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Niente smartphone in vacanza e il cervello vi ringrazierà


Lo psicologo Lorenzo Dornetti.

di Lorenzo Rossi

Sapete che il nostro cervello sta creando una sorta di film mentale quando si deve scegliere dove andare in vacanza? Eppure è proprio così. Ce lo spiega Lorenzo Dornetti, esperto di neuroscienze e direttore del laboratorio di Neurovendita. «Quando si sceglie la vacanza», spiega Dornetti, «il nostro cervello crea una serie di immagini mentali che evocano emozioni positive. Questo processo è supportato dall'attivazione della corteccia visiva e delle aree limbiche, come l'amigdala e l'ippocampo, che sono strutture del cervello coinvolte nella formazione della memoria e nella gestione delle emozioni. Il “film mentale” che si crea determina la decisione di partire e la scelta del luogo, bilanciando le emozioni positive legate alla vacanza con le emozioni negative legate al costo e ai potenziali rischi di sbagliare. La corteccia prefrontale, responsabile del processo decisionale, valuta i benefici e i costi, e la decisione di partire arriva quando i piace immaginano; quindi, le potenziali emozioni positive superano il dolore del pagamento e del rimpianto. In sintesi, la scelta è il risultato delle emozioni positive e negative legate alle immagini mentali di una o più destinazioni che immaginiamo».

Si tratta di acquisizioni di neuroscienze che sono già utilizzate da chi si occupa di turismo?

«Molti studi negli ultimi anni hanno cercato di comprendere il peso delle variabili su questa sorta di “film mentali” che determinano la decisione. Le variabili principali, una volta definito il budget, che rendono il viaggio fattibile, sono 2: patrimonio ed enogastronomia. L'eredità di un luogo è tutto ciò che una meta regala a chi ci si reca dal punto di vista storico e paesaggistico. Il secondo fattore è l'insieme delle esperienze enogastronomiche connesse ad uno spazio, in termini di specialità e ingredienti tipici. Ricerche recenti dimostrano che il fattore delle esperienze culinarie gioca un ruolo superiore alle esperienze legate alla geografia e alla storia del luogo. Mangiare è un'esperienza sensoriale e di condivisione. Inoltre, il luogo entra nel cibo con la tipicità. Gli esperti di marketing turistico sfruttano la conoscenza delle immagini mentali e delle esperienze enogastronomiche per creare campagne pubblicitarie sempre più efficaci».

Se si dovesse consigliare un operatore del settore, quale consiglio gli darebbe innanzitutto?

«Consiglierei di puntare fortemente sulle esperienze enogastronomiche locali mescolandole in un tutt'uno con il patrimonio culturale e paesaggistico del luogo. La promozione delle specialità culinarie e delle tradizioni locali può attivare nei potenziali turisti i circuiti del piacere del cervello, aumentando il desiderio di visitare il luogo. Le ricerche neuroscientifiche dimostrano che le esperienze sensoriali, come gustare cibi e bevande, coinvolgono diverse aree cerebrali, tra cui la corteccia orbito frontale e l'isola, che elaborano le sensazioni di piacere. Queste ricerche aprono anche la possibilità di promuovere luoghi più di nicchia. La capacità di queste località di stare meno sotto i riflettori per raccontare storie di sapori autentici, offrendo itinerari culinari, può trasformare destinazioni meno conosciute in mete desiderabili, sfruttando proprio le scoperte neuroscientifiche nel marketing”.

E chi non le fa le vacanze? Il cervello può aiutare anche in casi come questo?

«Sicuramente non è la stessa cosa. Alcuni studi suggeriscono di provare ad immergersi in “viaggi mentali” per provare ad avere un certo grado di soddisfazione e relax. Le neuroscienze suggeriscono che l'immaginazione può evocare emozioni positive simili a quelle provate durante esperienze reali, grazie all'attivazione delle stesse aree cerebrali. Cosa sono i viaggi mentali? Maratone televisive, libri e per i più tecnologici la realtà virtuale. Per quest'ultima però serve una dotazione costosa per essere davvero immersiva; quindi, riguarda una piccola parte di persone. I libri e le maratone TV sono il modo migliore per trasportarci in un luogo diverso rimanendo dove siamo, in una sorta di auto-inganno cerebrale».

Come si rivitalizza il cervello in vacanza? È obbligatorio visitare musei e concerti?

«Patrimonio e cibo funzionano senza un'agenda adatta. Di sicuro un ottimo modo per rivitalizzare il cervello è il “digital detox”, riducendo l'uso di smartphone e internet. Secondo il rapporto Digital 2024 realizzato da Meltwater, l'88% della popolazione trascorre 6 ore al giorno online. Prendere in mano lo smartphone è il primo gesto della mattina e l'ultimo della sera. La dipendenza da Internet è un disturbo che aumenta in ogni età. Molti sono affetti da “nomofobia”, provocando panico all'idea di non essere visibili e rintracciabili. La dipendenza digitale coinvolge i meccanismi della dopamina nel nucleo cerebrali, una parte del cervello che regola il livello di piacere. Ogni volta che una persona vede una notifica sullo smartphone o sul pc, la dopamina sale. Se si immagina che possa esserci in serbo qualcosa di interessante o più semplicemente ciò che si sente è al centro dell'attenzione. Se non si consente al sistema nervoso di rigenerarsi, restando sempre connessi al digitale, si rischia un effetto ridotto delle vacanze sul relax. Per questo è utile in vacanza un assoluto “digital detox”. Uno studio pubblicato sulla rivista “Neuro-Regulation”, dimostra che una pausa dalla riassetta digitale i circuiti della dopamina, legati ai comportamenti di dipendenza».

Cosa prevedono questi protocolli di “digital detox” estivi?

«Molti protocolli di disintossicazione digitale concordano su 4 consigli. In primo luogo dichiarare di essere “Offline”. Scrivere su tutti i social per i giorni di vacanza che non sono reperibili. Niente Facebook, Instagram, Tik Tok, LinkedIn, WhatsApp e tutto il resto. Per i veri amici è possibile contattarli solo telefonicamente, alla vecchia maniera. Secondo, disattiva le notifiche. La disintossicazione digitale è senza possibilità di violazione. Si consiglia di staccare tutte le notifiche social ed e-mail. Non deve venire mai voglia di sbirciare chi ha scritto o cosa fanno gli altri, altrimenti la disintossicazione ne perde efficacia. Terzo, questo è davvero simpatico, preparando uno “Smartphone box”. Quando si incontrano amici e parenti, è utile raccontare il periodo di disintossicazione in corso. Si consiglia a tutti di mettere il proprio cellulare in un cestino o sul tavolo in modalità aerea, in modo da ripristinare la relazione. La quarta azione è la più semplice: fare le cose fuori dal digitale. Riprendere un hobby. Buon sport. Giocare con i propri figli. Passeggiare. Chiacchierare. Guarda il paesaggio, senza postare. Mangiare cibi tipici e insoliti. Occorre realizzare attività concrete al di fuori del digitale».





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