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I cinque comandamenti di Fonseca per un Milan bello, sano e ambizioso


Il neo tecnico rossonero ha illustrato piuttosto bene i capisaldi delle sue idee. A partire dall'atteggiamento e dalla consapevolezza di dover riconquistare i tifosi con le vittorie




Giornalista

10 luglio – 12:31 – MILANO

Pacato ma assolutamente fermo. Emozionato ma decisamente convinto. Equilibrato ma fortemente ambizioso. Le sensazioni trasmesse dal primo giorno di Paulo Fonseca sono piuttosto confortevoli per coloro che hanno potuto vederlo all'opera. Paulo ha chiarito prima della parola, a Casa Milan, ciò che lo attende dalla nuova avventura e dove vuole portare il Diavolo. E poi a Milanello si è infilato nel primo giorno di lavoro a testa bassa. Allenamento vero, intenso e zeppo di indicazioni, non la solita sgambata/passerella che si vede in queste occasioni a favore delle telecamere. Tra i vari temi toccati a parole prima, e parzialmente sul campo poi, ne abbiamo isolati cinque. Il “pentalogo” di Fonseca.

fase difensiva

Si parte inevitabilmente da qui, anche se poi si sottolinea che “la priorità è l'attacco”. Però Paulo spiega anche che “la prima parte del lavoro”, quella su cui inizieremo a concentrarci a Milanello, è “la fase difensiva”. Il portoghese si è detto soddisfatto della possibilità di avere – al netto del mercato, ovviamente – tutti i difensori già a disposizione da parte di Hernandez. Si comincia quindi dalla fase di non possesso e da una difesa che la scorsa stagione è stata il punto debole, debolissimo della squadra. Una galleria di errori, e spesso di orrori, interminabile che ha spalancato la porta rossonera permettendo agli avversari gol semplici senza alcun antidoto. Fonseca ha spiegato di non riscontrare problemi di qualità nei singoli: “Abbiamo buoni difensori, non vedo un problema individuale, bisogna migliorare collettivamente”. Tra le sue missioni, comunque, c'è quella di riportare i giocatori a un livello di attenzione consono al contesto, perché a loro volta tutti hanno commesso errori anche di natura individuale. Manifesto programmatico del tecnico: difendere più lontano dalla propria porta.

CAIRATE, ITALIA - 8 LUGLIO: L'allenatore dell'AC Milan Paulo Fonseca (a sinistra) osserva durante la sessione di allenamento dell'AC Milan a Milanello l'8 luglio 2024 a Cairate, Italia. (Foto di Claudio Villa/AC Milan tramite Getty Images)

fase offensiva

Quest'ultimo concetto introduce alla perfezione la fase offensiva. Perché imparare a difendersi venti metri più alti significa maggiore efficacia nell'attacco: c'è meno campo da percorrere, gli avversari hanno meno tempo per rimediare e risistemarsi. Insomma, per “tornare a casa”, come avrebbe detto Spalletti. Fonseca sta immaginando – e d'altra parte questo è uno dei motivi per cui il club lo ha scelto – un Milan “dominante”, perché il Milan “ha una storia di calcio offensivo”. Aggettivi utilizzati da Paulo, oltre che dominanti, sulla sua squadra: coraggiosa, offensiva, reattiva, che non lascia trapelare gli avversari, con un'identità forte. La qualità del gioco per me è importante”, spiega. Il fulcro della sua fase offensiva è la spinta dei terzini abbinati ai mezzi spaziali che dovranno occupare i trequartisti esterni nell'ambito del 4-2-3-1.

atteggiamento

Il vero Milan pioliano ce l'aveva ben definito. Movimenti mandati a memoria, che portarono parecchi uomini sopra la linea della palla, ovvero molteplici possibilità di andare in buca. C'era un Milan che bussava alla porta delle aree avversarie, ei difensori non sapevano mai quale giocatore avrebbe tirato in porta. Tutto questo, quando va a regime, genera autostima, sicurezza nei propri mezzi e gambe leggere, perché la testa è già cosa fare.

CAIRATE, ITALIA - 8 LUGLIO: Paulo Fonseca (sinistra), allenatore dell'AC Milan, e Zlatan Ibrahimovic (destra), Senior Advisor dell'AC Milan, osservano durante la conferenza stampa dell'AC Milan a Casa Milan l'8 luglio 2024 a Milano, Italia. (Foto di Giuseppe Cottini/AC Milan tramite Getty Images)

ambizioni

Fonseca, nella lunga chiacchierata di presentazione, non si è mai nascosto. Non ha fatto retorica, né ha usato la diplomazia nel raccontare gli obiettivi di base. Ci ha messo la faccia, a suo rischio e pericolo se spiacevolmente le cose non dovessero andare nel verso giusto. Dopo una stagione in cui il cammino dell'Inter ha centuplicato le sofferenze del mondo rossonero, e nel contesto di un mercato che fin qui non ha portato novità, Paulo avrebbe potuto dire cose generiche come “il Milan è un grande club chiamato a vincere”. Invece ha sottolineato con vigore le sue aspettative e le sue intenzioni: “Ho appena visto il museo, ho visto la storia di Milano e ho una grande ambizione di far parte di questa storia. Sono qui per vincere e ho fiducia sotto questo aspetto, consapevole della responsabilità che ciò comporta. Voglio che i tifosi siano orgogliosi di questa squadra”.

infortuni

Assieme alla fase difensiva, l'altra grande nota dolente della scorsa annata. Una stagione che si è chiusa con ben 47 eventi (32 dei quali muscolari) che avevano coinvolto 24 giocatori diversi. Un'ecatombe. Ibra ha dato rassicurazioni spiegando che sulla questione non ci sta lavorando solo l'allenatore, ma anche la società: “Crediamo di aver trovato la strada giusta”, ha detto Zlatan. Fonseca ha aggiunto: “Abbiamo iniziato a parlare con Milan Lab per la prevenzione. Sono fiducioso che non avremo grandi problemi”. Anche perché far ciò sarebbe stato difficile.





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