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Cittadinanza, Pegah Moshir Pour: “Quanto dolore a scuola, dopo l'11 settembre per i docenti ero una terrorista”

Pegah Moshir Pour, attivista italo-iraniana, autrice de “La notte sopra Teheran”, dialoga con la saggista Maura Gancitano e con Ilaria Venturi: “Ho avuto la cittadinanza solo nel 2012, ma sono in Italia dal 1999. Ci sono 2 milioni di giovani che non l'hanno ancora e non hanno potuto votare. Il loro appello ai giovani italiani di votare per loro non è stato ricevuto. Ci sono tantissimi ragazzi che parlano un italiano perfetto, persino il dialetto del posto: non stupiamoci, è la nuova Italia. Dobbiamo riconoscerlo dal punto di vista culturale e legislativo, qui siamo indietrissimo sul tema della cittadinanza. Dobbiamo meritarcela? Quanto dolore da certe frasi della politica”.

Ancora Pegah Moshir Pour in sala Thierry Salmon all'Arena del Sole per “Generazioni emergenti: cittadinanza e identità: “A scuola mi sono sentita estraniata, non potevo andare in gita. Questo è un dolore comune” a tanti altri giovani. “Tutti mi dicevano: Ma tu sei italiana… Sì, ma non per lo Stato. È stato da lì che è iniziato il mio attivismo e non ho mai smesso”.

La saggista Maura Gancitano riflette sul concetto di identità: “L'identità italiana non esiste, è piena di tante lingue e culture diverse. Questa è la nostra ricchezza. L'identità italiana è un falso storico, ma è un puntello usato da certe forze politiche che tocca la paura della minaccia esterna. Dobbiamo invece capire che siamo interdipendenti dagli altri, e che non perdo il mio io quando mi relaziono con gli altri. L'Italia è sempre stata un luogo di attraversamento, e noi italiani siamo stati erranti”.

Moshir Pour riflette sul tetto agli alunni stranieri a scuola: “Leggendo di quella proposta sono tornata a quando dopo l'11 Settembre venivo additata come terrorista da parte non dei compagni, ma dei docenti. Se si va a parlare con le persone che crescono in classe con coetanei 'stranieri', si scopre che hanno una percezione diversa rispetto agli adulti. La realtà è altra, non c'è nessuna paura”.

Gancitano aggiunge: “Tutti i tentativi di separare le persone sono problematici. Dobbiamo riconoscere che la paura della diversità non appartiene solo alle frange più conservatrici. Nei ragazzi invece la diversità crea curiosità. Anche l'idea di separare i disabili è qualcosa che appartiene al passato. La scuola può aiutarti a sviluppare la cooperazione. Il governo fa un danno grossissimo a chiunque si senta diverso, escluso, inadeguato. Non è possibile che il singolo che parte da una condizione di svantaggio debba sempre dimostrare di essere eccezionale per meritare qualcosa”.

Gancitano riflette sulla paura della propria identità: “Se hai solo a che fare con certe categorie, quando vengono minacciate allora hai paura del diverso. Come dice Hannah Arendt chi non si interroga su se stesso può credere a qualsiasi cosa avvenga dall'esterno. Ma noi non dobbiamo sentirci in pericolo. È la stessa radice dell'omofobia. La paura fondamentale della diversità è la paura di conoscere te stesso”.

Moshir Pour a fine incontro apre una finestra sulla situazione in Iran, paese in cui è nata. “Non è cambiato nulla negli ultimi anni, da quando il mondo ha iniziato a scoprire cosa accadeva da 45 anni. Si racconta quello che il regime espone fuori, ma non quello che i cittadini raccontano dentro. Tanti giovani attivisti rischiano l'impiccagione. Se l'Onu condanna Raisi – che veniva chiamato il macellaio – poi lo stesso Onu gli dedica due minuti di silenzio in una seduta plenaria. La gente è stanca di questa ipocrisia”.



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