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Oggi “Roman Candle” di Elliott Smith compie 30 anni


La musica di Elliott Smith è essenziale, nel senso che il cantautore americano è riuscito ad esprimere se stesso, il suo mondo, le sue difficoltà in una maniera, allo stesso tempo, intimamente dolce e violentemente straziante, facendo leva su sonorità semplici e dirette, che, nonostante l'apparente leggerezza, potessero restarci incollati all'anima. Forse è questo il motivo per cui lo faccio Elliott Smith uno degli artisti più “copiati” dalle giovani generazioni di cantautori, non solo americani.

“Roman Candle” è un lavoro minimalista, nel quale Elliott stabilisce i concetti basilari della sua musica e della sua poetica: la solitudine esistenziale, la fragilità umana, tutta la sua intimità messa crudelmente a nudo. Tutto ciò riempirà gli spazi vuoti tra le note della sua chitarra e le parole che, spesso, sono appena sussurrate. In “Nessun Nome #1” Elliott libera, dalla profondità del suo spirito inquieto, uno dei versi più significativi del disco: “Non appartieni a questo posto“. Non sento l'appartenenza a qualcosa di predefinito ed obbligato, sia a livello fisico che spirituale, è uno dei tratti fondamentali della sua produzione artistica. Una frase semplice che, però, esprime tutte le difficoltà del musicista e dell'uomo di sentirsi accettato e apprezzato dal mondo esterno; Egli è convinto che ciò non sia possibile, dunque si convince che l'unica strada possibile è quella della solitudine, ma ciò che lo consuma da dentro giorno dopo giorno, lo indebolisce e lo conduce sempre più verso una spirale di estrema ed assoluta negatività.

“Roman Candle” non è solo buio, vi sono anche momenti intensi e delicati, nei quali la luce penetra nell'oscurità del pessimismo, come in “Condor Ave”, nella quale Elliott guarda al passato con una sua relazione affettiva con la malinconia, ma anche e soprattutto con grande dolcezza. Un altro brano significativo è “Last Call” nel quale il cantautore del Nebraska va oltre e supera gli schemi scheletrici dell'album e si diverte a creare un suono più corposo ed elettrico.

“Roman Candle” è un album nudo, non perfettamente levigato, pieno di asperità e che ti dà l'impressione di un lavoro abbozzato. In parte ciò è vero, non dobbiamo dimenticare, infatti, che queste canzoni furono inviate alla Cavity Search Records solo perché la ragazza dell'epoca insistette affinchè Elliott prendesse questa decisione. Queste canzoni, quindi, non furono inizialmente scritte e pensate per il pubblico, esse rispondevano soprattutto ad un bisogno personale; erano il modo per liberarsi dalle proprie frustrazioni e affrontare la vita: un vero e proprio rito di intima purificazione, che, col tempo, Elliott avrebbe imparato a controllare e a convergere nei suoi lavori futuri. Ma è evidente che nel 1994 siamo ancora in uno stato profondamente embrionale della sua arte, in cui tutto è più viscerale, ruvido e tecnicamente ancora abbastanza imperfetto. Resta, però, il fatto di avere tra le mani l'esordio discografico di quello che oggi può essere considerato uno dei cantautori più profondi e sensibili degli anni Novanta.

Pubblicazione: 14 luglio 1994
Durata: 30:31
Dischi: 1
Tracce: 9
Genere: Cantautore, Folk
Etichetta: Record di ricerca della cavità
Produttore: Elliott Smith
Registrazione: 1993

1. Candela Romana
2. Via Condor
3. Nessun nome n. 1
4. Nessun nome #2
5. Nessun nome #3
6. Guidare per tutta la città
7. Nessun nome #4
8. Ultima chiamata
9. Kiwi Maddog 20/20



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