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Simone, morto nel mobilificio a Pesaro Urbino: quel vuoto immenso che sarà riempito solo da profumi, colori e suoni


Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di tre lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e “Morire di lavoro” vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo “crimine di pace”.

“Ho sempre visto il giorno del compleanno come un giorno importante da onorare. Quest'anno è stato doloroso anche solo il pensiero. Un giorno in cui l'assenza si è fatta ancora più forte. Tanto l'affetto ricevuto in questo periodo in cui siamo stati catapultati in un incubo. Come se una bomba atomica fosse esplosa nella mia vita spazzando via tutto. Sto raccogliendo i pezzi. Mi aggrappo di volta in volta a qualcosa che possa darmi un briciolo di sollievo per poi crollare di nuovo davanti alla inesorabile realtà. Perché davanti alla morte non puoi aggrapparti davvero più a nulla se non all'amore. Mi aggrappo all'amore che hai saputo dare in modo incondizionato a chiunque hai incontrato nella tua vita. Manchi tanto fratello, in ogni istante, in ogni angolo. Sei in ogni gesto, in ogni pensiero e in ogni ricordo. E nonostante il dolore e il vuoto, sono immensamente grata alla vita per avermi dato l'onore di averti come fratello. Grata alla leggerezza che sapevi portare, al tuo essere sempre giocoso e alla tua instancabile voglia di divertirti. Ieri ho provato a sorridere dentro al dolore perché so che se tu fossi stato qui mi avresti detto 'dai sorella!' con quel tuo modo semplice e genuino, come per dirmi 'dai sorella, goditi la vita!'. Quanto vorrei svegliarmi e scoprire che è stato solo un incubo! Eppure siamo qua, ad abbracciare il dolore e ad abbracciarci tutti come mai abbiamo fatto prima. E la bellezza che hai lasciato il ritorno nella tua meravigliosa compagnia e nei vostri meravigliosi figli. Ti voglio bene fratello”. Angela è la sorella di Simone e niente come le sue parole possono trasmettere il vuoto incommensurabile della perdita. Un vuoto che con il tempo si riempirà di ricordi, di sensazioni improvvisate accese da un profumo, da un colore, da un suono. Simone Mezzolani, 33 anni, è morto di lavoro in un mobilificio di Gallo di Petriano, Pesaro Urbino: lo ha schiacciato un macchinario a un quarto d'ora dalla fine del turno serale, di lì a poco sarebbe andato a casa a Montelabate dove viveva con la compagnia Chiara e due figli piccoli.



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