Dopo lo shock l’America vuole una politica senza odio
Sfuggito per pochi millimetri alla morte (o a quella che poteva essere una ferita devastante e invalidante), Donald Trump torna subito al centro della politica americana. La straordinaria immagine dell'ex presidente con il volto rigato di sangue e il pugno agitato nell'aria mentre invita a lottare è già diventata un'icona e accompagna Trump nel giorno in cui si apre a Milwaukee la Convention del partito repubblicano. Era l'evento programmato da tempo nel quale i repubblicani incoroneranno il loro candidato per la Casa Bianca nelle elezioni presidenziali del 5 novembre, ma dopo il tentato omicidio di Butler (Pennsylvania) la Convention diventa l'occasione per vedere con quali toni Trump intende continuare la sua campagna elettorale.
In un'intervista al Esaminatore di Washington Trump ha detto che aveva preparato per la giornata di giovedì un discorso formidabile (la sua autostima è smisurata), ma l'attenzione subita lo ha costretto a modificare il suo intervento. Trump promette un messaggio di unità per l'America e il mondo. Vedremo se saprà trovare parole e toni da statista. Potrebbe essere una risposta a ciò che in queste ore chiedono molti esponenti politici americani, commentatori e lo stesso presidente Joe Biden: “abbassare la temperatura della nostra politica”. Sono le parole usate da Biden domenica in un discorso in prima serata nello Studio Ovale.
“Non possiamo, non dobbiamo percorrere questa strada in America”, ha detto Biden. “Non c'è posto in America per questo tipo di violenza, per nessuna violenza, mai. Punto. Senza eccezioni. Non possiamo permettere che questa violenza venga normalizzata”. “Il potere di cambiare l'America”, ha detto, “dovrebbe sempre essere nelle mani del popolo, non nelle mani di un aspirante assassino”.
La violenza politica fa parte della storia degli Stati Uniti. Quattro presidenti sono stati assassinati. Abraham Lincoln, alla fine della Guerra Civile nel 1865, poi James A. Garfield, nel 1881, William McKinley, nel 1901, e John Kennedy nel 1963.
Altri sei presidenti sono stati oggetto di tentativi di omicidio: Andrew Jackson nel 1835, Theodore Roosevelt nel 1912, Franklin D. Roosevelt nel 1933, Harry S. Truman nel 1950, Gerald Ford nel 1975 e Ronald Reagan nel 1981.
Negli ultimi anni negli Stati Uniti c'è stata una crescita degli atti di violenza politica e di terrorismo interno. E i toni si sono fatti sempre più accesi, soprattutto dopo l'arrivo sullo scenario politico del palazzinaro di New York. Il Trump scappato alle pallottole sparate dal giovane Thomas Matthew Crooks è lo stesso Trump accusato di aver orchestrato una cospirazione contro le istituzioni degli Stati Uniti per ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del novembre 2020 e per l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Il suo il vittimismo e i suoi toni incendiari hanno reso quasi irrespirabile il clima della politica americana.
Abbassare i toni, smorzare il clima, non considerare gli avversari come una minaccia per la democrazia. Ecco di cosa ha bisogno l'America con urgenza in questo frangente. Poi si vedrà che Trump riuscirà a capitalizzare a suo favore il consenso che lo sta circondando dopo gli spari di Butler. L'immagine sanguinaria di Trump che agita il pugno accentua ancora di più la debolezza di Biden. Lo shock della fine settimana ha silenziato solo temporaneamente le voci di chi gli chiede di farsi da parte.