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Al via con ‘Orfeo’ il Monteverdi Festival



Parte con Orfeo, il primo capolavoro nella storia del melodramma, la 41a edizione del Festival Monteverdi. Sede del Festival è Cremona, la città lombarda dove il compositore nacque nel 1567. Dal 14 al 23 giugno sono oltre trenta le produzioni d'opera, concerti, incontri, residenze formative ed esperienze crossover tra più linguaggi performativi.

L'Orfeo in programma la sera del 14 al Teatro Ponchielli (con replica il 21 giugno) sarà diretto da Francesco Corti alla guida dell'ensemble Il pomo d'oro, formazione orchestrale tra le più apprezzate nel panorama europeo della musica antica. L'aretino Francesco Corti, apprezzato clavicembalista, vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali per le sue incisioni delle musiche di Bach e di Händel, è il direttore principale dell'ensemble Il pomo d'oro dal 2018.

Nel cast i vincitori del Concorso Internazionale di Canto Barocco CMC – Cavalli Monteverdi Competition, insieme ad artisti affermati del repertorio monteverdiano. La regia ei costumi sono di Oliviero Fredy. Fredj, 47 anni, è metà inglese metà francese. Ha studiato letteratura britannica, teatro e musica alla Hogeschool voor de Kunsten nei Paesi Bassi. Ha iniziato la sua carriera come coordinatore di progetti educativi e sociali in diverse città d'Europa e del Sud Africa e poi ha lavorato come giornalista culturale. Nel 2010 inizia la sua collaborazione con Robert Carsen e il Théâtre du Châtelet e al Festival d'Aix en Provence. In questa stagione ha avuto un grande successo al Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles con La bastarda di Donizetti.

“Per affrontare la regia di un'opera così importante per la storia del melodramma”, spiega Fredy, “sono partito con l'interrogarmi su quel che era novità alla creazione ed il contesto in cui l'opera è stato creato. Non sarà una modernizzazione della drammaturgia ma piuttosto uno spostamento dei punti di vista perché siano percettibili dal pubblico contemporaneo. Per realizzare questo spostamento di punti di vista mi sono avvalso alla fisica quantistica e al paradosso di Schrödinger. E se Euridice fosse il gatto di Schrödinger? Se il nostro sguardo contemporaneo non fosse solo quello che ascolta Verdi o Debussy, ma anche quello che guarda la scienza, e in particolare la vita e la morte, modificata dalle scoperte della fisica quantistica? E se la favola di Orfeo fosse per noi una questione sullo sguardo: del pubblico, della verità, dell'identità?”.

Sontuosa conclusione del Festival Monteverdi sarà il concerto del 23 giugno al Teatro Ponchielli con la partecipazione di Cecilia Bartoli. Accompagnata da Les Musiciens du Prince diretti da Gianluca Capuano, la Bartoli si esibirà in arie di Monteverdi, Corelli, Handel, Geminiani e Vivaldi.





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