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Napoli, nuova faida ai Quartieri spagnoli: sparatorie tra i turisti e passanti in fuga


Quartieri Spagnoli, la sera del 16 giugno, quattro minuti dopo le 22. Una donna vestita di rosa scappa terrorizzata all'interno di un mimimarket. Due uomini restano fermi sulla soglia, ma pochi secondi dopo, spaventati da una raffica di colpi di pistola, si rifugiano di corsa nel negozio, facendo anche cadere uno scooter parcheggiato sul marciapiede.

Le telecamere dell'esercizio commerciale riprendono il panico dei passanti all'atto del conflitto a fuoco che, in vico Canale a Tavernapenta, provoca il ferimento del 36enne Pietro Saviofiglio dello storico ex boss-scrittore Mario detto “'o bellillo”.

E dopo questo raid si sono registrate almeno altre due, recentissime, sparaterie in strada, nel cuore dei Quartieri. Anche questo elemento ha spinto gli inquirenti a disporre il fermo di Savio junioraccusato di detenzione di arma, e dei tre presunti responsabili del tentato omicidio ai suoi danni: si tratta di Vincenzo Egidio e Emanuele Criscuolo (figli della stessa madre e di padri diversi) rispettivamente 32 e 23 anni, indicati dagli investigatori come gestori di una piazza di spaccio di droga, e il 40enne Salvatore Marramao.

I provvedimenti restrittivi, eseguiti dalla squadra mobile diretta da Giovanni Leuci su richiesta dei pm del piscina anticamorra Celeste Carrano, Urbano Mozzillo e Rosa Volpesono stati convalidati dal giudice Fabio Lombardo che ha emesso per tutti gli indagati ordinanza di custodia in carcere.

Sullo sfondo di questa nuova faida nel centro di Napoli, ipotizzano gli inquirenti, potrebbe esserci la richiesta avanzata dal figlio Pietro Savio di un “pizzo” sull'attività di spaccio di Egidio e Criscuolo e, più in generale, si legge nelle carte, « la lotta tra i clan camorristici operanti sul territorio» a seguito del vuoto di potere determinato dai recenti arresti.

Ad allarmare i magistrati ci sono anche altri episodi registrati nei giorni scorsi. Per almeno due volte, l'1 luglio e il 14 luglio, «un gruppo di delinquenti, a bordo di ciclomotori», si è presentato nei pressi dell'abitazione di Pietro Savio esplodendo colpi di pistola. Volevano ucciderlo, ipotizza la polizia, oppure indebolirne «l'immagine criminale all'interno del quartiere».

Nella sua ordinanza, il giudice invita la Procura a «svolgere le ulteriori indagini ritenute più opportune anche al fine di accertare l'eventuale collegamento di tali fatti con gli indagati Egidio, Criscuolo e Marramao».

Ora la difesa, rappresentata dagli avvocati Cesare Amodio, Diana Muoio e Gianpiero De Cicco, valuta la possibilità di proporre ricorso al Riesame contro l'ordinanza. Il giudice definisce «inverosimili» le versioni fornite dagli indagati durante l'udienza di convalida. Nella ricostruzione investigativa, la sparatoria del 16 giugno fu preceduta da un diverbio tra Criscuolo e Savio.

Marramao ed Egidio si procurarono la pistola e portarono via dal minimarket, senza pagarle, alcune paia di guanti di lattice. Savio rimase ferito al fondoschiena, ma sua volta sparò all'indirizzo degli altri tre almeno sei colpi calibro 7.65. Da qui l'accusa nei suoi confronti di detenzione di arma da fuoco.

Al giudice, Savio ha detto di non ricordare nulla di quei momenti. Ma dopo essere stato ferito, sui social ha pubblicato un messaggio allusivo: “Le pecore camminano in branco, i leoni invece stanno da soli”. Questo post viene interpretato dal gip come il segnale della volontà di «reclamare vendetta». Poi sono arrivate le due “stese” sotto casa del figlio dell'ex capo. Tutti segnali di un clima di forte tensione criminale. Anzi, di una nuova faida di camorra nelle strade affollate di turisti e visitatori.



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