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«Roma sia a servizio degli ultimi»



Per Roma è il tempo «del coraggio, della ecologia e della pace». Il sindaco Roberto Gualtieri accoglie papa Francesco in Campidoglio. Dialogano insieme prima di affacciarsi a salutare la popolazione che si è raccolta in piazza. Il Pontefice, per la seconda volta nel municipio capitolino dopo la visita del 2019, è tornato a sottolineare la vocazione universale della città. Una città unica, ha ribadito, che si appresta a vivere il giubileo del 2025 con ricadute positive, ha spiegato Bergoglio, «sul volto stesso della città, migliorandone il decoro e rendendo più efficienti i servizi pubblici, non solamente nel centro ma favorendo l' avvicinarsi tra centro e periferiche'». Nel discorso in aula Giulio Cesare, il Papa ha ricordato che il Giubileo è un evento «religioso, un pellegrinaggio orante e penitente per ottenere dalla misericordia divina una più completa riconciliazione con il Signore. Esso, tuttavia, non può non coinvolgere anche la città sotto il profilo delle attenzioni e delle opere necessarie ad accogliere i tanti pellegrini che la visiteranno, aggiungendosi ai turisti che vengono ad ammirare il suo immenso tesoro di opere d'arte e le grandiose tracce dei secoli passati». Ripercorrendo la storia della città che, ha ricordato a braccio, «nasce dalle macerie di Troia», il Pontefice ha voluto sottolineare proprio il carattere di «rinascita» continua di Roma e porre l'accento sulla sua vocazione universale all'accoglienza. «Roma si è sempre confermata, anche in queste fasi storiche più recenti, nella sua vocazione universale, come testimoniato dai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, dai diversi Anni Santi celebrati, dalla firma del Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea, come pure del Trattato che istituì la Corte Penale Internazionale, dalle Olimpiadi del 1960, dalle Organizzazioni internazionali, in particolare la FAO, che a Roma hanno la loro sede». E, poi, annunciando che aprirà una porta santa in un carcere, ha auspicato che «Roma, città dallo spirito universale», metta questo spirito «al servizio della carità, al servizio dell'accoglienza e dell'ospitalità. Pellegrini, turisti, migranti, quanti si trovano in gravi difficoltà, i più poveri, le persone sole, quelle malate, i carcerati, gli esclusi sono i più veritieri testimoni di questo spirito. Possano testimoniare che l'autorità è pienamente tale quando si pone al servizio di tutti, quando usa il suo legittimo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e, in modo particolare, dei più deboli, degli ultimi. Continua Roma a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile. L'enorme afflusso nell'Urbe di pellegrini, turisti e migranti, con tutto ciò che significa in termini di organizzazione, potrebbe essere visto come un aggravio, un peso che frena e intralcia lo scorrere normale delle cose. In realtà, tutto questo è Roma, la sua specificità, unica al mondo, il suo onore, la sua grande attrattiva e la sua responsabilità verso l'Italia, verso la Chiesa, verso la famiglia umana».





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