News

«Dai Grandi del G7 non una parola per quei poveri morti»


Monsignor Gian Carlo Perego.

«Durante il G7 in Puglia non è stata spesa una parola sul tema immigrazione, non una parola per tutte queste persone che sono in fuga e continuano a morire». L'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, presidente del Cemi e della fondazione Migrantes, interviene sugli ultimi due naufragi avvenuti a largo del Mediterraneo Centrale e dello Ionio.

Due naufragi in poche ore con dieci corpi recuperati a largo di Lampedusa e un veliero partito dalla Turchia naufragato di fronte alle coste calabresi con 66 dispersi. E ancora tanta indifferenza…

«Non una parola nonostante i morti in mare aumentandono ei numeri di rifugiati e richiedenti asilo continuano a crescere per le 39 guerre in atto nel mondo, nonostante gli strumenti più avanzati per il monitoraggio del Mediterraneo, in questo caso dello Ionio. L'indifferenza nei confronti dei migranti che muoiono in mare continua a crescere e quella domanda rivolta da Papa Francesco a Lampedusa nel 2013 torna ancora più pressante: Dov'è tuo fratello?».

Cosa occorre per evitare che le persone continuino a morire così?

«Le parole non bastano più, gli strumenti ci sono, le proposte ci sono, mancano invece le risposte istituzionali».

Dal primo gennaio ad oggi secondo il dossier statistico del Ministero dell'Interno sono sbarcate in Italia 23.978 persone, oltre il 50 percento in meno di arrivi rispetto allo scorso anno nello stesso periodo quando gli arrivi erano 56.655. Eppure sono aumentati i naufragi e il numero di morti in mare.

«Meno arrivi significa meno attenzione al Mediterraneo e alle persone che lo attraversano, meno impegno di collaborazione nei confronti delle Ong che vengono sempre più ostacolate, meno arrivi significa più progetti con più paesi per fermare e respingere queste persone. Meno arrivi significa che altre persone stanno morendo altrove, non sotto i nostri occhi e si aggiungono a quelle che stanno avvenendo nel Mediterraneo o nello Ionio. Il numero di morti che aumenta è invece determinato dalla mancanza di impegno per salvare queste persone, meno risorse affinché il Mediterraneo diventi un canale umanitario anziché un cimitero come più volte ha sottolineato il Papa».

Dal molo Favaloro a Lampedusa a Roccella Jonica si continua ad assistere alla stessa scena di madri che piangono la perdita dei loro figli, morti di fame, di sete o dispersi in mare. Eppure non cambia nulla.

«Non bastano più neanche le morti. Neanche le morti innocenti scuotono la nostra coscienza. Quello che vediamo non basta e chiede una profonda riflessione su quanti l'umanità sta scomparendo dentro la nostra vita sociale e politica e quanti, invece, l'umanità avrebbe bisogno di essere riscoperta».

Venire?

«Ci ​​sono tutti gli strumenti. Adesso non si dovrebbero lasciare i corpi di 26 bambini in mare, ma bisogna fare di tutto per recuperarli, lasciarli ignoti è come non far sentire il dramma di queste morti. Il Papa così come aveva già detto nell'enciclica Fratelli Tutti ha ultimamente sottolineato come questa umanità sta venendo meno davanti al dramma delle migrazioni.

nella foto, la veglia a Lampedusa per le vittime del naufragio





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *