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Buffon pensa all’addio alla Nazionale: i dubbi di Gigi dopo l’eliminazione con la Svizzera


Mentre la squadra sfigurava a Berlino controlla la Svizzera lui in panchina si mordeva le labbra. Impotente. E forse anche questo ha scavato un solco nella testa di Gigi Buffon. Chi ci ha parlato lo racconta sconfortato, colpito, dispiaciuto. Se era esposto a favore della squadra, era seriamente convinto che potesse fare bene, forse benissimo Aglio Europei. E invece.

Gianluigi Buffon (Ansa)

Buffon valuta l'addio alla Nazionale

“Serve un'assunzione di responsabilità”. Questa è la frase che avrebbe detto a caldo Buffon. Lasciando amaretto l'Stadio Olimpico non aveva nascosto la sua delusione: non aveva voluto parlare, “ma spero che qualcuno parli”, aveva detto quasi a richiamare le responsabilità. Il gruppo. Qualcuno lo aveva ascoltato, la maggioranza degli azzurri no. Di certo Buffon sperava di poter incidere di più, non essendo solo il parafulmine, la bandiera da sventolare per coprire i limiti caratteriali della squadra. Da capire anche come si sia evoluto il rapporto con Spallettiche pure ha affettuosamente fatto riferimento più volte al contributo dell'ex portiere nel comprendere le responsabilità di giocare a Berlino. Parole però a prova di cadute nel vuoto.

I motivi dei dubbi di Buffon

Che qualcosa non andasse era stato abbastanza evidente anche alla vigilia della disfatta. Mentre Spalletti parlava Buffone – occhiali scuri sul volto – era piegato con la mano sulla fronte, probabilmente al polso con pensieri ingombranti. Che alla prova del risultato siano diventati malessere. Ora Buffon ritiene necessario un confronto con Spalletti e Gravina per decidere cosa fare, tutti. Perché tutto quello che è successo ha fatto crescere i dubbi sulla voglia di proseguire in questo ruolo. Sta studiando da dirigente: ha svolto il corso da direttore sportivo, un master in business and administration alla Bocconi, segue corsi di macro economia, di analisi tecnica finanziaria e studia approfonditamente inglese. Insomma, sta lavorando alla sua seconda vita: direttore sportivo o direttore generale. Una nuova vita che, se qualcosa non dovesse cambiare, potrebbe iniziare prima del previsto.



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