Economia Finanza

Bardella portato in trionfo. “Ma serve l'ultimo sforzo. No al patto dei peggiori”




Il triangolo sì! Altro che Renato Zero. Jordan Bardella da stasera spera solo in quello. L'ipotetica soglia di 240/270 seggi elaborata sulla base dei voti ottenuti ieri dal Raduno Nazionale (RN) non garantisce ancora la soglia di 289 seggi indispensabile per il controllo del Parlamento. Ma il risultato contestato ieri potrebbe non esprimere tutte le potenzialità dell'Rn. Il tasso di partecipazione, così alto dal 1981, ha spinto molti elettori macroniani e di sinistra a votare, secondo alcuni calcoli circa l'1,5 per cento. Ma l'alta affluenza può tramutarsi in elisir nel ballottaggio del 7 giugno quando il fenomeno delle triangolazioni farà confluire i voti di tutta la destra sulla Rn mentre dividerà macroniani e sinistri. Per comprendere il gioco perverso dei «triangoli» bisogna considerare un sistema elettorale che al primo turno promuova solo chi nella propria circoscrizione supera il 50% dei voti. Chi non raggiunge quella soglia, ma supera il 12,5% degli iscritti ai seggi (non dei votanti) al secondo turno. Ma un'elevata ricchezza rende più probabile che tre, o addirittura quattro, candidati si sfidino nel ballottaggio. Ecco il vantaggio di Bardella. Il 7 luglio il suo Rassemblement non avrà problemi a «catturare» i voti delle altre formazioni di destra. Gli elettori di sinistra e i macroconservatori rischiano invece una forte dispersione dei voti. La questione dell'antisemitismo strisciante che anima ampi settori della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon è per molti francesi molto più indigeribile della presunta estraneità della Rn ai valori della Francia repubblicana. Grazie all'alta affluenza la «demonizzazione» usata in passato per sbarrare la strada a Marine Le Pen e ai suoi rischi dunque di ribaltarsi contro sinistri e macroniani. Per evitarlo Jean-Luc Mélenchon ha già assicurato il ritiro di tutti i candidati del Fronte in caso di «triangolari».

Bardella esultò: «I francesi hanno emesso un verdetto chiaro», disse. Ma è solo il primo tempo: «Bisogna rimanere mobilitati in un ultimo sforzo domenica prossima». E quindi: «Voglio essere il primo ministro di tutti i francesi, un premier della convivenza, rispettoso della Costituzione e della funzione del Presidente ma intransigente. Non al patto dei peggiori».

In tutto ciò l'arrampicata dell'Rn alla soglia dei 289 seggi non sarà certo agevole. E qui si profila il rischio più insidioso per Jordan Bardella che, non a caso, ha annunciato il rifiuto della poltrona di premier se il ballottaggio gli assegnerà una semplice maggioranza relativa. Il risultato, pur senza precedenti, sarebbe politicamente nefasto perché costringerebbe un partito inesperto e privo di una consolidata classe dirigente a cercare alleanze parlamentari capaci di annacquare e sviluppare il proprio programma. Quella vittoria «mutilata» rappresenterebbe, non a caso, il disegno politico concepito da Emmanuel Macron quando annunciò lo scioglimento del Parlamento. Uno scioglimento in cui un presidente, formatosi in un liceo di gesuiti e poi sui banchi di un'Ena filiera dell'élite burocratica d'oltralpe, vide il primo passo per la delegittimazione di un Rn costretto ad un'impari coabitazione con il suo Eliseo . Uno stallo che finirebbe con il compromettere anche la possibile vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali del 2027. Ma il viatico mortale progettato da Macron potrebbe non esaurirsi qui.

Il grande rifiuto costringerebbe comunque Bardella a scegliere tra la totale inazione e l'appoggio esterno a un governo di coalizione debole e pasticciato. Due prospettive sufficienti per disperdere il bottino elettorale ottenuto ieri.



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