” da quella realtà?

«Quando si vive lontani dalle grandi città è normale nutrire il desiderio di poterci andare un giorno. A 19 anni, per prendere parte ad Amici, ho fatto i bagagli e sono partita per Roma, dove poi sono rimasta per esigenze lavorative. Ma non ho mai vissuto la mia città d'origine come una “prigione”. I miei affetti più

cari sono tutti lì e, non appena ne ho la possibilità, torno dalla mia famiglia e dai miei amici».

A chi si ispira per la sua arte?

«Un mio importante punto di riferimento è sempre stata Mina. Fin da piccola ascoltavo le sue canzoni. Non ambisco certamente a eguagliarla, lei è e sarà per sempre unica nel suo genere».

E il suo sogno nel cassetto?

«È un cassetto da sempre stracolmo di sogni. Anche qui, con le dovute precauzioni e senza voler fare alcun paragone, mi piacerebbe diventare la Raffaella Carrà di domani. Era un'artista poliedrica, energica, sempre col sorriso sulle labbra. Sarei davvero felice di riuscire a percorre le sue orme».

Matteo Menegol

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