Gli amici islamici di Putin
Una fila silenziosa di donne insaccate in lugubri abiti neri, col volto velato, in attesa di votare per elezioni presidenziali iraniane perfettamente inutili. Perché tanto il vero leader della Repubblica Islamica rimarrà l'ayatollah Khamenei (nella foto), quello che fa massacrare le iraniane che si ribellano al regime rifiutando il velo. È questa l'immagine simbolo dell'Iran di oggi, della sua società cupamente affermata.
UN Vladimir Putin tutto questo non crea problemi, basta che dall'alleata Teheran continuino ad arrivare droni e razzi da usare contro l'Ucraina. Anzi, gli vanno a genio perfino i talebani che hanno riaffossato l'Afghanistan nel Medioevo: sono alleati contro il terrorismo, assicurano. E va d'accordo pure con Kim Jong-Un, il dittatore nordcoreano con una debolezza per l'atomica a cui ha promesso protezione assoluta in cambio di regolari forniture di armi. In giro per il mondo, dall'Africa all'America Latina all'Asia, non si trova una vera democrazia sotto le bandiere di questo fronte globale anti-occidentale che Putin ha plasmato con il cinese Xi Jinping, che lo definisce equo e dalla parte giusta della Storia: solo dittature. E per la libera Europa qual è il modello gradito a Putin? L'abbiamo visto venerdì al Cremlino: è Viktor Orbàn, la copia grottesca dei leader dell'Europa orientale aggiunta all'impero sovietico durante la guerra fredda.
Sottomessi, deferenti, abituati ad abbassare la testa quando andavano a rapporto dal loro padrone. Ecco il modello di Putin per l'Europa del futuro, già applicato nella Bielorussia del vassallo Lukashenko e in corso di tentata imposizione in Ucraina: la sovranità limitata, la servitù.