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Festa Alcaraz: “Vivo un sogno, ma che bravo Djokovic”. Nole: “Deluso e… orgoglioso”


Lo spagnolo omaggia il serbo: “Non sapeva se avrebbe partecipato e invece è arrivato in finale”




dal nostro corrispondente Davide Chinellato

14 luglio – 18:33 – LONDRA

Novak Djokovic l'ha asfaltato quasi senza timore. Ma quando, ancora con il trofeo di Wimbledon in mano, gli viene ricordato che stasera dovrà ballare con Barbora Krejcikova nel ballo tradizionale dei vincitori, Carlos Alcaraz va in difficoltà come mai gli è capitato nei tre match che gli sono serviti per prendersi il secondo slam sull'erba consecutivo. “Potrei essere meglio… Proverò a fare del mio meglio”. Vale anche per il suo tennis, almeno a sentire questo 21enne spagnolo che ha già messo insieme quattro slam: quando gli ricordano che è diventato il sesto giocatore della storia a vincere a Londra e a Parigi nello stesso anno, lui risponde che per quanto è onorato, non si sente “ancora un campione come loro, non al loro livello. Ma voglio continuare a lavorare per diventarlo”.

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Quello del ballo è l'unico momento dell'imbarazzo del nuovo re di Wimbledon, dopo una partita da dominatore assoluto, dal nuovo padrone del tennis mondiale che prende le palle quasi fino alla fine quello vecchio. “È un sogno per me vincere questo trofeo – racconta Alcaraz in campo -. Ricordo un'intervista di quando avevo 11-12 anni: dissi che il mio sogno era vincere Wimbledon. Qui è sempre fantastico giocare, soprattutto se risolvi di nuovo il trofeo più bello del mondo, sul campo più bello”. L'unico momento di difficoltà in campo è stato quello prima dell'apoteosi, quei tre match point buttati sul 5-4 del terzo set, 40-0. “Mi sentivo ancora lontano dalla vittoria, anche perché Novak è un combattente incredibile e sapeva che avrebbe avuto delle chance – racconta -. Ho provato a chiudere la partita con il servizio ma non ci sono riuscito. Ho cercato di rimanere calmo e positivo, ho provato a giocare il mio miglior tennis e sono felice alla fine di aver trovato le soluzioni giuste”.

l'omaggio

Alcaraz non lascia il microfono senza un omaggio all'avversario, a cui si rivolge direttamente. “Nok, hai avuto settimane difficili a causa dell'infortunio, ma hai fatto un lavoro incredibile – dice -. Credo sia difficile capire fino in fondo quello che hai fatto, ma anche per questo ho il massimo rispetto per te e per la tua squadra. All'inizio del torneo non sapevo se avresti giocato, invece sei arrivato fino alla finale”.

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I complimenti si riempiono ancora di più d'orgoglio Djokovic, che per primo a parlare aveva detto che una volta processata la sconfitta in finale gli rimarrà l'orgoglio per essere riusciti comunque ad essere protagonisti a Wimbledon nonostante l'operazione al ginocchio distrutto subito dopo il Roland Garros. “Sono orgoglioso e devo esserlo – dice Novak, alla 10ª finale di Wimbledon in carriera -. Ora sono un po' deluso nell'aver perso la finale, ma quando maturerò le ultime 4-5 settimane, a quello che ho passato, non potrò che esserne orgoglioso. Perché questo è Wimbledon, il mio sogno da bambino, e anche se ci ho giocato tante volte ogni volta che sono sul Centrale torna quel bambino che vive il suo sogno”. Stavolta però il sogno è di Alcaraz.







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