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La moda conquista il Premio Strega – Libri – Ansa.it


(di Mauretta Capuano) L'attenzione allo stile degli abiti, i completi in lino bianco, i vestiti fatti su misura. La moda, che ha sempre dato quel tocco di bellezza in più alle serate finali del Premio Strega, conquista questa volta il palco alla 78/ma edizione. Il 4 luglio al Museo Etrusco di Villa Giulia, a Roma, la sestina finalista sarà vestita da grandi stilisti: Donatella di Pietrantonio indosserà un capo Etro, Chiara Valerio sarà tutta Dior, Raffaella Romagnolo avrà un abito Missoni, Dario Voltolini e Paolo Di Paolo saranno abiti da Lardini e Tommaso Giartosio da Gucci.


Che l'eleganza abbia una lunga storia al più importante riconoscimento letterario italiano lo raccontano le mise delle autrici ma anche degli autori e dei protagonisti e protagonista del mondo dell'editoria e imprenditoriale che negli anni '50, '60 e '70 ha partecipato allo Strega.


Quanto Maria Bellonci che con il marito Goffredo e Guido Alberti diede vita al Premio Strega, raccolse i vestiti a testimonianza di un testo del Piccolo libro delle consolazioni segrete (diario del 1936 e 1937). Scrivevo in questo testo poco conosciuto, domenica 9 febbraio 1936: “Abito di maglia a righe bianche e nere, gonna e giacca: cappellino vecchissimo di novembre scorso con i fiocchetti alla militare, che mi ha fruttato altri complimenti più graziosi.


Pelliccia, due guanti di Astrakan. Buon umore. Cielo sereno.


“Occhi piuttosto”.


L'autrice di Rinascimento privato, creava anche per le serate della Strega dei modelli, si faceva arrivare le stoffe e poi le faceva cucire dalla sarta.


Un mondo oggi perduto che si rinnova però, in forme diverse, con l'ingresso di stilisti al più ambito riconoscimento letterario italiano, ma non sono mancate le polemiche.


“La polemica è assolutamente necessaria. Se non ci fossero stati gli stilisti sarebbe stata sulla sciatteria. Oggi è sulla bellezza, ben venga” dice Donatella Di Pietrantonio.


“Non si capisce perché l'unica categoria che non deve indossare abiti firmati sia quella degli scrittori. Qual è il dolore, l'errore, l'inciampo se caso di moda ritengono di poter dare degli abiti al maggior premio letterario italiano? Succede ai David, Oscar e nessuno muovono un sopracciglio. Perché solo gli scrittori dovrebbero vestirsi da soli?” sottolinea Di Paolo.


“Dal punto di vista formale le polemiche hanno iniziato il giorno della dozzina quando per uno scherzo che avevamo organizzato in chat abbiamo deciso di comprarci tutti un oggetto e Voltolini ha scelto di acquistare da Tiger 12 paia di occhiali perché erano tutti uguali. Subito c' è stata l'idea che fosse stato lo sponsor e il brand a pensare agli occhiali. Quando gli stilisti si sono offerti di offrire un vestito per la serata Strega si è stabilita un'altra polemica. Quindi cosa bisogna fare? C'è una bellissima pubblicità dove Jean Cocteau vende televisori per Ribet Desjardins. Che male c'è se gli scrittori usano abiti firmati?”, si chiede Chiara Valerio. Giartosio lancia invece una proposta: “sarebbe molto bello se nelle sfilate e competizioni di moda venissero donati dei libri”. Voltolini non commenta e il romagnolo ironizza: con tutte quelle tappe del tour comprare un vestito era impensabile. Bello che qualcuno ci abbia pensato a come vestirci” dice la scrittrice.

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