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L’ultimo giorno di Luca, Alessandro e Simone, i tre finanzieri del Soccorso Alpino morti in Val Masino: “Esperti e preparati, ma la montagna non perdona”


Val Masino (Sondrio) – “Ma certo, hanno fatto colazione qui stamattina. Un caffè, una brioche e sono saliti su, come tante altre volte”. Dietro al bancone del bar albergo San Martino, la signora Enrica ripete la storia che ha raccontato agli avventori, a chi cerca (e trova online) le foto di Luca, Alessandro e Simone, di quei ragazzi che su queste montagne si allenavano a salvare gli altri. “Guardi, ha pagato questo qui”, e il dito della signora Enrica si allunga sul volto di Simone, il più giovane di età e di servizio – due anni appena – eppure “sicuramente molto esperto”, come conferma una fonte investigativa, di arrampicate anche su pareti come quel Precipizio che, a guardarlo dalla valle, avvolge la gola in un nodo.

“Eppure, anche se in questo caso sembra quasi brutto dirlo”, premette Matteo De Zaiacomo, presidente dei “Ragni di Lecco” ed espertissimo di queste pareti, “sono esercitazioni che si fanno in massima sicurezza. E purtroppo, in montagna, quando qualcosa va storto è tra le cose che metti nel conto”.

Val Masino, tre finanzieri del Soccorso alpino muoiono durante un'esercitazione: il luogo dell'incidente




Luca Piani lascia un bimbo di tre anni, avuto dall'ex moglie Chiara con cui il rapporto era terminato da tempo. Aveva lasciato la casa di Teglio, dove si era trasferito dalla sua Merano, e si era trasferito nel capoluogo per ricostruire la sua vita dalla montagna, con la montagna. Le foto sulle pareti pubblicate sulle sue bacheche ne raccontano l'essenza, e del resto il Sagf lo aveva scelto fin da quando aveva fatto la leva, perché solo qui, in divisa e in altezza, avrebbe potuto lavorare.

Giro raggiante anche Alessandro Pozzi con la tuta e gli sci in mano, “principe delle nevi” come lo ricordano gli amici del Reit Ski Team di Bormio, “ti abbiamo cresciuto e voluto bene”. Lavorava nella sezione di Madesimo e lì stava facendo da mentore a Simone Giacomelli, l'ultimo arrivato, anch'egli cresciuto sugli sci del Cai Valfurva, cugino dell'olimpionica di short track Lucia Pieretti. “Li ho visti crescere entrambi, due bravissimi ragazzi”, li piange il sindaco di Valdisotto, Alessandro Pedrini. L'arruolamento nella Guardia di Finanza, il lavoro sulle vette, in missione per portare in salvo chi si avventurava dove (o quando) non si deve o non si può, non era soltanto la naturale prosecuzione delle loro passioni: era una missione.

E lo shock lo senti anche nelle parole del primo cittadino di Val Masino, Pietro Taeggi: “Un pezzo della nostra famiglia ci lascia, venivano sempre ad esercitarsi qui, tutti giovanissimi. Li avevo incontrati fuori dal bar alle 9 e ci siamo salutati, Per l'ultima volta”.

Ai piedi del Precipizio degli Asteroidi l'aria è spessa anche tra gli operatori che ci lavorano e offrono servizi. Come al Campeggio Ground Jack, o alla Trattoria del Gatto Rosso, dove quei volti di ragazzi erano familiari, “anche solo per un buongiorno e un bottiglietta d'acqua prima di salire su”. Sul sentiero arriva la chioma scarmigliata e la barba grigia di Andrea Barbieri, musicista e dj che ha vissuto 25 dei suoi 59 anni – gli ultimi – qui in Val di Mello, lontano dalla sua Milano. “Perché questo è il paradiso, e arrampicarsi sull'Amplesso è una scarica di adrenalina unica, una goduria che non puoi capire finché non sei lassù. Questa è una tragedia senza senso per tutti noi arrampicatori. Gli elicotteri qui vengono a raccogliere corpi di cercari di funghi, o di sciatori morti su una valanga, o in auto lungo i sentieri. Mai per recuperare arrampicatori”.

Solleva ancora lo sguardo verso la roccia che ha tradito Luca, Alessandro e Simone e scuote la testa. “Il Masino è severo. Non perdona. Ma questi erano ragazzi esperti, sapevano cosa si deve fare sulla parete, e che questa montagna si deve rispettare. Io l'avrò scalata venticinque volta, ho puro girato un video mentre correvo sul costone, una cosa molto più pericolosa dell'arrampicata. Ma avevo tre corde che mi reggevano. No, guardia…”. E scende giù, in pantaloncini e sandali, a bere alla salute di tre angeli.



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