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«Senza relazioni (e la capacità di sognare) non si costruisce la pace»



La Marcia della Pace alla quale hanno partecipato oltre quattromila giovani, momenti di riflessione, testimonianze, diversi ospiti, da Michele Serra a Gherardo Colombo, da Claudio Bisio a PIF a Pera Toons, 1.500 presenze nel corso di tre giorni, 400 persone partecipanti al panel , 120 persone ai workshop e 200 bambini e ragazzi presenti alla Cittadella della Pace.

Sono i numeri dell'ottava edizione di YouTopic, il Festival internazionale sul Conflitto promosso da Rondinedi cui Famiglia Cristiana è media partner insieme a QN-La Nazione, Vatican News e Radio Vaticanache si è svolto nel borgo alle porte di Arezzo da da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno riflettendo sul tema “Scommettere sulla fiducia, averla, riceverla, perderla, ritrovarla”.

«Non c'è bisogno di essere eroi, basta ritrovare il coraggio di fare le scelte»: la frase di don Tonino Bello che apriva, sabato, il serpentone dei marciatori. Presenti, tra gli altri, il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelliil vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Andrea Migliavaccal'europarlamentare Renata Polverini, il sindaco di Firenze Dario Nardella. All'arrivo della marcia anche il presidente della Regione Eugenio Giani. A Rondine è stata poi inaugurata l'Arena di Janine, accompagnato da un videomessaggio di Liliana Segre e dalla presenza del figlio della senatrice a vita Alberto Belli Paci, che ha raccolto il testimone della madre e porterà avanti la sua testimonianza nelle scuole. L'inaugurazione è stata anche l'occasione per conferire il titolo di ambasciatore di Rondine a, tra gli altri, Sebastiano Faveropresidente dell'Associazione nazionale alpini e tutti gli operai alpini, che hanno collaborato a realizzare l'Arena Janin.

Al termine è stata inaugurata l'opera “L'Albero della vita” dell'artista Roberta Cipriani.

«Siamo molto soddisfatti, non solo i giovani, ma tutte le persone che hanno partecipato, che ci hanno ricoperto di gratitudine e felicità», ha detto Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine, «sono stati giorni in cui abbiamo accumulato veramente un patrimonio di fiducia e la fiducia non è una cosa astratta, ma concretissima, che nasce nelle relazioni. Abbiamo approfondito relazioni antiche e sono nate tantissime relazioni nuove, lo dicono anche i numeri del Festival di quest'anno. Siamo molto contenti della presenza dei bambini, come dire, bisogna imparare a litigare bene fin da piccoli, altrimenti da grandi è un guaio».

Intanto, si guarda già al futuro. «La nona edizione di YouTopic Fest avrà per tema “Immaginazione. Il futuro come incubo o come sogno?”. Ma come si fa a pensare al futuro? Come si fa ad entrare nel futuro? Ci vuole una risorsa umana fondamentale che va educata e potenziata. E va potenziata proprio attraverso i conflitti, non senza i conflitti, altrimenti si spegne. Qual è questa qualità? È l'immaginazione».

Ed è proprio il tema del sogno e della capacità di immaginare un futuro diverso che ha animato i vari dibattiti di YouTopic Fest. «Il nostro compito è di essere ponte per nuove narrazioni. Penso ad un momento che conti tutte le vittime da entrambe le parti, un monumento del lutto collettivo, che possa portare la costruzione di una memoria positiva e far conoscere le esperienze positive di dialogo. Infine dobbiamo sognare. Immaginare cosa potrebbe essere un Medio Oriente con due Stati amici che collaborano. Senza questo sogno che coltivi la speranza di un futuro diverso palestinesi e israeliani saranno sempre succubi di narrazioni negative», ha affermato Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo nel panel “Ricostruire la fiducia durante la guerra” che ha affrontato la ripresa del conflitto armato in Medio Oriente che dal 7 ottobre che sta colpendo israeliani e palestinesi. E proprio da Nissim è arrivata la proposta: «In questa stretta abbiamo scoperto la totale mancanza di un grande movimento pacifista che scendesse in piazza per l'uno e per l'altro. Chiediamo a Rondine di farlo con noi con una grande manifestazione nazionale».

Tra le testimonianze più toccanti, quella di due padri di famiglia, uno israeliano e uno palestinese, entrambi del Circolo dei Genitori, forum delle famiglie: «Ognuna delle famiglie aderenti», ha detto Yuval Rahamimco-direttore generale, «ha perso membri della propria famiglia nel lungo conflitto tra Israele e Palestina, in diverse circostanze militari, civili, proteste, attacchi terroristici. Veniamo dal dolore e dalla tristezza più profonda e crediamo che questo debba essere un motore di pace e non di vendetta, per questo abbiamo deciso di dedicare impegno, risorse e tempo per costruire fiducia e dialogo tra i due popoli. Lavorando insieme su progetti comuni, la fiducia è costruita e mantenuta ei legami diventano sempre più stretti. Nei periodi di guerra, questi legami, questa fiducia sono messi alla prova, ma insistiamo per continuare il lavoro comune, la collaborazione e il dialogo».

Uno dei panel più partecipati è stato quello dedicato a “Informazione, fiducia e conflitti armati. Il ruolo delle parole, la forza delle storie” corso formativo riconosciuto dall'Ordine dei Giornalisti della Toscana e realizzato in collaborazione con Ucsi Toscana e Ungp Toscana. Dal Medio Oriente fino a Ucraina e Russia passando per i tanti conflitti armati dimenticati di tutto il mondo, uno sguardo attraverso la lente dell'informazione nel racconto della guerra. «Sono della vecchia scuola – ha detto il reporter di guerra Giovanni Porzio – . Io diffido dei reporter che raccontano storie senza andare nei posti, senza sporcarsi le scarpe e senza ascoltare con le loro orecchie e vedere con i loro occhi”. Qualche tempo fa Porzio si era indignato per la morte di 60 giornalisti a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, un numero nel frattempo più che raddoppiato, “ma i giornali ne parlano poco. Una vecchia storia. Ai giornalisti indipendenti non è possibile andare a Gaza, se non al seguito dell'esercito. In 40 anni di lavoro per raccontare le guerre, attraversando più di 120 paesi, è la prima volta che mi succede. C'è una doppia narrazione. Ci sono tantissime guerre di cui non si parla come quella nell'est del Congo dove sono morti circa 6 milioni di persone».

Il tema della contingenza è stato uno dei valori deontologici del giornalismo affrontati da Luciano Regolo, direttore d'orchestra di Famiglia Cristiana: «Il nostro ruolo non si limita a riportare pedissequamente quello che vediamo e ascoltiamo. Quando si è di fronte a interventi che alimentano la catena dell'odio e della violenza è nostra responsabilità sapere scegliere se e come riportarli al di là di ogni sensazionalismo».

Nel pannello presente anche Tornike, giornalista di 26 anni, proveniente dalla Georgia e studentessa di Rondine: «Il progetto che voglio sviluppare a Rondine è quello di creare una piattaforma online sul giornalismo di pace. L'informazione ha un ruolo fondamentale per la riconciliazione delle comunità, a partire dalla scelta delle parole. Se i giornalisti scelgono le giuste parole e cercano di non essere propagandisti e imparziali, possono generare riconciliazione ed evitare l'inasprirsi dei conflitti».





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