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«Dobbiamo essere ‘eucaristici’ e diventare ciò che mangiamo, cioè dono per gli altri»


«Non dimentichiamo la martoriata L'Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar. Faccio appello alla saggezza dei governanti perché cessi l'escalation e si ponga ogni impegno nel dialogo e nella trattativa».

È l'appello di papà Francesco all'Angelus in piazza San Pietro nella Solennità del Corpus Domini in occasione della quale, nel pomeriggio alle 17, presiederà la Messa nella Cattedrale di San Giovani in Laterano a cui segue la processione eucaristica verso la Basilica di Santa Maria Maggiore dove il Pontefice impartirà la solenne benedizione eucaristica.

L'altro invito di Francesco, al termine della preghiera mariana, è quello di pregare per il Sudan «dove la guerra», afferma, «che dura da oltre un anno non trova ancora una soluzione di pace. Tacciano le armi e con l'impegno delle autorità locali e della comunità internazionale si porti aiuto alla popolazione, ei tanti sfollati e rifugiati sudanesi possono trovare accoglienza e protezione nei Paesi confinanti».

Prima dell'Angelus, Francesco si sofferma sul Vangelo odierno che racconta l'ultima Cena di Gesù: «L'Eucaristia richiama anzitutto la dimensione del dono. Gesù prende il pane non per consumarlo da solo, ma per spezzarlo e donarlo ai discepoli, rivelando così la sua identità e la sua missione», spiega il Pontefice, «Egli non ha trattato la vita per sé, ma l'ha donata a noi; non ha considerato un tesoro geloso il suo essere come Dio, ma si è spogliato della sua gloria per condividere la nostra umanità e farci entrare nella vita eterna».

Secondo il Pontefice, «di tutta la sua vita Gesù ha fatto un dono. Comprendiamo allora – ha proseguito – che celebrare l'Eucaristia e cibarci di questo Pane, come facciamo specialmente alla domenicanon è un atto di culto staccato dalla vita o un semplice momento di consolazione personale; dobbiamo sempre ricordarci che Gesù, prendendo il pane, lo spezzò e lo diede loro e, perciò, la comunione con Lui ci rende capaci di diventare anche noi pane spezzato per gli altri, di condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo. Ecco a cosa siamo chiamati: a diventare ciò che mangiamo, a diventare “eucaristici”, cioè persone che non vivono più per sé stesse, nella logica del possesso e del consumo, ma che sanno fare della propria vita un dono per gli altri».

È proprio grazie all'Eucaristia, ha sottolineato Bergoglio, che «diventiamo profeti e costruttori di un mondo nuovo: quando superiamo l'egoismo e ci apriamo all'amore, quando coltiviamo legami di fraternità, quando partecipiamo alle sofferenze dei fratelli e condividiamo il pane e le risorse con chi è nel bisogno, quando mettiamo a disposizione di tutti i nostri talenti, allora stiamo spezzando il pane della nostra vita come Gesù. Chiediamoci allora – ha concluso, prima di introdurre la preghiera mariana -: io tengo la mia vita solo per me stesso o la dono come Gesù? Mi spendo per gli altri o sono chiuso nel mio piccolo io? E, nelle situazioni di ogni giorno, quindi condividere oppure cercare sempre il mio interesse?».





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