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L’Italia bipolare di Giorgia ed Elly ma il ‘partito’ dell’astensione è maggioranza nel Paese



I vincitori delle elezioni europee in Italia sono tre: il “partito” degli astensionisti, Giorgia Meloni, premier in carica e leader di Fratelli d'Italia, il principale partito della coalizione di governo, ed Elly Schleinleader del Pd, il principale partito d'opposizione.

È abbastanza curioso che dopo una tornata elettorale dove ognuno correva per sé, con il proporzionale puro, sia uscito un quadro di marcato bipolarismo con le due leader che si sono notevolmente rafforzate nei rispettivi campi d'azione.

Cominciamo dal dato, davvero preoccupante, dell'astensionismo. Per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana l'affluenza al voto non supera il 50% fermandosi al 49, cinque punti percentuali in meno rispetto alla precedente tornata elettorale del 2019, quando la partecipazione era stata del 54,5%.

Da questo punto di vista, gli appelli della Cei e di molte realtà associative del mondo cattolico ad andare a votare non sono stati ascoltati, soprattutto al Sud, dove l'astensionismo ha fatto da padrone in modo più marcato, con una percentuale di affluenza che ha toccato livelli da allarme rosso: circa il 60% degli elettori ha disertato le urne.

In Sardegna e in Siciliaad esempio, si è registrato un tasso di partecipazione inferiore al 40%, mentre in Calabria è appena superato il 40%. In Basilicata, Puglia e Campania, l'affluenza si è attestata intorno al 43%, mentre Abruzzo e Molise hanno registrato rispettivamente il 47% e il 48%. Numeri che sembrano dipingere un quadro peculiare italiano. I dati provenienti dagli altri stati membri dell'Unione Europea confermano una tendenza leggermente positiva, con un'affluenza alle urne che si è attestata intorno al 51%, leggermente superiore rispetto al 50,7% del 2019.

Il successo di Fratelli d'Italia è evidente dai numeri. Rispetto al 25,98% delle politiche del settembre del 2022, il partito di Meloni ha guadagnato quasi tre punti percentuali, arrivando a sfiorare il 29%. Confermare e migliorare il consenso dopo oltre un anno e mezzo di governo è un risultato notevolissimo, soprattutto se si dovranno le difficoltà economiche in cui il governo si è trovato ad operare.

La premier, candidandosi in maniera fittizia in tutte le circoscrizioni anche se non andrà ovviamente a Bruxelles, ha ottenuto poco meno di 2,3 milioni di preferenze e quindi la scelta di chiedere agli elettori un voto personale per sé ha pagato.

Il successo di Meloni e Fratelli d'Italia è chiaro anche nell'ottica europea. L'Italia, infatti, è il solo Paese in cui il governo esce sensibilmente rafforzato dal voto.

In Germania l'opposizione dei Cristiano Democratici (CDU/CSU) ha preso da sola quasi gli stessi voti di quelli ottenuti dai tre partiti della coalizione che sostiene il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz.

In Francia il presidente Emanuele Macron ha deciso subito di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni di fronte al travolgente successo dell'estrema destra del Rassemblement Nazionale di Marine Le Pen.

E anche dentro Spagna il partito socialista del capo del governo Pedro Sanchez è stato sconfitto dai Popolari di centrodestra.

In Italia, al contrario, la coalizione di destra ha ottenuto una chiara conferma, e questo soprattutto grazie a Fratelli d'Italia, che ha preso il triplo dei voti degli alleati di Forza Italia (9,7%) e Lega (9,1%).

Questo risultato dà una grossa legittimazione a Meloni nelle trattative che inizieranno nelle prossime settimane con gli altri capi di Stato e di governo europeo per definire i ruoli della nuova Commissione europea con la “maggioranza Ursula” composta dai partiti europeisti (Ppe, Socialisti e Renew) che non solo regge ma è l'unica percorribile per avere una maggioranza a sostegno della nuova Commissione.

«Ci ​​hanno visti arrivare, ma non sono riusciti a fermarci», lo ha detto il premier commentando la scorsa notte a Roma la vittoria elettorale.

È un commento che può fare suo, in maniera speculare, anche Elly Schlein perché il Pd ha ottenuto un risultato, il 24%, che va ben oltre le aspettative più ottimistiche fatte nelle ultime settimane. Ha fatto meglio delle politiche del 2022, quando il Pd guidato da Enrico Letta, prese il 19% dei voti e ancora meglio delle Europea del 2019 quando il partito guidato da Nicola Zingaretti ottenne il 22,7% dei voti: in quel caso, però, i Dem contavano ancora sul contributo di Carlo Calenda e Matteo Renzileader che avrebbero poi promosso delle scissioni nei mesi seguenti.

Schlein ha vinto e si è notevolmente rafforzata a livello di leadership personale e come possibile federatrice dei partiti di opposizione, mentre ha perso chi, dal leader del M5S Conte al centro liberale (Calenda e Renzi), le ha fatto campagna elettorale contro ottenendo risultati deludenti.

IO Cinque Stelle non sono andati oltre il 10%, tallonati da ForzaItalia che, orfana di Silvio Berlusconise si pensava fosse finita su un binario di declino irreversibile e invece, con la virata a destra della Lega spinta dal generale Vannacci, si pone come punto di equilibrio moderato all'interno della coalizione di governo, mentre i partiti europeisti di centro, anche a causa dei contrasti personali tra Renzi e Calenda, non hanno superato la soglia di sbarramento del 4 per cento e dunque non eleggeranno eurodeputati: una disfatta piuttosto clamorosa, benché la somma delle liste di Azione (Calenda) e di Stati Uniti d'Europa (Renzi), sia di oltre il 7%.

Un quarto vincitore di questa tornata è Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni che col 6,6% quasi ha raddoppiato il 3,6 ottenuto alle politiche del 2022, grazie anche all'effetto della candidatura di Ilaria Salis che ha preso oltre 165 mila preferenze.

Un partito che potrebbe spostare un po' più a sinistra il baricentro della coalizione progressista e che è risultato il terzo partito più scelto (dopo il Pd e il M5S) dagli under 30 che sono andati al voto. Questo dimostra che i temi dell'ambiente, del Green Deal e della pace sono decisivi per la mobilitazione e la partecipazione giovanile al voto.





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