Ora Putin minaccia il riarmo nucleare
Le minacce di Vladimir Putin all'Occidente sono ormai un genere letterario a parte. Ma ogni tanto il presidente russo ne spara una più grossa delle altre. Come ha fatto ieri a San Pietroburgo in occasione di una parata della marina militare russa. «Se gli Stati Uniti schiereranno i loro missili a lungo raggio in Germania a partire dal 2026 – ha detto lo Zar – la Russia si considererà libera dalla moratoria precedentemente dichiarata unilateralmente sullo spiegamento dei nostri mezzi di attacco a medio e corto raggio, compreso l' aumento delle capacità delle forze costiere della nostra Marina».
Insomma, Putin sembra in cerca di pretesti per giustificare il riavvio della produzione di armi nucleari con un raggio intermedio. «Lo sviluppo di sistemi di questo tipo è attualmente in fase di completamento.
Adotteremo misure speculari nel loro dispiegamento alla luce delle azioni intraprese dagli Stati Uniti e dai loro stati satellite in Europa e in altre parti del mondo», ha affermato il presidente russo, secondo il quale «le importanti strutture di controllo statali e militari russe, i nostri centri amministrativi e industriali e le infrastrutture di difesa» sono possibili obiettivi dei missili americani «e il tempo di volo di tali missili, che potrebbero essere equipaggiati con testate nucleari in futuro, verso il nostro territorio è di circa dieci minuti».
Putin sta indagando sul pericolo di aumentare in modo proporzionale la risposta. «Se gli Stati Uniti d'America metteranno in atto tali piani, ci considereremo liberi dalla moratoria unilaterale precedentemente ipotizzata sullo spiegamento di armi d'attacco a medio e corto raggio, compreso l'aumento delle capacità delle forze costiere della nostra Marina».
«Tale situazione – conclude Putin – ricorda gli eventi della Guerra Fredda relativi allo spiegamento dei missili a raggio intermedio Pershing statunitensi in Europa».
Venti di guerra mondiale. È sempre più chiaro che il Cremlino si sta sforzando di trasformare la guerra in Ucraina in un conflitto per interposta persona con gli Stati Uniti. Lo dimostrano anche le parole di ieri del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, megafono preferito da Putin per i suoi messaggi trasversali: «Nessuno vuole essere gettato in un tritacarne infernale solo perché un vecchio che ha perso la testa sta giocando ai soldatini ed è facilmente pronto a sacrificare migliaia di vite. Nessuno vuole essere una pedina nel gioco di qualcun altro o alimentare il fuoco di qualcun altro, e questo è esattamente ciò che è destinato ai comuni cittadini ucraini», ha sottolineato Medvedev, facendo riferimento al presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden.
Sul campo, l'886esimo giorno della guerra è stato contrassegnato dalla conquista da parte dei Russi di altri due villaggi – Progres e Yevgenivka, a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro – nella regione ucraina del Donetsk, dove sono in corso combattimenti sempre più duri tra i due eserciti mentre le forze di Mosca si stanno spingendo verso la città di Pokrovsk, a nord-ovest del capoluogo regionale.
Dall'altro lato il Servizio di sicurezza dell'Ucraina (Sbu), in collaborazione con l'esercito ucraino, ha colpito la scorsa notte il deposito di petrolio Polyova nella regione russa di Kursk. Lo ha confermato lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Tre serbatoi di carburante hanno preso fuoco a seguito dell'attacco.