Economia Finanza

Come far ripartire il dialogo finanziario tra Cina ed Europa


Non è il momento di chiudersi, bensì di approfondire le conoscenze reciproche, un passaggio obbligato se vogliamo canalizzare gli investimenti finanziari e, in particolare, il risparmio, nell'economia reale». Questo l'invito di Giovanni Tria, economista, già ministro del Tesoro, instancabile costruttore di strutture giuridiche e strumenti di dialogo tra diversi mondi nell'intervento di sintesi del panel su Mercati finanziari tra Europa e Cina al quale hanno preso parte, circostanza eccezionale, rappresentanti delle istituzioni finanziarie cinesi.

Gli investimenti

La spinta riformatrice delle autorità di Pechino sugli investimenti esteri, anche finanziari, di sette anni fa ha incontrato vari ostacoli, dalla pandemia ai conflitti in Ucraina e Gaza, alle tensioni geopolitiche con le transizioni ecologiche e digitali.

Bisogna rimettere in moto questo processo, la finanza può avere un ruolo fondamentale nel mantenere i legami, disegnare politiche e regole del commercio internazionale, garantire il flusso di capitali da una parte e dall'altra del globo.

La Cina, com'è noto, è seduta su un tesoro, quel 45% di tasso di risparmio rispetto al Pil. Banche e assicurazioni occidentali fanno fatica a entrare nel mercato finanziario cinese o si autolimitano perché c'è un problema di fiducia.

Ma il problema della fiducia «si supera con la conoscenza reciproca, sapendo che le distanze sistemiche sono tante e molto rilevanti», ha sottolineato Tria.



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