Le nuove mappe degli elettori. Arizona e Nevada, partita riaperta
Continua la luna di miele tra gli americani e Kamala Harris. La rinuncia di Joe Biden ha ribaltato la campagna elettorale, ma soprattutto rischiando di ridisegnare la mappa elettorale. Il sistema elettorale prevede che un candidato alla Casa Bianca ottenga la maggioranza dei grandi elettori. In palio ce ne sono 538, distribuiti nei vari Stati in base alla popolazione. Nel gergo giornalista americano il percorso, percorso, per arrivare alla vittoria comprende la conquista, non tanto di quanti più Stati possibili, quanto di quelli giusti.
Per settimane i sondaggi hanno sottolineato che Biden aveva un solo percorso: vincere in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Solo così poteva fermare il ritorno di Trump, con una vittoria di misura, da 270 elettori a 268. Ma con l'ingresso di Harris il numero di questi «percorsi» è aumentato. Secondo un sondaggio di Bloomberg, Harris avrebbe 11 punti in Michigan e 2 in Arizona, Nevada e Wisconsin. Sarebbe invece in parità con Trump in Georgia e indietro di 4 punti in Pennsylvania.
Se questi numeri fossero confermati la vice di Biden potrebbe costruirsi una vittoria passando da zone che sembravano perse, come Arizona, Nevada e soprattutto Georgia. Non è un caso che abbia tenuto uno degli eventi più partecipati proprio ad Atlanta. La città già nel 2020 era stata il fortino dem con cui Biden era riuscito a strappare lo Stato ai repubblicani dopo 28 anni.
In uno scenario così i democratici potrebbero persino permettersi di perdere qualche Stato del MidWest, magari scambiando il Wisconsin con l'Arizona. Oppure lasciando andare il Michigan ei suoi 15 grandi elettori e prendendo i 16 della Georgia. Harris potrebbe faticare nella Rust Belt, il suo background potrebbe avere poco appeal tra i colletti blu, magari poco stimolati ad andare alle urne o interessati dall'opzione JD Vance.
I dati di Bloomberg dicono anche altro: è presto per cantare vittoria. La forbice tra il +11 del Michigan e il -4 della Pennsylvania denota voti in movimento. In più non è ancora chiara la strategia che il comitato Harris avrà nei prossimi mesi e bisognerà vedere quale sarà il compagno di viaggio. Per la Cnn un candidato vp porterebbe fino al 2% di voti in più dal proprio Stato. E così Josh Shapiro porterebbe in Pennsylvania o Mark Kelly in Arizona. Poi bisogna tenere d'occhio i suoi viaggi. Il 6 agosto ci sarà un grosso evento a Filadelfia in cui parteciperà proprio il candidato vice e poi inizierà un tour in tutto il Paese con tappe in Wisconsin, Michigan, Nord Carolina, Georgia, Arizona e Nevada.
La sensazione è che Harris punti a tutti gli swing state. Ma la strategia è scivolosa. Da un lato rischiando di diluire forze e soldi, come succede a Clinton nel 2016 quando si impegnò in Texas invece di difendere il Midwest. Dall'altro la sua campagna è un cantiere aperto. Trump resta in vantaggio, si prepara al voto da tre anni e ha una struttura capillare in tutti gli Stati.
Per Nate
Silver, famoso per i suoi modelli predittivi, la corsa è ora un testa a testa. Ma avere molte strade non è sinonimo di vittoria, il rischio è che in quelle strade ci si possa perdere e alla fine del percorso ci sia The Donald.