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Over 70, uomo e del Sud: l’identikit del malato di diabete italiano


I risultati del report al 17° Italian Barometer Diabetes Summit

Giacomo Martiradonna

24 luglio – 11:47 – MILANO

Oltre 3,9 milioni di italiani col diabete, il trend è in aumento e il divario Nord-Sud si allarga. Sono i dati allarmanti presentati al 17° Italian Barometer Diabetes Summit, tenutosi a Roma presso la Sala Zuccari del Senato. Secondo il rapporto, intitolato Dati sul diabete in Italia, una fotografia su una pandemia complessa e in continua evoluzioneil numero di persone che dichiarano di essere affette da diabete costituisce ormai il 6,6% della popolazione. E le proiezioni suggeriscono che la percentuale potrebbe salire fino al 10% entro il 2040se non si attuano interventi significativi per contrastare il trend attuale.

L'identikit del malato di diabete in Italia

Il rapporto del summit evidenzia non solo come il diabete sia una patologia in continua crescita, ma soprattutto quanto è influenzata da fattori socio-demografici. La probabilità di sviluppare la malattia aumenta infatti con l'età: è noto che gli individui sopra i 74 anni hanno un rischio quasi otto volte maggiore rispetto a quelli di età compresa tra 45 e 54 anni. Inoltre, l'appartenenza al sesso maschile presenta un rischio superiore del 40% rispetto a quello femminile, una parità di età. Ma la vera sorpresa è un'altra: vivere al Sud aumenta il rischio del 50% rispetto a chi risiede al Nord, specialmente nei comuni con più di 2.000 abitanti.

la preoccupazione degli esperti

Emilio Augusto Benini, presidente della Fand-Associazione italiana diabetici, ha sottolineato l'importanza di uniformare i servizi di diabetologia su tutto il territorio nazionale, promuovere l'accesso a nuovi farmaci e tecnologie e rafforzare la sanità territoriale attraverso una rete diabetologica sociosanitaria. È fondamentale, spiega Benini, investire in tecnologia, telemedicina e nell'integrazione dei sistemi di assistenza per migliorare la gestione del diabete e sostenere le persone affette da questa patologia cronica.

COSA SI PUÒ FARE

La prevenzione e la gestione del diabete richiedono interventi coordinati e integrati a livello nazionale. “È essenziale promuovere l'accesso ai nuovi farmaci e alle nuove tecnologie” ha dichiarato Benini ad Adnkronos. Un esempio significativo è rappresentato dalla nuova insulina settimanale approvata da Ema, che potrebbe ridurre drasticamente il numero di iniezioni annuali da 365 a 52, alleviando il peso psicologico sui pazienti e migliorando la loro adesione alla terapia.

“Accanto a questo occorre uno sviluppo dell'assistenza a livello territoriale come da Dm 77”, spiega Benini. “Non possiamo sprecare l'occasione unica del Pnrr per un rafforzamento del territorio, ovvero per un'assistenza che sia più a misura delle persone con diabete e della loro quotidianità. Occorre sviluppare un percorso in cui, senza che il territorio vada a depauperare il ruolo dell'ospedale, si attui un'integrazione, con il potenziamento dei centri diabetologici e del loro team, del ruolo dei medici di medicina generale, delle Case di comunità e della farmacia dei servizi, provvedendo al contempo a un sistema informatico che sia in grado di supportarla“.





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