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Tregua a Gaza, i negoziati di Roma in stallo per l’escalation al Nord


Per quasi trecento giorni il fronte Nord della guerra – quello che corre lungo il confine con il Libano – è stato appeso a quello che succedeva nella Striscia di Gaza: se lì fosse arrivato il cessate il fuoco fra soldati israeliani e Hamas, anche al Nord le ostilità fra israeliani e Hezbollah sarebbero cessate nello stesso momento. Oggi la situazione si è ribaltata: il negoziato per il cessate il fuoco a Gaza è appeso a quello che succede sul fronte Nord. Se gli israeliani decideranno di invadere il Libano del Sud oppure di lanciare raid aerei più pesanti del solito come reazione alla strage di dodici ragazzini drusi due giorni fa a Majdal Shams, e la quasi permanente con Hezbollah guerra degenererà in una guerra totale, allora anche io i negoziati lunghissimi di questi mesi con Hamas collasseranno di colpo. Il gruppo palestinese non accetterebbe mai un accordo con Israele durante un conflitto con Hezbollah, ma anzi sentirebbe come un suo preciso dovere quello di sfruttare le circostanze e raddoppiare le operazioni. Invece che un minimo di stabilità dentro la Striscia e lo stop ai bombardamenti al confine libanese, ci saranno due fronti a Nord ea Sud. La situazione diventerà completamente imprevedibile.

(Ansa)

Sotto questa minaccia di ieri a Roma c'è stato un capitolo di questi negoziati per il cessate il fuoco a Gaza, nella forma più alta – quella che prevede la presenza dei negoziatori più importanti. Il quartetto è formato dal direttore della Cia, William Burns, dal capo del Mossad, David Barnea, dal capo dei servizi segreti egiziani Abbas Kamel e dal primo ministro del Qatar, Mohammed Bin Abdul Rahman al Thani. Dopo aver incontrati al Cairo a maggio e a Doha il 10 luglio, adesso si sono visti di nuovo – ma questa volta con meno ottimismo rispetto a due settimane fa. E questo non soltanto per l'aggravarsi della situazione a Nord, ma anche perché il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu durante la sua visita negli Stati Uniti ha aggiunto alcune nuove clausole da inserire nell'accordo. Vuole un meccanismo, gestito da una forza militare straniera, che prevenga lo spostamento di miliziani di Hamas e di armi dal Sud al Nord della Striscia e vuole anche che l'esercito israeliano mantenga il controllo del cosiddetto corridoio Philadelphi tra Gaza ed Egitto. Inoltre tra le nuove richieste c'è un cambiamento che riguarda le posizioni dentro Gaza dove l'esercito israeliano dovrebbe ritirarsi durante il cessate il fuoco (secondo l'ultima bozza dell'accordo doveva piazzarsi in attesa in alcune zone poco abitate nel settore Est, ma Netanyahu vuole rivedere la questione).

I negoziati precedenti hanno raggiunto per ora questo punto: l'accordo generico prevede la cessazione del fuoco di 42 giorni, la liberazione di un primo gruppo di ostaggi israeliani che include le donne ei feriti in cambio di prigionieri palestinesi e il prolungamento della cessazione del fuoco durante i negoziati successivi. Biden sta facendo molta pressione per arrivare a un accordo dettagliato, e Roma era considerata l'occasione per andare avanti. Ma adesso la tensione di Israele con Hezbollah potrebbe azzerare tutto.



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