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Il Premio Nobel Giorgio Parisi: “L’Intelligenza artificiale va governata”


Il Nobel per la fisica Giorgio Parisi incrocia sul palco di Repubblica delle Idee lo scrittore Antonio Scurati. E non si sottrae ad una riflessione sulla censura e l'aggressione verbale subita dallo scrittore: “Questo governo ha una concezione del servizio pubblico come servizio personale” afferma il fisico.

Che poi aggiunge: “Ricordiamo tutti l'editto bulgaro di Berlusconi che colpì, tra gli altri, Corrado Augias (che siede tra il pubblico, ndr). Pensavamo fossero cose da relegare al passato, e invece…”.

Il Premio Nobel è qui per una lectio sull'Intelligenza artificiale, e se Scurati lo saluta ricordando che “la conoscenza e il sapere sono valori fondanti della modernità e della democrazia, e che l'ignoranza è causa della tirannide, al pari della negazione della complessità”, Parisi, i cui studi sui sistemi complessi gli hanno permesso di ottenere il Nobel, ricorda che lo storico dell'800 Jacob Burckhardt sostenendo che “la negazione della complessità è l'inizio della tirannia”.

Argomento non estraneo all'Intelligenza artificiale: “Dall'uso distorto degli strumenti dell'IA può venire il rischio di tirannia”. E dunque l'Intelligenza artificiale “va governata”, attraverso una legislazione che superi i confini dei singoli Stati e dell'Europa “e sia mondiale”.

“Servire un sistema di regole”

Tutte le grandi innovazioni che hanno cambiato il mondo, ricorda Parisi, hanno richiesto un sistema di regole. “La stampa a caratteri mobili, ad esempio. Che ha cambiato il mondo perché ha reso possibile la diffusione della conoscenza”. E della religione protestante: “Senza stampa a caratteri mobili non si sarebbero potute realizzare le 300 mila copie delle Tesi di Martin Lutero. Ma la stampa che ha aumentato la capacità di comunicare con gli altri ha bisogno di essere regolamentata, ha bisogno delle leggi sulla stampa, sul diritto d'autore, sul diritto di smentita. La diffusione della stampa è stata accompagnata da una serie di leggi. Lo stesso deve accadere con l'IA, quella generativa”.

“Estremamente potente” la dice Parisi. “Ma incerta, come un bambino che ha appena cominciato a parlare” e non capisce, ad esempio, il sarcasmo dell'interlocutore umano. Parisi ne ha avuto diretta esperienza sfidando – racconta – l'IA su un calcolo banale: 4×5 e contraddicendo i risultati proposti dall'intelligenza artificiale. Sulla quale, secondo il fisico, “devono investire gli Stati, avere tecnici che si impegnano a comprendere i meccanismi che la governano, anche se l'IA è quasi tutta in mano ai privati ​​(che pure usano la ricerca di base fatta con finanziamenti pubblici )”.

L'intervento dello Stato

Gli Stati devono avere voce nel capitolo “per valutare le conseguenze sociali dell'IA e non dare spazio a un capitalismo selvaggio”, per esempio sul fronte della perdita di posti di lavoro. Parisi si dice preoccupato dalle applicazioni militari dell'IA: “Bisogna tenerla lontana dalle armi e dall'uso di sistemi d'armi autonomi con capacità letale”. Anche questo allarme richiede interventi legislativi sovranazionali. E serve anche “la garanzia che l'Intelligenza Artificiale – afferma Parisi – non commetta troppi errori o che eviti risposte a casaccio senza affidabilità”.

Anche sulle foto generate dall'AI, che sembrano vere, “e serve un marker che ci dica se non lo sono”. Poi ricorda, Parisi, che le Accademie dei Paesi del G7 hanno formulato “un documento di 3 pagine sull'IA, con una serie di raccomandazioni”, come quella che invita a ragionare di queste cose “anche a livello scolastico, a insegnare nelle scuole qualcosa connesso all'IA”. Tra le raccomandazioni, “ricordare che le macchine non sono cose mitologiche, completamente misteriose: il loro meccanismo non è misterioso”, può essere conosciuto e governato.



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