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Ma ai Campi Flegrei è sempre emergenza



di Ignazio Riccio

A pochi chilometri da Napoli, a tremare non sono solo le abitazioni, ma anche i residenti, sempre più spaventati dal “mostro” dalle reazioni imprevedibili che sta sotto i loro piedi. Negli ultimi mesi si è ritornato a parlare assiduamente e in maniera preoccupata dei Campi Flegrei, l'area a Ovest della città partenopea, conosciuta perché ospita uno dei pochi grossi vulcani attivi esistenti al mondo. Se ne contano una decina, tra cui il più noto, quello di Yellowstone negli Stati Uniti.

Due sono i motivi che hanno fatto crescere la tensione tra gli abitanti dei Campi Flegrei negli ultimi tempi: il continuo sciame sismico con le scosse di terremoto più forti degli ultimi quarant'anni e le carenze del Piano di evacuazione in caso di eruzione, ritenuto non adeguato da diversi scienziati ed esperti vulcanologi.

Nel mese di maggio, in seguito a una scossa di magnitudo 4.4 della scala Richter, sono scese in strada molte persone, alcune delle quali hanno preferito non ritornare nelle proprie case alloggiando nelle due piccole tendopoli allestite per l'occasione dalla protezione civile di Pozzuoli. Anche le scuole sono rimaste chiuse subito dopo il terremoto ma, al di là dell'emergenza del momento, i residenti temono che di fronte alla possibile recrudescenza dello sciame sismico e, ancora di più, di fronte a una possibile eruzione vulcanica, non siano garantite misure di sicurezza sufficienti per l'intera popolazione.

Il Piano di evacuazione dei Campia Flegrei resta un nodo difficile da dipanare. Le Istituzioni rassicurano i cittadini sulla validità dei dispositivi approvati in caso di eruzione del vulcano, un'ipotesi, d'altronde, esclusa al momento. Ma ciò non serve a tranquillizzare gli abitanti della zona flegrea, i quali hanno cominciato a manifestare il loro malumore.

Ma cosa prevede, ad oggi, il Piano di evacuazione dei Campi Flegrei? Attualmente le macro zone considerate a rischio sono due, una rossa e una gialla. La prima area, quella maggiormente a rischio, che potrebbe essere completamente distrutta da lava, cenere, lapilli e gas a temperatura molto elevata, comprende circa 500mila abitanti e riguarda le città di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Giuliano, Quarto, una parte di Marano e, poi, i centri della zona metropolitana di Napoli come Pianura, Bagnoli, Posillipo, Fuorigrotta, Chiaia, Soccavo, e in parte Vomero, Arenella e Chiaiano.

L'aria di rischio gialla, invece, coinvolge circa 800mila persone divise tra i 24 quartieri di Napoli e le città limitrofe come Casavatore, Melito, Mugnano, Marano, Calvizzano e Villaricca. Ma è sui dispositivi di emergenza che si nutrono i maggiori dubbi. I sistemi di allarme prevedono ben quattro livelli: verde, giallo (livello di attenzione), arancione (livello di preallarme), rosso (livello di allarme).

I sistemi di allerta possono cambiare a seconda dei dati forniti alle Istituzioni dall'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che controlla quotidianamente l'attività del vulcano. Negli ultimi nove anni il livello di pericolosità ai Campi Flegrei è passato da verde a giallo. Siamo ancora sulla soglia rassicurante della semplice “attenzione”, ma le violente scosse degli ultimi tempi consigliano la prudenza. L'evacuazione, comunque, è prevista quando si raggiunge il livello rosso.

In merito alle prove di sgombero delle aree a rischio nei tempi previsti dal Piano, che dovrebbero essere terminati in 72 ore, c'è ben poco, solo una simulazione completa effettuata nel 2019, cinque anni fa, mentre altre verifiche si stanno facendo in queste settimane. Per molti scienziati il ​​dispositivo di sicurezza andrebbe rivisto, alla luce degli ultimi avvenimenti. In particolare, andrebbero adeguate le vie di fuga, anche in conseguenza delle modifiche urbanistiche avvenute negli ultimi anni.

Recentemente Giuseppe Mastrolorenzo, tra i più apprezzati ricercatori dell'Ingv, ha inviato una Pec a Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto, in cui fa sapere che, secondo lui, il Piano di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei è sostanzialmente inadeguato. L'esperto ritiene che non debbano essere effettuate drastiche revisioni in tempi stretti.

Per Mastrolorenzo la criticità dell'area flegrea sarebbe sottodimensionata rispetto alla reale pericolosità vulcanica. In più, e questo è l'più importante, lo scienziato teme che le previsioni dell'INGV possano essere non realistiche. Pertanto suggeriamo di prevedere un Piano di emergenza rivisto in più parti, indipendente dalle valutazioni scientifiche, attuabile in tempi brevi e in qualsiasi momento.





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