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Wolfkin: la recensione del film di lupi mannari diretto da Jacques Molitor


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24/07/2024 recensione film di Gioia Majuna

Il regista lussemburghese torna sulle scene con un fanta-horror insolito e introspettivo, che prova a star lontano dagli stereotipi del sottogenere

Lupo mannarodiretto dal lussemburghese Jacques Molitor, è un film del 2022 che offre una reinterpretazione moderna e psicologica del mito del lupo mannaro. La storia segue Elaine (Luisa Manteau) e suo figlio Martin (Vittorio Dio), che inizia a manifestare comportamenti aggressivi e misteriosi. Questo porta Elaine a visitare i suoceri in Lussemburgo, scoprendo che la trasformazione di Martin è legata a un'eredità familiare oscura e segreta.

Uno dei principali pregi di Wolfkin è la sua abilità nel trattare il tema dei lupi mannari con una sensibilità drammatica e una profondità psicologica. Invece di concentrarsi su trasformazioni mostruose e sangueesplora le dinamiche familiari e le tensioni generazionali, offrendo una riflessione sulla natura umana e sulla paura dell'ignoto.

La scelta di ambientare gran parte del film nella casa dei nonni di Martin aggiunge poi un'atmosfera gotica e opprimente, amplificando il senso di claustrofobia e isolamento.

Locandina del film Wolfkin (2023)Locandina del film Wolfkin (2023)Le performance attoriali, in particolare quella di Louise Manteau, sono un altro punto di forza del film. L'attrice interpreta Elaine con una debolezza e una determinazione che rendono il personaggio credibile e coinvolgente. La sua lotta per proteggere il figlio e comprendere la sua trasformazione è il cuore emotivo della storia, e la protagonista riesce a trasmettere efficacemente la confusione e il dolore di una madre di fronte a un fenomeno inspiegabile.

La fotografia e il design sonoro di Wolfkin sono altrettanto efficaci nel creare un'atmosfera inquietante. L'uso di colori freddi e ombre profonde contribuisce a una sensazione di mistero e pericolo imminente, mentre i suoni ambientali accentuano la tensione.

Nonostante i suoi punti di forza, Wolfkin non è privo di problemi. Uno dei principali riguarda il ritmo, che può risultare lento e tratti statici. Questo può rendere difficile per alcuni spettatori mantenere l'interesse, soprattutto nelle scene in cui l'azione è limitata e la narrazione si concentra maggiormente sul dialogo e l'esplorazione dei personaggi.

Inoltre, la sceneggiatura a volte lascia troppo spazio all'interpretazione, non fornire risposte chiare riguardo alla mitologia dei lupi mannari presentata nel film. Ma questo può essere visto sia come un pregio che come un difetto, a seconda delle aspettative.

Un altro aspetto che potrebbe essere visto come un limite è la mancanza di scene d'azione o di trasformazioni visivamente impressionanti, che sono spesso una componente chiave dei film sui licantropi. In Wolfkin, la trasformazione è più metaforica e psicologica, il che potrebbe deludere chi cerca un'esperienza horror più tradizionale e spettacolare.

Wolfkin si inserisce quindi nel sottogenere dei lupi mannari con un approccio unico, lontano dai classici come L'uomo lupo (1941) o Un lupo mannaro americano a Londra (1981). Mentre quelli si concentrano spesso sugli aspetti più spettacolari e horror del mito, qui il regista esplora le implicazioni psicologiche e familiari della trasformazione. In questo senso, siamo allora più vicini alle opere come Biscotti allo zenzero (2000), che utilizzava la metafora del lupo mannaro per esplorare temi di crescita personale e cambiamento.

In definitiva, Wolfkin è un film che offre una visione insolita e una dose di introspezione sul mito del lupo mannaro, con una forte enfasi sulle dinamiche familiari e psicologiche. Pur non essendo privo di pecche, soprattutto in termini di ritmo e chiarezza narrativa, si distingue dalla massa di omologhi per le sue atmosfere adeguatamente inquietanti e le solide performance attoriali.

Per gli appassionati del genere in cerca di qualcosa di diverso dai soliti stereotipi, Wolfkin offre una prospettiva interessante e riflessiva.

Di seguito trovate il trailer internazionale di The Killer, che ci dà un assaggio di quello che ci aspetta:



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